Rapporto sui diritti umani dell'Associazione per i Popoli Minacciati n. 40 di Sarah Reinke. Traduzione di Elena Murdaca.
Bolzano, Göttingen, Novembre 2005
INDICE
Premessa | Introduzione
1. La situazione politica in Cecenia | 1.1 Le diverse unità armate in Cecenia | 1.2
Le elezioni parlamentari del 27.11.05
2. Situazione umanitaria
3. Situazione dei diritti umani | 3.1 Persecuzione degli attivisti per i diritti
umani
4. Espansione del conflitto alle vicine
repubbliche | 4.1 Daghestan | 4.2 Kabardino-Balkiria | 4.3 Inguscezia | 4.4 Repubblica di
Caracaevo-Cerkessa | 4.5 Scontri fra gruppi
etnici in Russia: l'esempio di Astrakhan e Rostov | 4.6 Persecuzione dei musulmani | 4.7 Razzismo, xenofobia e antisemitismo
5. Posizione della politica internazionale
europea | 5.1 La posizione tedesca
6. Richieste al Governo tedesco
7. Cronaca delle violazioni dei diritti umani
1.10-20.11.05
Il Cancelliere Federale Gerhard Schröder ha
sostenuto senza riserve il Presidente russo Putin e la sua
politica in Cecenia, dichiarandolo un democratico "ineccepibile".
Dopo che, grazie alla prima guerra in Cecenia, circa 80.000
persone sono state piante per morte, Putin porta la
responsabilità di almeno altri 80.000 morti durante il suo
mandato. Dunque il Governo Federale guidato da Schröder non
si è curato della Convenzione ONU per la Prevenzione e la
Punizione del Genocidio del 1948 e ha disatteso i principi
fondamentali di libertà e democrazia degli Stati di
diritto, che avrebbero obbligato il nostro paese ad arrestare la
rovina della democrazia russa, invece di accelerarla attraverso
il rafforzamento incessante del Presidente autocratico.
L'autrice del presente rapporto sui diritti umani, Sarah Reinke,
designa come genocidio strisciante i continui crimini di guerra e
le incessanti violazioni dei diritti umani cui la popolazione
cecena è regolarmente esposta, settimana dopo settimana.
Questa disumanità contribuisce alla crescente
radicalizzazione di gruppi della resistenza cecena e alla
propagazione del conflitto nelle confinanti repubbliche
islamiche. Si formano organizzazioni fondamentaliste che sono
pronte ad azioni terroristiche anche contro civili. Un rapporto
del Governo USA sulla situazione della libertà di
religione in diverse parti del mondo, pubblicato nel novembre
2005, rimprovera alle autorità russe la discriminazione
contro la popolazione musulmana. I credenti musulmani, in diverse
regioni della Russia sono vittime del sospetto generalizzato di
terrorismo. Sulla scia della spaventosa guerra in Cecenia
antisemitismo e xenofobia sono aumentate in modo preoccupante in
diverse parti della Russia.
I diritti civili sono sempre più limitati, la giustizia
è sottoposta a pressione crescente e le autonomie locali
sono sempre più ridotte. Una legge approvata a fine
novembre in prima lettura minaccia l'esistenza in Russia di
organizzazioni umanitarie e per i diritti civili che spesso sono
finanziate solo attraverso contributi esteri. Questo riguarda sia
le piccole organizzazioni umanitarie in Cecenia, che provvedono
il necessario alle vedove e agli orfani, sia la famosa
organizzazione Memorial, che da anni si occupa dei crimini dello
stalinismo, documenta i crimini in Cecenia e si adopera per la
fine del conflitto.
Non è stato solo l'ultimo governo tedesco 1999-2005 a
fallire. Organizzazioni internazionali come la Commissione ONU
per i Diritti Umani, il Consiglio d'Europa e l'Unione Europea non
hanno richiamato la Russia alle convenzioni internazionali
ratificate, ma hanno preferito orientarsi in base agli interessi
geopolitici ed economici dei paesi occidentali e chiuso entrambi
gli occhi. La Cecenia rimane il regno del dispotismo della
soldataglia russa e filo-russa. La situazione in Cecenia, che dal
1994 ha visto il genocidio di 160.000 uomini, è una
vergogna per l'Europa. Solo un nuovo orientamento della politica
tedesca ed europea porterà la pace nella piccola
Repubblica del Caucaso settentrionale, e arresterà i
pericolosi sviluppi intrapresi dalla Russia.
Il nuovo Cancelliere Federale, Angela Merkel, ha annunciato le
linee-guida della futura politica estera tedesca: da una parte la
salvaguardia degli interessi tedeschi, dall'altra il rispetto per
i fondamenti morali della società occidentale.
L'Associazione per i Popoli Minacciati spera che non si tratti
solo di retorica. Anche il Ministro degli Esteri Frank-Walter
Steinmeier dovrebbe sentirsi obbligato ad osservare queste linee
guida.
Tilman Zülch, Segretario Generale
Apparentemente, si possono osservare alcuni miglioramenti
nella situazione in Cecenia. A Grozny, città in rovina, ci
sono dei bar, e alcune case sono state ricostruite. L'8 novembre
2005 ha avuto luogo persino un concerto rock, cui hanno
partecipato 10.000 giovani. Tuttavia l'apparenza inganna. Di
fatto, paura e ansia dominano la quotidianità della
Cecenia. Nelle settimane precedenti le elezioni parlamentari del
27.11.2005 le violazioni per i diritti umani sono ulteriormente
aumentate. Come è chiaro dalla cronaca, ogni notte
scompaiono persone che si ritrovano nelle camere di tortura dei
vari gruppi russi, filorussi e anche ceceni. Nella regione
montuosa si continua a bombardare. Tra il 13 e il 14 ottobre
l'obiettivo è stato rappresentato dai paesi di Starye
Atagi e Novye Atagi, fra il 12 e il 15 ottobre sono stati
bombardati Aschi-Aul, Tsa-Vedeno e la regione di
Kotar-Jurt.
Il 19 ottobre è toccato a Tewseni e nei giorni successivi
Urdyuchoj e Dechesti sono stati bombardati più volte. La
violenza è traboccata dalla Cecenia nelle vicine
Repubbliche del Nordcaucaso. In questa situazione devono avere
luogo le elezioni parlamentari il 27 novembre 2005. I presupposti
per elezioni democratiche mancano. Ad esempio non esiste nessuna
libertà di stampa o di opinione. Nessuno dei partiti
schierati si pone come obiettivo politico l'indipendenza, con cui
in ogni modo tanti Ceceni ancora si identificano. I problemi
più scottanti delle persone in Cecenia, come le sparizioni
dei civili, gli omicidi, l'arbitrio delle forze di sicurezza, e
la piena impunità, sono argomenti tabù durante la
campagna elettorale. Il tema più importante, la ricerca di
una soluzione pacifica per un conflitto che dura da 11 anni, in
questa sceneggiata orchestrata dal Cremlino è stata
ignorata. Elezioni libere e segrete, che sarebbe lecito
aspettarsi da un Paese Membro del Consiglio d'Europa, non avranno
luogo in Cecenia.
Il 9 maggio 2004 il Presidente Ceceno filorusso Achmed Kadyrov
è caduto vittima di un attentato esplosivo durante i
festeggiamenti per il Giorno della Vittoria. Anche dopo questo
evento il Governo russo è rimasto fedele alla sua
strategia della cecenizzazione, che significa il passaggio del
potere in mani cecene amiche di Mosca. Dalla fine del 2002 il
Governo russo persegue questo corso come una soluzione pacifica
del conflitto. Su questa scia, il 29.08.2004 è stato
eletto Presidente Alu Alchanov, precedentemente Ministro degli
Interni. Anche in queste elezioni, secondo i dati degli
osservatori indipendenti, si sono verificati massicci brogli
elettorali, cosicché, secondo i dati ufficiali sull'85%
degli elettori il 75% ha votato per Alchanov.
Tuttavia, l'uomo più importante in Cecenia è
Ramzan Kadyrov, ventinovenne figlio del Presidente Kadyrov.
Ramzan Kadyrov è Vicepremier, e comanda la vecchia Guardia
Presidenziale, che ha potenziato notevolmente. I cosiddetti
Kadyrovcy sono responsabili per i 2/3 delle violazioni dei
diritti umani contro i civili ceceni. Nel suo discorso in
occasione del 25 anniversario di Solidarnosc, il noto difensore
dei diritti umani Sergej Kovaljov ha dichiarato che il Cremlino
ha piazzato criminali al vertice della Cecenia e opera
falsificazione delle elezioni (BBC Monitoring. 29.8.2005).
Kadyrov è troppo giovane per la posizione di Presidente,
ma ha comunque avanzato pretese sull'ufficio. Ciò è
apparso chiaramente durante una conferenza stampa tenutasi il 23
settembre a Gudermes, sua città natale, dove ha attaccato
pesantemente l'attuale Presidente e lo ha esortato a ritirarsi
dall'ufficio. "Nessuno dubita che Ramzan Kadyrov diventerà
Presidente il prossimo anno" cita il giornale Kommersant, facendo
riferimento a una fonte interna al Governo ceceno (Kommersant,
23.9.2005). Dopo la morte di Aslan Maschadov, ultimo Presidente
eletto liberamente, avvenuta in Cecenia l'8 marzo 2005, il suo
ruolo è stato ricoperto dall'erede designato, Abdul Chalim
Sadullaev, esperto di Sharia. Nell'estate 2005 Sadullaev ha
riordinato la rappresentanza estera del suo Governo e nuovamente
incluso nel Governo il noto terrorista e criminale Shamil Basaev.
La giustificazione per questa decisione è che Sadullaev
vuole averlo sotto controllo e impedire nuovi attentati
terroristici contro i civili.
