Bolzano, Göttingen, 12 luglio 2004
L'Associazione per i popoli minacciati
(APM), in occasione dell'inizio del Consiglio dei Ministri degli
Esteri dell'UE, ha denunciato il fallimento di una politica
unitaria che ponga termine al genocidio in Darfur, nel Sudan
occidentale. La Francia ostacola gli sforzi tanto dei partner
europei quanto degli USA e mette inutilmente in pericolo la vita
di migliaia di persone in Darfur. Sia la Germania sia la Gran
Bretagna sono favorevoli a sanzioni delle Nazioni Unite contro il
Sudan e lo stesso Ministro degli esteri tedesco Fischer è
stato di recente in visita a Khartoum per verificare proposte
concrete. Contro queste ipotesi si era già pronunciato la
settimana scorsa il Segretario di Stato agli Affari Esteri
francese, Renaud Muselier, affermando che la Francia si sarebbe
opposta ad eventuali sanzioni ONU contro il Sudan. Inoltre il
Governo francese nega le pulizie etniche nel Darfur.
E' una prova di incapacità dell'Unione Europea, se non
riescono, nemmeno davanti a uno dei peggiori crimini che
l'umanità conosca, a mettersi d'accordo per una strategia
comune che ponga termine al genocidio. A causa dell'interminabile
politica delle menzogne, degli inganni e del giocare contro il
tempo del Governo sudanese la Comunità internazionale ha
finora lasciato fare. Se l'Unione europea e l'ONU con i loro
appelli vogliono davvero essere presi sul serio da Khartoum, alle
tante parole devono finalmente far seguire dei fatti: il
Consiglio di Sicurezza deve imporre sanzioni al Sudan.
Già durante gli anni 90 la Francia aveva bloccato numerose
iniziative critiche dell'UE contro il Sudan e si era impegnata
presso l'ONU, l'UE e il Fondo Monetario Internazionale per una
riabilitazione del Sudan. In quegli anni al Sudan erano state
imposte sanzioni a causa del genocidio nel Sud Sudan e del
coinvolgimento dello stato in episodi di terrorismo
internazionale.