Bolzano, Göttingen, 8 Agosto 2003
L'Associazione per i popoli minacciati internazionale (APM)
vede con favore l'emanazione della nuova legge di amnistia in
Turchia, ma mette in guardia da una nuova manovra ingannevole per
l'opinione pubblica internazionale. Questa è la terza
legge di amnistia emanata negli ultimi due anni. Entrambe le
leggi precedenti non hanno avuto nessun riscontro. Solo se
verranno rilasciati i ca. 6.500 prigionieri politici kurdi questa
legge potrà essere considerata un primo passo verso una
reale pacificazione con il popolo kurdo residente in
Turchia.
La maggior parte di questi 6.500 prigionieri non ha mai fatto uso
della violenza, ma sono stati condannati in base al famigerato
"paragrafo sul terrorismo", per il quale basta esporre un
manifesto in lingua kurda o partecipare a una manifestazione
pro-kurda per essere arrestati. Un altro banco di prova per la
nuova legge di amnistia è dato dal destino della
ex-parlamentare kurda Leyla Zana. Solamente un suo immediato
rilascio e quello degli altri 6.500 prigionieri politici
può eliminare tutti i dubbi, peraltro fondati, che si
possono nutrire sull'efficacia della legge. Ricordiamo che Leyla
Zana, madre di due bambini, è stata accusata di alto
tradimento e quindi condannata a 15 anni di prigione per aver
giurato la propria fedeltà alla costituzione turca in
lingua turca e kurda.
In quanto membro del Consiglio Europeo e in attesa di essere
ammessa all'Unione Europea, la Turchia è, oltre alla
Russia, l'unico paese europeo in cui vengono incarcerate migliaia
di persone appartenenti ad una minoranza etnica. La Russia
detiene migliaia di prigionieri ceceni in campi di
concentramento.