Della persona e del ruolo di Sadullaev coesistono valutazioni
contrastanti. Da dietro le quinte della presa di Naltchik,
capitale della Repubblica Cabardino-Balkaria, la rivista
"Terrorism-watch" ha dichiarato, il 13 ottobre 2005, che a
Sadullaev è riuscito di non colpire obiettivi civili ma
solo militari, come guardie di polizia, il quartier generale dei
servizi segreti ecc. ecc.. La strategia è quella di
contrastare le affermazioni russe secondo cui si ha a che fare
con una propaggine di Al-Qaeda, esportando la guerra in altre
Repubbliche della Regione. Negli ultimi anni sono sorti diversi
gruppi musulmani autonomi, pronti ad armarsi e a capovolgere i
loro Governi corrotti e repressivi. A Naltchik non hanno
combattuto Ceceni, ma Ingusceti, Nordosseti, Caraci, Circassi,
Cabardini e Balcari. In confronto all'attacco in Inguscezia del
giugno 2004, in cui la presenza cecena è stata
determinante, qui Sadullaev ha sviluppato ulteriormente la sua
strategia.
Invece di arginare il terrorismo, la politica russa in Cecenia e
in tutto il Caucaso settentrionale conduce ad un rafforzamento
delle correnti terroristiche. Il "Center for strategic and
international studies" ha compilato delle liste, secondo cui sono
stati compiuti:
- nel 1999 7 attentati terroristici nel Nord Caucaso e 14 nella
Federazione Russa;
- nel 2000 9 in Nord Caucaso e 4 nella Federazione Russa;
- nel 2001 11 nella regione e 11 nella Federazione Russa;
- nel 2002 18 in Nord Caucaso e 19 in Russia, fra cui anche la
presa degli ostaggi al Nord-Est;
- nel 2004 30 attentati nella regione, inclusa la presa degli
ostaggi alla scuola di Beslan, e altri 25 in tutta la Federazione
Russa.
- entro la fine di settembre 2005 sono stati compiuti 80
attentati in Nord Caucaso e altri 5 in diverse regioni della
Russia.
(Mark Kramber, The peril of counterinsurgency: Russia's war
in Chechnya, in: INTERNATIONAL SECURITY, Vol. 20, n. 3, pagg
5-63).
Dal 2003 la politica russa continua a sostenere che la situazione
nel Nord Caucaso e in particolare in Cecenia si sta
normalizzando. Da un'inchiesta fra i cittadini del Presidente
russo, risulta però, come Putin stesso ha ammesso, che
nonostante il fatto che nella Regione siano stanziate forze di
sicurezza che in qualsiasi altra parte d'Europa o del Nordamerica
(in rapporto alla popolazione civile), continuano gli attentati
terroristici e le deportazioni.
In Cecenia attualmente sono di stanza approssimativamente
80.000 uomini del Ministero della Difesa e del Ministero degli
Interni. In totale in tutto il Nord Caucaso sono presenti 250.000
uomini delle Forze Armate Russe. A questi bisogna aggiungere
30.000 Ceceni di unità filo-russe. Come ha comunicato il
Presidente ceceno filorusso Alu Alchanov il 21 ottobre, 7.000 dei
16.000 poliziotti Ceceni sono ex-guerriglieri. Secondo i dati del
Presidente del Consiglio di Stato Ceceno Taus Dschabrailow, solo
nel 2005 hanno deposto le armi fra i 600 e i 700 combattenti
(www.russland-news.de, 25.10.2005). A fronteggiare questi gruppi
ci sono dai 1.000 ai 1.500 guerriglieri, di cui 100-150
appartenenti ad altri gruppi etnici. Queste forze sono in grado
di reclutare fra la popolazione Ceceni disposti a prendere parte
di tanto in tanto ad atti di sabotaggio e attentati contro le
forze russe.
Più difficile è la stima delle perdite fra i
soldati Russi. Le madri dei soldati russi parlano di almeno
18.000 morti. Anche il numero totale delle vittime viene sempre
ridiscusso. La maggior parte degli osservatori parla di 160.000
vittime circa, altre fonti arrivano fino a 300.000, includendo
altri feriti. La devastazione della Cecenia è
inimmaginabile. Dopo la fase "calda" della guerra, oltre 100.000
case e appartamenti erano stati distrutti. Se si considera la
grandezza delle famiglie cecene, questo vuol dire quasi la
metà della popolazione civile. Il governo Russo dichiara
che durante la guerra in Cecenia sono stati distrutti edifici,
infrastrutture ecc. per un totale di 140 miliardi di dollari o
per un quarto del bilancio federale (Paul Goble, Window on
Eurasia, 22.8.2005).
Il Ministro degli Interni Ceceno, Ruslan Alchanov, il 18 ottobre
2005, per la prima volta ha comunicato le cifre relative alle
perdite fra le forze di polizia cecene e fra i guerriglieri. Nei
primi 9 mesi sono stati uccisi 113 guerriglieri armati e
arrestati 243. Altri 35 si sono arresi volontariamente. Nello
stesso lasso di tempo sono morti 104 funzionari della polizia
cecena (NZZ, 19.10.2005). Queste cifre sicuramente non sono
esaustive, tuttavia dimostrano che le unità cecene fedeli
a Mosca pagano un alto tributo di sangue. Ci sono molti casi in
cui i poliziotti che risiedono nei villaggi ceceni sono vittime
dei guerriglieri o delle vendette di sangue e altri
conflitti.
Le elezioni parlamentari del 27.10.2005 dovrebbero essere
l'ultimo passo - dopo il referendum del marzo 2003 e le elezioni
presidenziali dell'ottobre 2003 e dell'agosto 2004 - del processo
della cosiddetta cecenizzazione. Dovrebbe essere formata una
commissione legittimata attraverso le elezioni, che accanto al
Presidente e all'Amministrazione dovrebbe guidare il destino
della Cecenia. Già durante la campagna elettorale Ramzan
Kadyrov ha espresso la sua fiducia nel successo della sua lista.
Il Parlamento sarà un puro Parlamento tascabile.
Data l'esperienza delle ultime votazioni, che lascia prevedere
un massiccio intervento della Russia in campagna elettorale, ci
si aspetta un Parlamento privo di potere effettivo, senza un
autentico mandato e dipendente da Mosca. Il processo di
cecenizzazione è stato intrapreso dal Governo russo anche
in seguito a pressioni dall'estero dalla fine del 2002. Il
processo ha condotto una politica divide et impera che ha
frammentato la società cecena. Secondo i rapporti che
provengono dal paese, l'atmosfera in Cecenia è pregna di
sfiducia, si verificano tradimenti e delazioni, cosicchè
le linee del conflitto attraversano obliquamente tutti gli strati
della società, le famiglie e le comunità. Molti,
che prima erano guerriglieri sostenitori del movimento
indipendentista, si sono lasciati convincere, in parte in seguito
a massicce pressioni, ad arruolarsi nelle file dei cosiddetti
kadyrovcy.
Barbara Gladysch, Presidente di "Madri per la pace", a
Düsseldorf, riporta una storia esemplare. A un
ex-combattente passato nelle file dei kadyrovcy, è stato
richiesto, come prova di lealtà, di condurre un
rastrellamento nel suo paese natale. Il guerrigliero si è
confidato con il padre, che ha minacciato di uccidersi e di
ucciderlo se avesse fatto una cosa del genere. Il figlio, dopo un
incidente automobilistico è poi fuggito a Mosca e da
lì in Polonia. Per questo i suoi genitori sono stati presi
dai kadyrovcy, arrestati e maltrattati. Dovevano rivelare dove si
trovava il figlio. Persino ex-delegati di Maskhadov, come Vagab
Tutakov, temporaneamente risiedente a Strasburgo, sono ritornati
in Cecenia e supportano l'Amministrazione fedele a Mosca. Alcuni
sono stati costretti con la forza a cambiare parte, altri sono
stati motivati con offerte di denaro o di una maggiore sicurezza.
Il caso di Magomed Kambiev, Ministro della Difesa sotto
Maskhadov, è un esempio di brutale costrizione.
Si candiderà per le elezioni parlamentari. Dopo che oltre
40 fra parenti e familiari sono stati sequestrati in Cecenia, le
autorità filorusse hanno posto un ultimatum a lui e a suo
fratello, ex Ministro della Sanità: per salvare la vita
dei suoi parenti Kambiev non ha avuto altra via d'uscita che
quella di presentarsi. Salambek Kunchalov, membro del Parlamento
ceceno sotto Dudaev, sarà in corsa per un distretto di
Grozny; Ibragim Kultygov, Capo della Sicurezza sotto Maskhadov,
correrà per il distretto di Vedenno (Interfax,
31.10.2005). L'Assemblea legislativa sarà composta da due
camere: la Camera Alta (Consiglio della Repubblica) sarà
costituita da 21 deputati, la Camera Bassa (Assemblea Popolare)
da 40 membri. Secondo i dati della commissione elettorale della
Repubblica i candidati alle elezioni parlamentari sono 577. Una
dozzina di partiti ha dichiarato di voler prendere parte alle
elezioni. Di condizioni paritarie non è nemmeno il caso di
parlarne: il partito del Cremlino, Edinaja Rossija, domina la
campagna elettorale.
Un sondaggio di SK-Strategia condotto nel lasso di tempo dal
15 e il 20 ottobre fra 1200 ceceni ha evidenziato i seguenti
risultati:
D. Crede che le elezioni del 27.11 saranno condotte
correttamente?
- sì: 8%
- no: 68%
- non del tutto: 20%
- essuna risposta:4%
D. Chi determinerà l'esito delle elezioni?
- il Presidente Putin: 9%
- il Vicepremier Kadyrov: 72%
- il popolo, gli elettori: 2%
- il Presidente Alchanov: 2%
Il 68% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi attentati
il giorno delle elezioni. Solo il 2% ha risposto che le elezioni
sono necessarie per la pace in Cecenia, per il 60% degli
intervistati le elezioni cementeranno la situazione attuale. (www.extremizmu.net)
I RISULTATI
Già durante la campagna elettorale Ramzan Kadyrov ha
espresso la sua fiducia nel successo della sua lista. Il
Parlamento sarà un puro Parlamento tascabile. I risultati
evidenziano la seguente situazione: con il 61% dei voti il
partito del Cremlino è la forza dominante. Il PCFR ha
ottenuto il 12% dei voti, mentre il partito liberale "Unione
delle forze di destra" ha ottenuto l'11% delle preferenze.
