Lo scellerato avvicinamento dell'Europa alla Serbia
Colpevoli e complici verso l'Europa - Le vittime restano
fuori dal gioco!
Bolzano, Göttingen, 8 novembre 2007
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha definito
scellerata la dichiarazione del commissario dell'UE Olli Rehn,
secondo cui si possono registrare buoni progressi nella
collaborazione tra la Serbia e il Tribunale Internazionale per i
crimini di guerra dell'Aia. E' di fatto di dominio pubblico che
il governo serbo conosca il luogo in cui si nascondono i
principali criminali di guerra Ratko Mladic e Radovan Karadzic e
che abbia sospeso le indagini e reso impossibile il la loro
estradizione per non giocarsi i favori della maggioranza
nazionalista serba.
E' quindi inconcepibile che la Serbia, il cui governo si è
reso responsabile dei peggiori crimini di guerra commessi in
Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, possa avviare
le prime trattative per un eventuale ingresso nell'UE, senza che
lo stesso privilegio venga concesso alla Bosnia-Erzegovina. Se la
Bosnia Erzegovina non soddisfa le riforme chieste dall'Europa
questo è da ricondurre anche all'ostruzionismo praticato
dalla cosiddetta "Republika Sprska" che per conto della vicina
Serbia intende annullare i progressi democratici perseguiti dalla
Bosnia. Mentre la Serbia ha firmato ieri l'accordo di
associazione con l'UE, le vittime bosniache sopravvissute ai
campi di concentramento e di stupro, ai massacri e ai lunghi
assedi sono stati ulteriormente puniti.
L'APM vuole a questo punto ricordare l'entità del
terribile genocidio commesso da Belgrado. Ricordiamo tutte le
vittime, che per il 90% erano Bosniacchi (Bosniaci musulmani),
senza peraltro dimenticare le vittime appartenenti alle
nazionalità croata, serba, ebrea e rom della Bosnia.
- 1. istituzione di oltre 100 campi di concentramento e
internamento di oltre 200.000 civili;
- 2. assassinio di oltre 30.000 prigionieri nei campi di
Omarska, Manjaca, Keraterm, Trnopolje, Luka Brcko, Susica, Foca,
e altri ancora;
- 3. lo stupro sistematico di circa 30.000 donne e
l'istituzione di veri e propri campi di stupro che in parte hanno
continuato a funzionare per mesi;
- 4. arresti sistematici e assassinio di personaggi
appartenenti alla élite accademica ed economica del
paese;
- 5. persecuzione ed espulsione di circa 2,2 milioni di
Bosniaci, costretti a fuggire e disperdersi in tutti i
continenti;
- 6. la pratica sistematica degli assedi, dell'impiego di
cecchini e della riduzione alla fame a danno di circa 500.000
Bosniaci. Nelle cosiddette zone di protezione dell'ONU (Sarajevo,
Gorazde, Srebrenica, Tuzla, Zepa e Bihac) la popolazione ha
dovuto subire questi metodi per quattro anni consecutivi;
- 7. l'uccisione di oltre 11.000 abitanti della città di
Sarajevo, tra cui 1.500 bambini;
- 8. massacri e fucilazioni di massa in molti comuni e
città della Bosnia settentrionale, occidentale e orientale
(Posavina, regione di Prijedor e Podrinje);
- 9. l'uccisione di oltre 8.300 uomini e ragazzi di
Srebrenica;
- 10. eliminazione delle vittime in circa 600 fosse comuni
distribuite su tutto il territorio occupato;
- 11. distruzione sistematica di molti villaggi e antiche
città ottomani;
- 12. completa distruzione di circa 1.300 moschee e madrasse e
di circa 500 chiese cattoliche;
- 13. tuttora si stanno cercando 13.000 persone scomparse e a
ogni scoperta di una nuova fossa comune si rende necessaria
l'esumazione dei morti per l'identificazione.