Bolzano, Göttingen, 29 luglio 2008
Un anno dopo la decisione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU,
di inviare una forza di pace congiunta dell'ONU e dell'Unione
Africana (UA) in Darfur, nella parte occidentale del Sudan,
l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha fatto un bilancio
a tinte fosche sull'uso dei Caschi blu. Invece di proteggere la
popolazione civile, i soldati sono soprattutto impegnati a
garantire la propria sopravvivenza. Insufficientemente attrezzati
e con un mandato limitato, i Caschi blu della missione UNAMID
sono ormai alla mercé delle parti in conflitto. L'APM ha
comunque messo in guardia sul fatto che la UNAMID possa diventare
un capro espiatorio. La responsabilità del fallimento
dell'impiego delle Truppe di pace non è infatti dei Caschi
blu ma della comunità internazionale.
E' uno scandalo che Sudan occidentale non siano ancora arrivati
nuovi Caschi blu. Dei 19.555 soldati e 6.432 poliziotti promessi
in Darfur attualmente sono impiegati solo 8.000 soldati e 1.800
poliziotti, e questo è in gran parte lo stesso personale
della fallita missione dell'UA. In considerazione di 180.000
nuovi sfollati dal gennaio 2008 e dei 160 convogli di beni di
prima necessità assaltati, la Comunità
internazionale deve dimostrare un maggiore impegno per la
protezione della popolazione civile: inoltre il Consiglio di
Sicurezza e la comunità internazionale non hanno ancora
reagito con coerenza all'inattività dell'UNAMID.
Khartoum ha negato per mesi il terreno per la costruzione di
alloggi e l'arrivo di materiali di equipaggiamento. I Caschi blu
hanno subito incursioni e sono stati costretti a lasciare il
campo. Inoltre, il persistente rifiuto del governo sudanese alla
richiesta dell'UNAMID di integrare nel contingente più
truppe dall'Asia, è stato accettato in silenzio.
Le minacce di Bona Malwal, un consulente del Presidente
sudanese, che il Sudan dopo l'apertura delle indagini del
Tribunale penale internazionale nei confronti del Presidente Omar
al-Bashir non è più in grado di garantire la
sicurezza dell'UNAMID, sono assolutamente realistiche. Ma anche
prima dell'inizio delle procedure di incriminazione nei confronti
del Capo di Governo, l'UNAMID era talmente sotto pressione da non
essere in grado di adempiere alla propria missione. I Caschi blu
rimangono ormai sempre più spesso vittime di imboscate da
parte di milizie legate al governo sudanese. Nell'ultimo agguato
avvenuto il 9 luglio hanno perso la vita sette soldati
dell'UNAMID e più di 20 sono rimasti feriti.