Secondo i dati della Direzione elettorale di Grozny ha preso
parte alle elezioni il 68% dei 600.000 aventi diritto (compresi i
soldati di stanza in Cecenia). Le elezioni sono state dichiarate
valide già a mezzogiorno del 27.11.2005. Gli osservatori
che hanno censito il numero di elettori nei seggi, su incarico
dell'Associazione Memorial. In un comunicato stampa del
28.11.2005 Memorial ha reso noto che al seggio 361 (un centro
profughi), fino alle 11 avevano votato 45 persone. Il direttore
del seggio, Abdulchamid Jachjaev, riferisce, per lo stesso lasso
di tempo, di 400 elettori. Malika Bashcaeva, direttrice del
seggio 369, riferisce di 198 elettori presentatisi entro le 12,
gli osservatori indipendenti ne hanno contati 75. Il direttore
del seggio 380, Alpat Munaev, parla di 270 elettori presentatisi
entro le 13, mentre gli osservatori indipendenti ne segnalano 146
alle 14.15.
Analoghi risultati sono stati segnalati in altre circoscrizioni
elettorali, cosicchè si mette in dubbio che sia stato
raggiunto il quorum richiesto del 50%. Il rapporteur per la
Cecenia al Consiglio d'Europa, Andreas Gross, ritiene i dati
ufficiali sull'affluenza alle urne gonfiati. Prima delle elezioni
aveva criticato il clima di paura in cui le elezioni si sarebbero
svolte (taz, 30.11.2005). Anche dopo le elezioni il potere in
Cecenia sarà retto non dalle istituzioni, come il
Parlamento o il Governo, ma dai kadyrovcy e dalle truppe russe.
Perciò l'Associazione per i Popoli Minacciati può
definire queste elezioni soltanto come una farsa, che segna un
altro passo verso la cosiddetta cecenizzazione.
La situazione umanitaria in Cecenia è migliorata solo
apparentemente. La vita quotidiana della popolazione civile
è, esattamente come prima, caratterizzata da un altissimo
tasso di disoccupazione, che arriva fino al 90%. L'assistenza
sanitaria non può essere garantita, in particolare per
quello che riguarda gruppi a rischio, come bambini, donne
incinte, anziani e ammalati. In molte province manca il personale
medico, le medicine, le possibilità di visite o di
trattamenti. Gli ammalati spesso non hanno la possibilità
di procurarsi i mezzi per l'assistenza sanitaria. Come
conseguenza della devastante situazione ecologica il numero degli
ammalati di tubercolosi e di cancro è aumentato
pesantemente. Anche le cifre degli ammalati di AIDS sono
allarmanti. Vaste parti della Cecenia sono minate. Secondo i dati
dell'UNICEF dal 1995 sono 3.031 le vittime delle mine. 2.340
persone sono state ferite a causa delle mine, 641 sono morti per
esplosioni di mine. Tra le vittime 737 bambini. La Cecenia
è la regione più minata al mondo, il maggior numero
di vittime dovuto a incidenti da mine si registra in Cecenia.
Anche se alcune scuole hanno ripreso il loro lavoro regolarmente,
ci sono ancora molte aree, soprattutto zone montuose e villaggi
isolati, dove i bambini e i giovani non ricevono alcuna
istruzione. Secondo le affermazioni del Ministro russo per il
Commercio, oltre il 90% della popolazione cecena vive sotto la
soglia di povertà (meno di 72… al mese). Il 99%
della popolazione rientra nella categoria più povera, ha
comunicato German Gref al Gabinetto russo (Itar Tass,
23.08.2005).
Al momento in Cecenia esistono 42 caseggiati di residenza
temporanea per rifugiati ceceni, dove vivono circa 37.000
persone. Molti di loro sono rifugiati costretti a rientrare dai
campi profughi nella vicina Repubblica Ingusceta. Le condizioni
sanitarie e l'approvvigionamento di alimenti base e acqua
potabile sono del tutto inaccettabili. Una commissione disposta
dall'amministrazione cecena ha confermato queste impressioni e
attirato l'attenzione sul pericolo che la situazione sfugga al
controllo, dopo l'esplosione di agitazioni verificatesi negli
alloggi. (Caucasian Knot, Refugees camps fail to meet standards,
21.6.2005). Le persone che vivono in questi caseggiati non sono
al sicuro dagli attacchi dei militari o dei kadyrovcy, e anche
lì vengono condotti rastrellamenti, l'ultimo nel distretto
di Oktjabrskij ,a Grozny, il 31 ottobre. (SNO, 31.10.2005).
Secondo le ricerche dell'"Institute for war and peace reporting"
(IWPR), la metà dei bambini che viene alla luce a Grozny
nasce malata (IWRP, 20.10.2005). Si verificano sempre più
spesso nascite premature e nascite di bambini portatori di
handicap. Una delle cause è la mancanza di ginecologi e
pediatri, ma il motivo principale è il precario stato di
salute delle madri. Il Ministero della sanità ceceno
indica che il 70% delle madri soffre di gravi malattie.
Povertà, cattiva alimentazione, disoccupazione e un
elevatissimo tasso di inquinamento ne sono responsabili. Ad
esempio, l'insorgere di malattie tumorali nelle donne incinte a
Grozny e dintorni è aumentato decisamente. Questo è
dovuto anche al fatto che rifiuti radioattivi giacciono
incustoditi nel villaggio di Tolstoj-Jurt, nei pressi di Grozny.
Il tasso di malattie a Gudermes e Schali, dove i bombardamenti
sono stati intensi, è particolarmente alto. Molti, in
Cecenia, vivono di contrabbando di petrolio, lo spillano
illegalmente e lo vendono grezzo. Le donne prendono parte a
questi lavori nocivi per la salute. Le esalazioni possono causare
malattie mentali ai nascituri. I bambini diventano anemici e
nascono bambini deboli, secondo una dottoressa nell'articolo
dell'IWPR.
In Cecenia, secondo i dati del medico primario del centro AIDS a
Grozny, al momento ci sono circa 600 malati di AIDS. (non ci sono
cifre sul totale della popolazione della Repubblica. Le stime
vanno da 700.000 a 800.000 persone. Fino al 2000 l'AIDS in
Cecenia era sconosciuto). La cifra di 600 casi include donne e 32
bambini. Nel 2003 11 donne sono state contagiate, oggi questa
cifra è aumentata di sette volte. Dal momento che solo il
15% della popolazione si è sottoposto al test HIV, si
può ragionevolmente concludere che il numero di persone
infette sia ancora più alto. Come ha detto il primario del
centro AIDS, poiché i test per HIV sono cessati per motivi
finanziari, il numero effettivo di sieropositivi non può
essere comunicato (The Prague Watchdog, 17.10.2005). Il 70% delle
province della Repubblica Cecena è stato dichiarato dal
Governo filorusso di Grozny territorio con catastrofe ecologica o
territorio con vasta distruzione dell'ambiente. Il perdurare
degli scontri, l'alto tasso di corruzione e la mancanza di
volontà politica di eliminare i maggiori pericoli
ambientali per la popolazione danneggiano la salute delle persone
che vivono, per esempio, nelle immediate vicinanze di un deposito
di scorie nucleari a Tolstoj-Jurt.
Nonostante l'urgente bisogno di aiuto umanitario in tutti i
campi, per le organizzazioni umanitarie straniere è sempre
più difficile realizzare i loro progetti per la Cecenia. A
luglio l'organizzazione umanitaria ceca "People in need" è
stata obbligata a terminare il suo lavoro umanitario in Cecenia.
I mass-media russi l'hanno accusata di essere in contatto con i
terroristi. Questa espansione è l'ultimo passo di un
processo osservato con preoccupazione anche dalle Nazioni Unite.
"Le ONG in Cecenia sono sottoposte a numerose angherie. La
sfiducia regna fra le ONG e gli organi per la sicurezza",
dichiara Stephen Tull, portavoce UN a Mosca. Anche il Consiglio
per i Rifugiati danese, la maggiore organizzazione, che mette in
pratica in Caucaso i progetti di assistenza delle Nazioni Unite,
è sempre più sospettata di non operare
nell'interesse della Russia. Un prolungamento del loro permesso
di soggiorno si è potuto ottenere solo dopo due mesi di
serrate trattative. Altre organizzazioni, come "Medici senza
Frontiere", opera solo con personale locale, dopo che quattro
collaboratori stranieri, fra il 1996 e il 2002, sono stati
sequestrati (IWPR, 2.8.2005).
Dal momento che la situazione umanitaria è così
precaria, i profughi che erano rientrati dall'Inguscezia
ritornano nella Repubblica confinante, anche perché non
sono al sicuro dagli abusi delle diverse unità armate.
Tuttavia queste persone non vengono registrate dalle
autorità inguscete per l'immigrazione, per cui anche
lì non possono ricevere alcun aiuto umanitario. Solo nella
località di Karabulak vivono oltre 300 "nuovi" profughi
dalla Cecenia, ma solo sei famiglie percepiscono gli aiuti
statali. Secondo i dati ufficiali attualmente si trovano in
Inguscezia fino a 30.000 profughi dalla Cecenia. (www.kavkaz.memo.ru,
12.11.2005).
Le precarie condizioni di sicurezza, le violazioni dei diritti
umani, l'impunità per gli autori, la descritta situazione
umanitaria -catastrofica- causano un flusso di fuga dalla
Repubblica del Caucaso settentrionale. Negli anni 2003 e 2004 i
Ceceni rappresentavano il gruppo più consistente di
rifugiati del mondo industrializzato a chiedere asilo in altri
paesi (Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries,
2004, www.unhchr.ch/statistics).Le
cifre per il 2005 dopo l'analisi dei dati sui rifugiati Decenni
in Polonia, Germania e Austria, non saranno diverse.
La situazione dei diritti umani in Cecenia è, oggi come
ieri, catastrofica, come la cronaca in appendice chiarisce. La
scomparsa di civili, persone sospettate di appartenere o di
lottare per la parte cecena è all'ordine del giorno. Per
le persone colpite è sempre più difficile
distinguere fra i singoli gruppi, il che rende la ricerca degli
scomparsi lunga e complicata. In alcuni casi anche bande
criminali e vendette di sangue sono responsabili per gli omicidi
e le sparizioni. Inoltre, secondo i dati di Memorial e Amnesty
International i kadyrovcy sono responsabili per i 2/3 delle
violazioni dei diritti umani. Anche gli appartenenti alle
unità combattenti cecene liquidano sempre più
persone, che lavorano per l'amministrazione filorussa o che sono
passati alle milizie russe. Molte volte questi miliziani sono di
stanza in villaggi isolati, dove possono diventare facile
bersaglio dei guerriglieri ceceni.
Gli scomparsi vengono tenuti in centri di detenzione illegale,
come le cantine delle stazioni di polizia, i cosiddetti campi di
filtraggio, in vagoni ferroviari di scarto, nella base militare
russa di Chankala e in prigioni regolari. Sulle reali condizioni
di detenzione e sul destino dei singoli prigionieri sono
disponibili scarsissime informazioni. Vacha Banjaev, Presidente
dell'Organizzazione per i Prigionieri dei campi di filtraggio in
un documento enumera 22 luoghi di detenzione. Afferma che oltre
30.000 persone sono state o sono tutt'ora detenute nei campi di
filtraggio. Fornisce inoltre i nomi di 248 uomini che, dopo
l'espulsione in Russia dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca,
dalla Slovacchia, sono stati arrestati e detenuti in questi
Lager.
Nella cronaca sulla violazione dei diritti umani si trovano anche
notizie relative ai numerosi rinvenimenti di cadaveri ai margini
dei centri abitati. I cadaveri recano spesso tracce di torture o
viene riportato che sono stati dilaniati durante il trasporto di
materiali esplosivi. I cadaveri di almeno 50 fosse comuni in
Cecenia aspettano di essere sepolti.
Gli attivisti per i diritti umani, che a costo della loro
vita, raccolgono informazioni sui crimini in Cecenia, vengono
torturati e perseguitati. In una lettera aperta del 16.10.2005,
la Presidente dell'Organizzazione "Migrazione e Diritto",
Svetlana Gannuškina", scrive: "la nostra organizzazione
riceve sempre più spesso visite dell'FSB, del reparto "
Criminalità Organizzata" della polizia, della Procura e di
altre Forze dell'ordine. Siamo tenuti costantemente sotto stretta
osservazione dalla Finanza, che può porre fine al nostro
lavoro attraverso la legislazione prima ancora che i nostri
reclami vengano affrontati".
Alcuni difensori dei diritti umani, pesantemente minacciati, sono
stati costretti a rifugiarsi al sicuro all'estero, e da lì
a continuare le loro attività in un raggio più
ridotto. Questo vale per Lipkan Basaeva (Memorial Inguscezia e
Dignità delle Donne), che vive con un sussidio della
Fondazione per Rifugiati Politici di Amburgo, per Imram Ezhiev,
(Società per l'Amicizia Russo-Cecena), finanziato dalla
sezione di Amnesty International a Düsseldorf, per Eliza
Musaeva (Memorial Inguscezia), che adesso è presso la
International Helsinki Federation a Vienna, e per altri. Da oltre
un anno l'organizzazione Comitato Ceceno per la Salvezza
Nazionale e il suo Presidente Ruslan Badalov, subiscono minacce,
perché nella rivista dell'organizzazione sono state usate
supposte formulazioni che contraddicono le leggi antiterrorismo.
Particolarmente lungo e complicato appare il caso della
Società per l'Amicizia Russo-Cecena di Nizhnij Novgorod.
Contro il suo direttore, Stanislav Dmitrievskij è stato
iniziato un procedimento penale, dopo che dal conto
dell'organizzazione è stato ritirato tutto il
denaro.
Il 16.6.2005 l'Organizzazione aveva ricevuto una lettera
dell'Inchiesta Tributaria, che richiedeva il pagamento di 35.000
USD. La somma si riferiva ai pagamenti non pervenuti delle
imposte sul reddito degli anni 2002, 2003, 2004. Alla base del
provvedimento c'è una legge secondo cui il 24% delle
entrate provenienti dall'estero deve essere versato in Russia
come imposta. Esiste tuttavia un elenco di tutte quelle
organizzazioni estere, che sono escluse da questa tassazione,
come ad esempio la Commissione Europea, da cui la Società
per l'Amicizia Russo-Cecena percepisce i fondi, insieme ad altri
sponsor statali degli Stati Uniti, che si sono rivolti contro la
tassazione. L'organizzazione umanitaria ha protestato contro la
cartella delle imposte. Con una lettera del 15.8, la protesta
è stata motivata con il fatto che la Commissione Europea
si trova sull'elenco delle organizzazioni non tassabili. Tuttavia
l'Organizzazione umanitaria non ha impiegato il denaro della
Commissione Europea come previsto dalla legislazione tributaria.
I mezzi finanziari sono stati impiegati per alcune pubblicazioni.
La Società per l'Amicizia Russo-Cecena ha intentato
un'azione legale contro questa decisione. Tuttavia tutti i fondi
dell'organizzazione sono stati ritirati nella loro
totalità.
Anche altre organizzazioni si lamentano di essere
puntigliosamente esaminate dagli ispettori tributari senza motivo
e che il loro lavoro subisce massicci impedimenti. La
legislazione è strettamente correlata alle reiterate
dichiarazioni di Putin, secondo cui con fondi di provenienza
straniera vengono finanziate organizzazioni e progetti rivolti
contro gli interessi russi. Le organizzazioni, tuttavia, sono
finanziate dall'estero, perché l'impegno sociale in Russia
è ancora in fase embrionale e le organizzazioni non
possono contare su una vasta base societaria o donazioni di
fondazioni locali o da parte di enti governativi.
Il 15.11 Bill Bowring, specialista di fama internazionale di
diritto internazionale, che avrebbe voluto accompagnare in
qualità di osservatore il processo contro la
Società per l'Amicizia Russo-Cecena, è stato
arrestato all'aeroporto di Šeremetevo, a Mosca. E' stato
interrogato quattro ore, il proseguimento del viaggio a
Nižnij Novgorod, dove si celebra il processo, gli è
stato impedito, anzi è stato obbligato a fare rientro in
Gran Bretagna. (IHF,16.11.2005).
Un altro caso, a tutt'oggi non ancora chiarito, riguarda
l'attivista dei diritti umani daghestano Abdurakhim Magomedov. Il
13.10 è stato prelevato dalla forze di sicurezza cecene
dal suo villaggio Novosasitli, nella regione di Chasavjurt. Solo
10 giorni più tardi è stato reso noto che, per il
presunto supporto a gruppi armati illegali, si trova in prigione
in Cecenia a Noschai-Jurt. Il 62enne Magomedov è noto in
Daghestan non solo come difensore dei diritti umani, ma anche
come traduttore del Corano in avarico, la lingua parlata in
Daghestan. (www.kavkaz.memo.ru,
25.10.2005).
Alla Duma è stata sottoposta una proposta di legge che
limita e ostacola ancora più pesantemente le
attività delle organizzazioni estere o delle
organizzazioni finanziate attraverso fondi esteri. Tutte le
organizzazioni non governative devono entro un anno
riregistrarsi. Una Commissione Statale controllerebbe le loro
attività e fondi finanziarie. Ciò significa che le
autorità possono chiudere le organizzazioni, il cui lavoro
contestano. Questo potrebbe riguardare anche lo Human Rights
Watch Office di Mosca (BBC News, 9.11.2005, Frankfurter
Rundschau, 16.11.2005).
Mentre il cessate il fuoco unilaterale proclamato dai
guerriglieri ceceni ha persino diminuito le azioni di guerra in
Cecenia, la Russia si è concentrata sugli attacchi contro
presunti terroristi nelle Repubbliche vicine. Gli osservatori
comparano l'impiego degli specnaz con la tattica dell'esercito
israeliano nelle regioni palestinesi. Singole case o insiemi di
abitazioni vengono fatti saltare con i missili, i soldati
assaltano le abitazioni e spianano le case con i carri armati.
Non è solo la guerra in Cecenia ad essere causa di
scontentezza della popolazione, che fornisce un terreno fertile
per la crescente violenza.
L'alto tasso di disoccupazione, le precarie condizioni
economiche, la corruzione, la politica autoritaria del Governo
della Repubblica rappresentano ulteriori fattori. Lì
governano marionette del Cremlino, che non sono riconosciute
dalla popolazione e che non hanno le loro radici nella
popolazione. Dopo la presa degli ostaggi di Beslan, il Presidente
russo ha disposto la nomina dei Governatori regionali come sua
esclusiva competenza. Mentre prima i capi di governo, eletti, pur
con elezioni falsate, dovevano unirsi con i diversi gruppi etnici
e clan, adesso a contare è solo la lealtà al
Cremlino. Questi fattori favoriscono, direttamente dallo sfondo
della guerra in Cecenia, il formarsi di un movimento
islamico.
Lo scienziato politico Murad Batan al-Shishani ha condotto
un'analisi quantitativa delle operazioni militari in Nordcaucaso
dalla morte di Aslan Maschadov, nel marzo 2005. 42 delle 102
operazioni condotte hanno avuto luogo in Daghestan, il che, in
termini di percentuale, corrisponde al 41%, mentre il 51% ha
avuto luogo in Cecenia. In un mese vengono condotte in media 12
operazioni militari, di cui 6 in Cecenia, 5 in Daghestan e 1 in
Inguscezia. (Central Asia - Caucasus Analyst, 19.10.2005, from
Grozny to Nalchik). Questo attiva le stime delle organizzazioni
umanitarie, secondo cui la situazione in Daghestan si sta
inasprendo sempre più. Il 25.10.2005 due guide del
sottosuolo islamico nella Repubblica russa sono state uccise
durante una razzia delle forze di sicurezza a Machatschkala
(www.russland-news.de). Agli attacchi dei guerriglieri gli organi
di sicurezza in Daghestan hanno reagito con violenza.
Violazioni dei diritti umani e violazioni della libertà di
religione sono all'ordine del giorno. Così il 10 ottobre
è stato prelevato il famoso difensore dei diritti umani e
direttore dell'associazione Alternativa civile Abdurachim
Magomedov. Secondo i dati della rivista Internet Kavkazkij Uzel,
i rappresentanti di Daghestan e Cecenia hanno sottoscritto un
accordo che consente l'impiego di unità speciali cecene in
territorio daghestano (www.kavkaz.memo.ru,
27.10.2005). Il 18 novembre è stato arrestato il
presidente dell'organizzazione umanitaria Romaschka, Osman
Boliev, a Khasavjurt stava pulendo la sua auto. I parenti vi
hanno poi ritrovato una granata, piazzata dalle forze di
sicurezza per motivare l'arresto. Boliev ha iniziato due
procedimenti presso il Tribunale Europeo per i diritti dell'Uomo
a Strasburgo, una per il rapimento di un civile e l'altra per
l'assassinio di una bambina di sei anni durante una operazione
speciale. Si suppone che sia stato prelevato a causa di questi
procedimenti (RFE/RF 21.11.2005).
Durante le razzie in tutta la Repubblica, ma soprattutto nella
capitale Machatschkala e nella Regione di Khasavjurt, al confine
con la Cecenia, dall'inizio dell'anno sono state arrestate
diverse centinaia di persone. I confini fra pura
criminalità e attività di guerriglia politicamente
motivata sono sempre più labili. Gruppi criminali, ribelli
nazionalisti, terroristi fanatici e forze di sicurezza sono
egualmente imbrigliati in una rete a maglie strette di mutevoli
alleanze, intrighi e conflitti aperti, scrive la NZZ il 13
gennaio 2005.
In confronto alle Repubbliche confinanti, salta agli occhi che
gli attentati in Daghestan sono diretti almeno per la metà
contro alti funzionari, un terzo contro ufficiali della sicurezza
e il resto contro l'esercito. La popolazione civile nel complesso
è meno danneggiata, per cui anche da parte della
popolazione non si registra una forte resistenza agli
attentati.
La mattina del 13.10.2005 dei guerriglieri armati hanno
assaltato edifici della capitale Nalchik. Fra i 150 e 300
guerriglieri hanno attaccato l'aeroporto, edifici dei servizi
segreti dell'FSB e del Ministero degli Interni, un negozio di
armi di caccia e un campo di lavoro. Questo attacco a Nalchik
ricorda l'assalto alla capitale ingusceta Nasran nel giugno del
2004, durante il quale sono stati uccisi 90 collaboratori dei
servizi di sicurezza. Dopo 36 ore le forze armate hanno soppresso
l'attacco. Secondo i dati dell'Organizzazione Memorial del
20.10.2005 la maggior parte degli uomini che hanno preso parte
agli attacchi a Nalchik, erano ragazzi fra i 17 e i 20 anni. Fra
i guerriglieri morti c'erano un Inguscio, due Russi, tre Osseti,
gli altri erano Kabardino-Balkari. Si è diffusa
l'impressione che questi ragazzi fossero appena in grado di
utilizzare le armi che impugnavano. La maggior parte dei morti
proveniva da famiglie benestanti ed erano studenti. Nelle
vicinanze dell'aeroporto e degli edifici dei servizi segreti
dell'FSB erano impiegati altri guerriglieri. Secondo i rapporti
dei testimoni oculari i guerriglieri indossavano la mimetica e
combattevano in gruppi piuttosto grossi, non ci sono stati morti
fra di loro, evidentemente potevano fuggire. I dati sul numero
delle vittime sono discordanti. Mentre le autorità russe
parlano di 91 guerriglieri uccisi e 12 vittime civili, i ribelli
ceceni parlano di 49 guerriglieri e oltre 100 membri della
polizia. Ci sono considerevoli dubbi sul fatto che da parte delle
autorità si sia fatta distinzione fra guerriglieri e
civili, e alcuni rapporti sostengono che civili siano stati
uccisi intenzionalmente dalle unità speciali.
La domenica, 16 ottobre, centinaia di parenti dei morti si sono
radunati di fronte alla Procura di Nalchik esigendo il rilascio
dei cadaveri dei congiunti. Secondo una legge russa, i cadaveri
dei terroristi non vengono rilasciati ai familiari. Molti di loro
hanno contestato il fatto che i loro parenti abbiano preso parte
all'attacco, ma che si trattava di civili. Così sostiene
la moglie di un civile ventiseienne, Vadim Žekamuchov, che
lavorava come autista per una clinica veterinaria. Padre di due
figli, correva durante l'attacco verso un asilo nido per portar
via da lì suo nipote, quando è iniziato lo scambio
di fuoco. E' stato colpito dai soldati, che accanto al suo corpo
hanno lasciato un'arma, per legittimare l'omicidio/incidente.
Žekamuchov era credente musulmano, ma non era un wahabita
(designazione russa in uso per indicare il radicale islamico)
(The Moscowtimes.com,17.10.2005).
E' incontestabile il fatto che il terrore a Nalchik è un
prodotto casalingo. Altri fattori rafforzano la prontezza alla
violenza: la corruzione, che va dai più alti vertici della
Repubblica alla più piccola stanzetta di polizia, un tasso
altissimo di disoccupazione che sfiora il 60%, la mancanza di
prospettive soprattutto per i giovani e la persecuzione dei
musulmani nell'ambito delle operazioni antiterrorismo. 18 moschee
sono state chiuse, solo in una, che la voce del popolo ha
ribattezzato "la Moschea del KGB", è ancora consentito
pregare. I musulmani che mostrano la propria fede attraverso
l'abbigliamento e l'osservanza degli orari della preghiera, sono
ripetutamente vittime di violazioni dei diritti umani. Il
Nordcaucaso è stato dichiarato "zona di conduzione di
operazioni antiterroristiche". Nella regione la Russia ha
stanziato 250.000 uomini. Nonostante ciò, 300 guerriglieri
muniti di materiale esplosivo sono riusciti a infiltrarsi nella
capitale della Kabardino-Balkaria. Questo è stato
possibile solo con la cooperazione delle forze di sicurezza: Che
si tratti di contrabbando di benzina, prezioso petrolio di
provenienza cecena, commercio di Mercedes rubate, Kalashnikov,
esplosivo al plastico o eroina non importa: entrambe le parti ci
guadagnano, scrive Jens Hartmann in "Die Welt" del
17.10.2005.
Le settimane dopo l'attacco a Nalchik sono state caratterizzate
da una caccia ai musulmani nella Kabardino-Balkaria. La Jamestown
Foundation cita il 27.10 un avvenimento riportato dal giornale
Gazeta: Ramazan Tembotov, deputato di un paese in
prossimità di Nalchik è stato arrestato il 23.10
dai reparti speciali. Tembotov è membro del partito del
Cremlino, Edinaja Rossija. E' stato fermato ad un posto di
polizia. Ha dichiarato di non essere stato picchiato. I
funzionari, tuttavia, lo avrebbero condotto negli altri spazi
dove gli arrestati venivano torturati. Si è brutalmente
infierito in particolare sui musulmani considerati praticanti.
Almeno 2000 persone sono state arrestate dopo il 13.10. Fra di
loro ci sono 600 appartenenti ad un gruppo di circa 1000 persone,
che quest'anno si sono appellati al Presidente russo Putin,
perché conceda l'espatrio in un qualsiasi altro paese. La
rivista Internet news.ru ha comunicato il 6.11.2005, che gli
arresti di massa continuano. L'avvocato Larisa Dorogova, di
Nalchik, ha dichiarato che i cadaveri di persone torturate a
morte sono stati caricati su vagoni ferroviari. Dichiara di aver
visto già montagne di cadaveri. Venerdì 4.11 Ruslan
Nachuschev, Direttore dell'Istituto Islamico della
Kabardino-Balkaria è scomparso dopo un appuntamento con i
servizi segreti dell'FSB.
Dopo il 13.10 l'amministrazione locale ha organizzato incontri
con gli abitanti a e nei dintorni di Nalchik. Durante le
assemblee ai presenti è stato chiesto se volessero
tollerare i terroristi, se avessero collaborato con appartenenti
alle famiglie dei terroristi, e perché non avessero
espresso il loro sostegno all'azione del Governo senza attendere
le esortazioni ufficiali. Durante queste assemblee furono
annunciate risoluzioni in due ambiti prioritari: l'espulsione dei
terroristi e dei loro congiunti e il divieto di registrazione di
cittadini provenienti da altre Repubbliche o altri gruppi etnici.
L'organizzazione per i diritti umani Memorial ha analizzato
queste risoluzioni con l'eminente giornalista Anna Politkovskaja
e ne ha messo i risultati a disposizione dell'opinione pubblica.
Riportiamo alcune citazioni: Chiediamo al Presidente della
Kabardino-Balkaria di espellere tutti i Ceceni, (villaggio di
Etoko); Chiediamo al Presidente della Kabardino-Balkaria e al
Parlamento di controllare la registrazione di individui
provenienti da aree di crisi sul territorio della nostra
Repubblica e di controllare la legittimità delle
registrazioni di tali individui dal 1991; Si esige che, dopo le
necessarie indagini da parte delle autorità competenti
tutti gli appartenenti ai movimenti estremisti e wahabiti e le
loro famiglie che vivono nel nostro villaggio di Zalukokasche
vengano espulsi (villaggio di Zalukokasche) (Memorial,
3.11.2005).
Invece di promuovere la comprensione fra i diversi gruppi di
persone, queste misure rafforzano i pregiudizi e la violenza e
rendono chiaro che la Russia punta sulla politica "divide et
impera", piuttosto che occuparsi a fondo e criticamente delle
vere cause del terrorismo nel Caucaso settentrionale.
Meno di una settimana dopo gli assalti alle sedi di polizia e
servizi segreti in Kabardino-Balkaria, i guerriglieri hanno
assaltato per la quinta volta il villaggio di Yandar, in
Inguscezia, il 19.10.2005. 30 uomini armati hanno bersagliato le
abitazioni di collaboratori della polizia russa con lanci di
granate e pistole automatiche. Tre abitazioni sono state
completamente distrutte. Dopo un'ora i terroristi sono fuggiti su
auto rubate (www.mosnews.com, 19.10.2005).
All'inizio di novembre due poliziotti sono stati colpiti da
ignoti alle porte del villaggio di Ekashevo. L'auto della polizia
è stata fermata dagli autori, che hanno aperto il fuoco
sui poliziotti che sedevano al suo interno. Secondo testimonianze
oculari l'auto è stata trapassata dai proiettili, il
conducente è morto nel sonno per un colpo. Gli altri
poliziotti giunti velocemente sul luogo non sono riusciti a
fermare i criminali. (Russian-Checen Information Agency,
10.11.2005).
Questo esempio dimostra che le condizioni di sicurezza in
Inguscezia si avvicinano pericolosamente alla catastrofica
situazione in Cecenia, e che anche qui si verificano regolarmente
attacchi di guerriglieri contro poliziotti, collaboratori dei
servizi segreti e altri. Anche la situazione dei diritti umani
assomiglia sempre di più a quella cecena: le sparizioni di
civili sono all'ordine del giorno, la tortura nelle prigioni
è di routine. L'organizzazione Memorial ha presentato un
rapporto sull'aumento delle violazioni dei diritti umani in
Inguscezia (Konvejer Nasilija, settembre 2005, www.memo.ru) , in
cui si descrivono dieci casi di sparizioni, sottoscrizioni di
azioni criminali e confessioni forzate ottenute con la
tortura.
Uno è il caso di Gilani Choluchoev, vent'anni. Il 20
luglio, alle 15.45 circa, mentre lasciava in auto la città
di Karabulak, è stato arrestato. Insieme a lui sono stati
arrestati Ismail Orzchanov e Aslambek Tschiliev. Le famiglie dei
ragazzi non sono state informate dell'arresto. Il 22 luglio il
fratello di Gilani Choluchoev, Ilez, ha potuto incontrare il
fratello arrestato, per poco tempo. Ilez ha visto con i propri
occhi i segni della tortura, come ad esempio le bruciature sulle
mani di suo fratello. In seguito un avvocato della famiglia ha
intentato una causa contro la Procura. Dai protocolli
dell'interrogatorio riportiamo la seguente citazione: Mi
picchiavano la testa contro il muro, mi prendevano a calci.
Questo è durato fra le due e le tre ore circa. All'inizio
mi picchiavano uomini che parlavano russo, poi sono arrivati i
collaboratori del Ministro degli Interni Ingusceto. Mi hanno
legato le punte delle dita alla corrente e mi hanno torturato con
impulsi di corrente. Pretendevano che confessassi di aver preso
parte agli attentati in Inguscezia il 21 e il 22 giugno 2004. La
famiglia del detenuto ha ingaggiato un avvocato per la
liberazione del ragazzo, ma al momento del rapporto Gilani
è ancora in prigione, anche se tre testimoni sostengono
che Gilani non ha potuto prendere parte all'assalto a Nasran ,
perché la notte fra il 21 e il 22 giugno si trovava nel
villaggio di Karza per aiutare un parente nei preparativi per le
nozze. (Konvejer nasilija, op. cit.).
In Karacaevo-Cerkessa, per adesso, ci sono poche violazioni
dei diritti umani in diretto collegamento con la guerra in
Cecenia, tuttavia il peggioramento della situazione di sicurezza
e delle condizioni umanitarie della Repubblica sono
indirettamente connesse. A causa della povertà e della
disoccupazione sempre più uomini si recano in Cecenia e
lì sono sempre più coinvolti in azioni
terroristiche. Le operazioni statali antiterrore in
Karacaevo-Cerkessa contribuiscono ulteriormente al peggioramento
delle condizioni di sicurezza. Col pretesto di procedere contro i
guerriglieri islamici, gli appartenenti alle forze di polizia e
dei servizi di sicurezza perpetrano violazioni dei diritti
umani.
I musulmani Karacaevo-Cerkessi sono sempre più spesso
vittime di discriminazioni e di limitazioni delle loro
libertà. Già nel 2002 le autorità hanno
chiuso numerose moschee, molti Imam sono stati sollevati dal loro
incarico con la motivazione di rappresentare tendenze wahabite
(Forum 18). Il New York Times riporta il 22.11.2005, che in
Karacaevo-Cerkessa esiste una lista di persone sorvegliate dai
servizi segreti. Questa lista include ad esempio il nome di Ovod
Golajev, 36 anni, fedele musulmano praticante. Su queste basi
è stato arrestato nelle ultime settimane quattro volte. Ha
sperimentato la massiccia pressione statale in seguito alla quale
musulmani amanti della pace si trasformano in persone che
commettono atti terroristici. (The New York Times,
22.11.2005).
Dopo la presa del potere da parte del Presidente Vladimir
Semjonov, nel 1999, i media indipendenti in Karacaevo-Cerkessa
sono stati attaccati. I giornalisti che durante le elezioni
avevano sostenuto il suo avversario, Stanislav Derev, sono stati
sottoposti a minacce fisiche e psicologiche. La dirigenza
politica ha querelato diversi giornali, fra cui "Il Giornale del
Popolo", "Ieri", "Oggi", "Il Mattino" (IWPR). Il Governo ha in
seguito inasprito le regole di accredito per i giornalisti, che
vogliono lavorare per l'Ufficio-Stampa del Presidente e del
Governo. In particolare, è nuova la norma che stabilisce
che alla candidatura devono essere acclusi tre articoli sulle
attività di Governo, da cui sia riconoscibile per il
Governo il punto di vista dell'autore. Grazie a questa nuova
normativa i giornalisti che si sono espressi criticamente nei
confronti del Governo possono essere esclusi (kavkaznews).
Già nel 2001 gli editori di un giornale di opposizione
cerkesso, Vladimir Panov e Rashid Khatuev, sono stati vittime di
un brutale attentato. Nella notte dell'aggressione Panov e
Khatuev ancora a tarda notte lavoravano nel loro ufficio, quando
due uomini sconosciuti, armati, hanno fatto irruzione. Hanno
sparato contro il tetto, e hanno picchiato i due editori
finchè non hanno più opposto resistenza. Gli
aggressori hanno distrutto ancora due monitor e se ne sono
andati. Secondo Panov e Khatuev l'aggressione è stata
conseguenza di una serie di articoli molto critici nei confronti
del regime di Semjonov. Il Governo locale, tuttavia, ha negato e
ha scaricato la colpa alla comparsa di misteriose forze
destabilizzanti all'interno dell'élite politica
(IWPR).
Il 18 agosto si sono verificati scontri fra Ceceni etnici e
Calmucchi nella Regione di Astrakhan. Il motivo è stato il
funerale di un Calmucco ventiquattrenne, che in una trattoria era
stato ucciso da un Ceceno. Fino a 300 persone sono state
coinvolte negli scontri, dopo che numerose abitazioni e auto
erano state incendiate. Solo la mattina del 19.8 1.160 soldati
del Ministero degli Interni Russi sono riusciti a riportare la
situazione sotto controllo. Negli ultimi anni sono scoppiate
già diverse volte violente tensioni fra Calmucchi,
risiedenti soprattutto nei villaggi della Regione di Astrakhan e
Ceceni, che sono arrivati lì fuggendo dalla guerra. Il
conflitto viene acuito dalla diversa appartenenza religiosa dei
due gruppi: i Calmucchi sono buddisti, i Ceceni, tradizionalmente
musulmani. Analogamente, i rapporti con i rifugiati Ceceni sono
tesi come nella Regione di Astrachan così a Krasnodar,
Stavropol' e Rostov. (The Moscowtimes, 24.8.2005,
www.russland-news.de, 19.8).
In località Remontnoe è esploso un conflitto fra
Calmucchi e i rifugiati Ceceni. Un Ceceno è stato accusato
di violenza da una ragazza Calmucca. Il ragazzo, tuttavia, ha
contestato la versione della ragazza. Senza attendere le indagini
della polizia, i Cosacchi hanno deciso di cacciare via l'intera
famiglia del sospettato. Una unità della polizia speciale
OMON è stata inviata nella Regione per evitare ulteriori
scontri. I Cosacchi della Regione di Rostov negli ultimi tempi
hanno sempre più paura della Colonizzazione diffusa dagli
stranieri, in particolare dai Ceceni. Lì vivono circa
10.000 rifugiati Ceceni. Si verificano regolarmente scontri con i
Cosacchi, che, armati, pattugliano le strade della loro
Regione.
Con oltre 20 milioni di credenti i musulmani rappresentano il
gruppo religioso più numeroso dopo i cristiani. Vivono
soprattutto nel Nord-Caucaso e nelle tre regioni del
Baškortostan, del Tatarstan e della Cuvašija, sul
medio Volga. Quasi tutti sono sunniti. Nel Caucaso
settentrionale, in Daghestan, ci sono anche sciiti. I Ceceni sono
tradizionalmente seguaci del sufismo.
Dal gennaio 2005, secondo Memorial, al di fuori del Nord-Caucaso
39 musulmani sono stati accusati di terrorismo, altre dozzine si
trovano in stato di carcerazione preventiva. La prima ondata di
procedimenti penali contro musulmani si è verificata dopo
la sanguinosa conclusione della presa degli ostaggi di Beslan,
nell'autunno del 2004, le persecuzioni continuano a tutt'oggi. In
almeno il 40% dei casi le confessioni sono state estorte con la
tortura. Molti crimini attribuiti ai musulmani sono
prefabbricati, molte prove vengono falsamente attribuite, le
confessioni estorte. Nel frattempo si procede contro interi
gruppi. Il caso più clamoroso riguarda 20 musulmani in
Tatarstan, che preparavano un supposto attentato durante i
festeggiamenti per il millenario della città di Kazan'. Un
altro caso verificatosi a Kazan' riguarda l'insegnante di una
scuola islamica. Il 29 luglio è stato prelevato da scuola
dai servizi segreti usbeki. E' stato portato prima a Tashkent,
poi a Namangan, dove attende di essere processato. A causa della
cittadinanza russa, l'Usbekistan non poteva chiedere
l'estradizione.
Di regola un musulmano viene accusato di avere rapporti con il
gruppo radicale islamico Hibz ut Tahrir, una formazione attiva in
Asia Centrale, che dichiara di voler stabilire un califfato in
Asia Centrale, senza impiegare la violenza. Dal 2003 la Russia ha
dichiarato fuorilegge il gruppo Hibz ut Tahrir. Dopo le
agitazioni in Adischan, nel maggio 2005, sempre più
Usbeki, che hanno cercato rifugio in Russia, sono stati rispediti
indietro. Questa estradizione contraddice le raccomandazioni del
Consiglio d'Europa. In particolare ha suscitato molte proteste
l'arresto di 154 Usbeki a Ivanovo, nel giugno di quest'anno.
Nonostante le proteste di avvocati e associazioni umanitarie,
saranno estradati tutti in Usbekistan, tranne uno, dotato di
passaporto russo. (RFE/RL, Prima, Memorial, 31.10.2005). Anche il
rapporto pubblicato l'8.11.2005 dalla Segreteria di Stato degli
Stai Uniti sullo stato della libertà religiosa nel mondo,
critica la persecuzione e la discriminazione dei musulmani in
Russia. (International Religious Freedom Report 2005, Russia,
Released by the Bureau of Democracy, Human Rights, and Labour,
8.11.2005).
I seguenti esempi sono tratti da un rapporto dell'Ufficio per
i Diritti Umani di Mosca, pubblicato nell'autunno 2005 (Racism,
xenophobia, ethnic discrimination and antisemitism in Russia:
june-july 2005. Autor: Semjon Charny (www.antirazism.ru)).
L'aumento del razzismo, della xenofobia e delle persecuzioni
etniche sono strettamente correlate alla guerra in Cecenia,
accompagnata da una forte propaganda anticecena. La politica
russa diffonde la paura con lo scopo di giustificare la guerra e
la soppressione delle libertà civili ad essa collegate.
Secondo quanto ammesso dallo stesso Ufficio per i Diritti Umani
di Mosca l'indice dei sostenitori di convinzioni xenofobe oscilla
fra il 50% e il 60% dei sondaggi. Il 14,8% degli intervistati non
sopporta o odia i Ceceni, il 5,1% rifiuta gli Azeri, il 4,1% gli
Armeni, il 6,0% i Caucasici in generale, il 5% i Sinti e i Rom.
Nella prima metà del 2005 hanno perso la vita per violenze
di matrice razzista almeno 10 uomini, e almeno 200 sono stati
feriti. In confronto al 2004 è aumentato il numero degli
imputati per atti violenti di matrice xenofoba. Inoltre si sono
costituite Lege paramilitari nazionalistiche, hacker razzisti
attaccano i siti Internet di organizzazioni umanitarie e civili,
si sono verificati atti terroristici di matrice nazionalista,
come per esempio quello contro Anatolij Cubajs, Presidente di una
grande compagnia energetica, o l'attentato esplosivo del treno
Mosca-Gorzny, del 12 giugno, durante il quale 42 passeggeri sono
rimasti feriti.
Gli skinheads imperversano in Russia. Secondo i dati dell'Ufficio
per i Diritti Umani di Mosca al momento ci sono circa 50.000
skinheads nella Federazione Russa. Gli studenti stranieri sono
spesso vittime degli skinheads (Spiegel online, 17.11.2005, taz,
23.11.2005). Su 15.000 studenti, già 1.500 hanno
interrotto i loro studi e sono rientrati in patria. Tutte le
aggressioni a studenti stranieri avvengono da parte di skinheads.
Qui di seguito alcuni esempi:
- maggio 2005: una coppia dagestana è massacrata dagli
skinheads. Il bambino di due anni è stato salvato dopo
aver passato due giorni accanto ai cadaveri dei suoi
genitori.
- 10.05.2005: una banda di skinheads ha picchiato brutalmente un
giovane armeno, quando il padre e altri sono intervenuti per
aiutarlo, sono stati anche loro picchiati.
- 17-05-2005: nella città di Verchnjaja tre Armeni sono
stati uccisi. Dopo il fatto, gli autori hanno informato,
attraverso l'altoparlante, di aver ripulito la
città.
- 27.05.2005: a Joschar-Ola, (Repubblica di Mari) gli skinheads
hanno aggredito un gruppo di 15 attivisti Mari.
- 1.06.2005: Josef Khabimana, Rwandese, che viveva in un paese
nella Regione di Voronež, è stato pestato e rapinato.
A San Pietroburgo è stata registrata una notevole
attività di skinheads.
- 11.10.2005: un giovane peruviano è stato bastonato a
morte da un gruppo di 15 skinheads.
- 20.10.2005: uno studente malese è stato picchiato a
Kursk.
Il 13 novembre un ventenne antifascista e pacifista, Timur
Kacarava, studente alla facoltà di filosofia di San
Pietroburgo, è stato accoltellato nei pressi di una
stazione della metropolitana. E' stato accoltellato 5 volte alla
gola, un amico che lo accompagnava è sopravvissuto a gravi
ferite (www.russland-news.de, 21.11.2005). Come reazione alla
crescente xenofobia nella popolazione russa, anche fra gli altri
gruppi etnici si formano tendenze nazionalisti. Così per
esempio i Tatari, al loro Congresso di Kazan', nell'aprile 2005,
hanno deciso di dominare la vita pubblica della loro Repubblica e
di diventare più attivi anche in Astrachan.
L'organizzazione "Hibz-ut Takhrir", proibita in Russia, nelle
Repubbliche musulmane, come Tatarstan e Baškortostan molto
forte. In Nord-Caucaso si verificano violenti scontri fra gli
appartenenti ai diversi gruppi etnici.
L'antisemitismo, profondamente radicato, trova espressione in
attacchi contro le sinagoghe, i centri comunitari o nella
distruzione di cimiteri ebraici. Nella notte del primo gennaio la
sinagoga di Saltykova, nelle vicinanze do Mosca, è andata
a fuoco. In febbraio le pareti della città sono state
imbrattate con croci uncinate e graffiti antisemiti. Il 15
febbraio i fedeli di Perovo hanno trovato una croce uncinata
sulla loro canonica. Il 2 marzo ignoti hanno imbrattato i centri
delle comunità con croci uncinate e minacce di morte
contro gli Ebrei di Syktivkar. Molti altri esempi si sono
verificati a Petrozavodks, Vladimir, Mosca, Kazan', Nižnij
Novgorod, e altre città. Tristemente nota è
diventata la lettera dei "500/5000": il 24 gennaio 2005, 500
persone fra cui 19 deputati del Parlamento russo, la Duma, hanno
sottoscritto una lettera alla Procura Generale, con la richiesta
di intraprendere indagini contro le organizzazioni giudaiche per
proibirle. La lettera accusava gli Ebrei, fra l'altro di omicidi
rituali e altre azioni violente. Sia il Ministero degli Affari
Esteri Russo, sia il Presidente russo hanno condannato la
lettera. Come reazione, 5000 esponenti della vita pubblica si
sono trovati insieme il 21 marzo per indirizzare una lettera
simile alla Procura Generale. Un tribunale di Mosca ha intrapreso
un'azione penale, ma il procedimento è stato archiviato
senza risultato il 10 giugno. (International Religious Freedom
Report 2005, releazed by the Bureau of Democracy, Human Rights
and Labour, US State Department, 8.11.2005).
Almeno sette partiti politici russi sfruttano la retorica
xenofoba nelle loro campagne elettorali: Unità nazionale
russa e sue ramificazioni, il Partito della Sovranità
Nazionale, il Movimento contro l'immigrazione illegale, il
Partito nazional-populista, il Partito della Libertà, e il
Partito Liberale Russo. Giornali che diffondono apertamente
opinioni razziste, vengono comunque pubblicate: Novaja Sistema
(Nuovo Sistema), Rus' Pravoslavnaja (Rus' Ortodossa), Za Russkoe
dela (Per la cosa russa),Novyj Peterburg (Nuova Pietroburgo) e
altri ancora. Anche trasmissioni radio e video diffondono
contenuti xenofobi, senza essere perseguiti penalmente.
Prima delle elezioni al parlamento cittadino di Mosca, il Partito
Rodina, creato due anni fa da alleati del Presidente, ha
pubblicato uno spot elettorale con contenuto razzistico: due
membri del partito si avvicinano a due uomini che nel parco
mangiano meloni. Le bucce dei meloni, che i due uomini gettano
via, fanno ribaltare una carrozzina per bambini, portata da una
donna dall'aspetto evidentemente slavo. Il Presidente del partito
Rodina, Dmitrij Rogozin, richiama gli uomini perché
raccolgano i loro rifiuti. Dal momento che non ottiene nessuna
risposta, mette la mano sulla spalla di uno dei due uomini e gli
chiede "capisci il russo?", poi scorre lo slogan: puliamo la
nostra città dall'immondizia. (Guardian, 10.9.2005).
Da alcuni anni sempre più organizzazioni umanitarie e
civili contro il razzismo e l'antisemitismo, anche se con questo
si espongono a ostilità e rappresaglie. Ad esempio
organizzano azioni durante le quali i graffiti razzisti vengono
ridipinti come slogan amichevoli o completamente nascosti. Un
gruppo di Siktyvar, attivo il 2 maggio e il 22 giugno è
stato aggredito da un gruppo di neonazisti. Queste organizzazioni
avviano azioni penali contro i Media e i gruppi che esercitano la
violenza, e si adoperano per portare all'attenzione dell'opinione
pubblica il problema.
Dopo undici anni di guerra le informazioni sulle violazioni in
Cecenia dei diritti umani, della violazione della Convenzione di
Ginevra, della Convenzione Europea per i Diritti dell'Uomo, e
della Convenzione per la Prevenzione e la Punizione del Genocidio
sono impressionanti. Nonostante i tentativi del Governo russo di
bloccare e controllare le informazioni provenienti dalla Cecenia,
giungono da anni notizie affidabili sugli abusi quotidiani ai
danni dei civili e delle organizzazioni umanitarie che le
inoltrano ai governi e alle organizzazioni internazionali come le
Nazioni Unite o il Consiglio d'Europa. Tuttavia manca una
reazione adeguata, come l'istituzione di un tribunale che faccia
luce sui crimini e metta fine all'impunibilità. Le persone
che in Cecenia raccolgono queste informazioni a costo della loro
vita, organizzazioni umanitarie ma anche giornalisti come Andrej
Babickij, che riportano in continuazione sulla Cecenia, hanno
perso fede nel potere delle informazioni. La mancanza di una
reazione alla guerra in Cecenia da una parte dipende dalla
posizione della Russia e del comportamento del Governo Russo,
dall'altra è legata alla crisi che coinvolge i meccanismi
internazionali della salvaguardia dei diritti umani. Uno degli
argomenti che viene continuamente ripetuto ai rappresentanti
della GfbV quando sono a colloquio con politici tedeschi ed
europei, è che bisogna tenere aperto il dialogo con la
Russia. Dopo la fine del confronto Est-Ovest, bisogna trattare la
Russia come un animale ferito. I rappresentanti russi sono
ipersensibili all'argomento Cecenia, la Russia chiuderebbe tutte
le porte, se si affrontasse questo argomento spinoso in modo
troppo diretto, questo è il credo dei referenti di
GfbV.
Lo stesso Presidente Russo reagirebbe in modo violentemente
allergico, se si affrontasse l'argomento, per questo bisogna
procedere con molta cautela. L'esempio più recente
è fornito dalla visita di Putin in Olanda all'inizio di
novembre. Durante una conferenza congiunta col Primo Ministro Jan
Peter Balkenende, che ha affrontato la questione dei diritti
umani in Cecenia e della persecuzione contro i difensori dei
diritti umani, Putin ha replicato: A volte ho l'impressione che
alcuni politici europei siano più musulmani del profeta
Maometto. (RFE/RL, 3.11.2005).
La strategia della Russia consiste nel presentarsi come partner
affidabile nella lotta al terrorismo internazionale. Putin non si
stancherà mai di ripetere che la Russia in Cecenia ha a
che fare con un fronte di questa lotta internazionale. L'effetto
dello scandalo delle torture ad Abu Ghraib è stato che
Putin, secondo il motto non si fanno frittate senza rompere le
uova, così dimostra che nella lotta contro il terrorismo
bisogna picchiare duro. Mentre continua a mancare una copertura
mediatica dell'orrore quotidiano in Cecenia, i rapporti sulla
presa di ostaggi, come a Beslan, sono stati dettagliati. Questo
fa sì che anche all'interno dell'opinione pubblica
occidentale, che potrebbe avere compassione per le singole donne
e i bambini ceceni, i ceceni vengano percepiti come un unicum di
terroristi, che non hanno orrore di prendere bambini in ostaggio.
Così, da parte della popolazione, non viene esercitata
nessuna pressione sui Governi perché pongano fine a questa
guerra.
L'OSCE, il Consiglio d'Europa e la Commissione ONU per i Diritti
Umani si sono sempre occupate della Cecenia. Il fatto che
nonostante ciò niente cambi, mostra la debolezza di queste
organizzazioni. La Russia da molto tempo lancia accuse contro
l'OSCE: è di parte, attribuisce troppa importanza ai
diritti umani e così facendo indebolisce i governi, come
ad esempio in Caucaso. Da più di sei mesi la Russia ha
bloccato il budget dell'OSCE, paralizzando così le
capacità di azione dell'organizzazione. Mentre fra il 1999
e il 2003 la Commissione ONU sui diritti umani ha emesso
regolarmente risoluzioni che condannano l'azione russa in
Cecenia, nel 2005 l'Unione Europea non ha neanche proposto una
risoluzione. L'UE ha invece preferito uno scambio: la Russia
acconsente a intraprendere consultazioni sui diritti umani con
l'UE, se quest'ultima si asterrà dall'emanare alcuna
risoluzione. La GfbV ha seguito come osservatore simili
consultazioni per anni (ad esempio con la Cina o con l'Iran). In
virtù di queste esperienze, la nostra organizzazione non
ripone alcuna speranza in queste consultazioni con la
Russia.
Questo pessimismo ha trovato conferma nei primi comunicati stampa
rivolti al pubblico dai rappresentanti dell'UE e della Russia
dopo i colloqui: il tema principale per la delegazione russa
è stato la discriminazione dei russi all'estero e del
diffondersi del neonazismo negli Stati baltici. L'UE ha invece
comunicato che si è parlato di Cecenia e di singoli casi
di persecuzione degli attivisti per i diritti umani. Questo
dimostra il diverso spirito con cui UE e Russia hanno intrapreso
queste consultazioni e il fatto che la Russia si rifiuta di farsi
mettere alla berlina dall'UE. Dai colloqui con i rappresentanti
dell'UE emerge l'impegno umanitario dell'UE nel Caucaso del Nord:
dal 1999 l'UE ha erogato quasi 150 milioni di euro per l'aiuto
umanitario in Cecenia (28.5 milioni nel 2004, la stessa somma per
il 2005), diventando il più grosso donatore della regione.
Questi aiuti umanitari sono diventati vitali per la popolazione
civile cecena, sempre bisognosa, dal momento che gli aiuti
governativi russi non arrivano mai. Tuttavia per un attore di
rilievo come l'UE questi aiuti non sono sufficienti: l'UE deve
impegnarsi politicamente per la fine del conflitto in
Cecenia.
Il Consiglio d'Europa, in particolare l'Assemblea Parlamentare
del Consiglio d'Europa, ha intrapreso diversi passi per
influenzare la situazione in Cecenia. Nell'aprile del 2000 ha
ritirato il diritto di voto alla Delegazione russa, anche se
glielo ha riaccordato qualche mese dopo, e ha istituito un
Comitato con il compito di monitorare la situazione in Cecenia.
Da allora esiste un rapporteur per la Cecenia. Il primo, Lord
Frank Judd, ha dato le dimissioni nel marzo 2003, dopo aver
ammesso di essere stato usato dai Russi e che niente era cambiato
in una direzione positiva (Richard Sachwa, Chechnya: from past to
future, 2005, pp.289-293). Il suo successore, il
socialdemocratico svizzero Andreas Gross, ha istituito un gruppo
di lavoro sulla Cecenia. Le organizzazioni umanitarie hanno
criticato il fatto che al primo incontro a Strasburgo hanno preso
parte solo ceceni filorussi. L'opposizione politica, costituita
dai deputati del Parlamento eletto nel 1997, non era
rappresentata. Hanno partecipato in qualità di
osservatori, i singoli rappresentanti di organizzazioni
umanitarie, come Svetlana Gannuschkina e Tatjana Lokshina, che
hanno descritto la mancanza di sincerità e di apertura da
parte del Consiglio d'Europa. Solo il tedesco Rudolf Bindig,
deputato SPD, che ha viaggiato in Cecenia e in che ha monitorato
lo sviluppo democratico in Russia, in qualità di
Vicepresidente dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa
e Capo della delegazione tedesca, ha posto richieste appropriate,
come l'instaurazione di un Tribunale.
Il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Alvaro
Gil Robles, è stato per le organizzazioni umanitarie una
delusione. Nel suo ultimo rapporto ( Report by Mr. Alvaro Gil
Robles, On his visit to the Russian Federation, 15-30 luglio,
19-29 settembre 2004, Strasbourg, 20 april 2005) ha rivolto
critiche blande alla Russia, nonostante ciò prevaleva la
tendenza a lavorare con, e non contro, il Governo. (Dr. Sara E.
Mendelson, Anatomy of Ambivalence: The International Community
and the Human Rights abuse in the North Caucasus, settembre 2005,
pp.17-18).
Un altro importante strumento, la Corte Europea per i Diritti
dell'Uomo ha condannato la Russia in sei casi, per violazioni
della Convenzione sui Diritti Umani in Cecenia. Questo è
certamente un segnale chiaro, tuttavia da ulteriori condanne per
crimini che sono stati commessi spesso nella prima guerra cecena
(1994-1996), non ci si può attendere un grosso impatto
sulla situazione odierna. La Russia cerca con tutti i mezzi ai
cittadini ceceni di impedire di usufruire del loro diritto di
rivolgersi al Tribunale Europeo. Molte persone che hanno
intrapreso un'azione a Strasburgo, sono stati assassinati, i loro
congiunti sono scomparsi, altri sono stati così tormentati
da essere costretti a lasciare la Cecenia.
Durante la prima guerra cecena (1994-1996) il Governo tedesco, allora presieduto dal Cancelliere Kohl, scelse di tacere sui crimini in Cecenia. Nella fase iniziale della seconda guerra, nel 1999, si era affacciata una tenue resistenza contro il brutale modo di procedere russo, cessata, tuttavia, man mano che si sviluppava l'amicizia personale fra il Cancelliere Schroeder e il Presidente Russo. Durante i colloqui con la GfbV è sempre stato sottolineato che dietro le quinte dell'amicizia si dibatteva il problema della Cecenia. Gli esiti di questi colloqui non sono stati visibili all'opinione pubblica, e i cittadini ceceni non li hanno nemmeno vagamente percepiti. Con la sua eccessiva lealtà al Presidente Russo Schroeder ha provocato critiche anche dai propri ranghi. Proprio di deputati dell'SPD della Commissione Diritti Umani o della Commissione Affari Esteri hanno protestato contro la brutale politica russa nel Nordcaucaso, e anche contro il sostegno ufficiale di Schroeder a Putin. Un esempio è fornito da un catalogo di richieste consegnato dalla Commissione Diritti Umani a Schroeder nella primavera 2003 nell'imminenza di una visita di Putin. Adesso rimane da vedere come si comporterà il nuovo Governo del Cancelliere Angela Merkel, che si è distanziata da alcune posizioni di Schroeder riguardo alla Russia.
Le seguenti segnalazioni provengono da diverse
fonti, che tuttavia sono indicate:
Comitato Ceceno per la salvezza nazionale, organizzazione
umanitaria con sede in Inguscezia, presidente Ruslan
Badalov.
SNO: consiglio delle organizzazioni indipendenti, unione dei
giornalisti ceceni, che hanno i loro uffici a Nasran, in
Inguscezia, e pubblicano quotidianamente bollettini sulle
violazioni dei diritti umani.
Prima: rivista on-line www.prima-news.ru
IHF: International Helsinki Federation
Caucasian Knot: rivista on-line che si occupa di diritti umani
nel Caucaso del Nord, www.kavkaz.memo.ru
Società per l'amicizia russo-cecena: organizzazione
umanitaria con sede a Nižnij Novogorod.
HRO: sito web che collega le organizzazioni russe umanitarie
più importanti, www.hro.org (human rights
online)
RFE-RL Radio Free Europe, Radio Liberty
AFP: Agence France Presse
BBC: British Broadcasting Corporation