Bolzano, Berlino, Göttingen, 1 settembre 2008
La diga di Ilisu e il sito archeologico di Hasankeyf in Turchia.
Nel settembre 2007 un consorzio di imprese è stato
incaricato della costruzione della diga di Ilisu e ha dato
effettivamente inizio ai lavori di realizzazione. Adesso la
tedesca DekaBank, che è di proprietà di Casse di
risparmio e di undici banche regionali, metterà a
disposizione 114 milioni di euro al governo turco per la
realizzazione della diga. La compartecipazione di banche
tedesche, austriache, svizzere e dell'italiana Unicredit (tramite
Bank Austria) e il sostegno al progetto dai rispetti governi ha
provocato numerose proteste da parte degli abitanti di Hasankeyf
in Turchia, la città che a causa della diga sarà
completamente sommersa, e delle migliaia di altre vittime di
questo ennesimo mega progetto in tutta la regione.
Nelle prossime settimane saranno numerose le iniziative di
protesta in tutta Europa che anche l'Associazione per i popoli
minacciati (APM) sosterrà insieme ai rappresentanti di
Kurdi e Assiro-aramei: le proteste saranno rivolte soprattutto
alle banche che finanziano il progetto, tra cui Akbank, Bank
Austria Creditanstalt, DekaBank, Garanti Bank,
Société Générale e UniCredit. Anche
in Turchia sono diverse le organizzazioni per i diritti umani
della provincia di Batman la regione dell'Anatolia meridionale
interessata dal progetto dove si trova la città di
Hasankeyf, che stanno organizzando forme di resistenza contro la
realizzazione di questa diga, con marce di contadini, scioperi
della fame e altre forme di protesta.
Da contatti telefonici avuti tra la nostra associazione e
abitanti di Hasankeyf ci risulta che siano state raccolte fino ad
oggi 10.000 firme. I firmatari protestano contro la distruzione
dei propri villaggi. Nei prossimi giorni migliaia di persone si
metteranno in marcia verso la capitale Ankara per fare richiesta
di asilo presso le rappresentanze diplomatiche europee. I Kurdi
accusano i governi di Germania, Austria, Svizzera e Italia di
essere responsabili, tramite il finanziamento della diga di
Ilisu, della distruzione di un sito antico di 4000 anni fatto di
grotte, viuzze, laboratori, madrasse e chiese e di conseguenza
della rilocazione forzata dei suoi abitanti. Secondo un esperto
di diritti umani di Batman nei prossimi 5 anni potrebbero essere
anche 55.000 i Kurdi cacciati dalle loro case che dovranno
chiedere asilo in Europa.
La diga di Ilisu:
La diga di Ilisu è una parte del progetto per l'Anatolia
del Sudest (GAP, Güney Anadolu Projesi) in Turchia. Questa
diga idroelettrica creerà uno sbarramento sul fiume Tigri,
nei pressi del confine con Siria e Iraq, in una regione abitata
prevalentemente da Kurdi. Del consorzio di imprese incaricato
della costruzione della diga fanno parte: Andritz (Austria) (ex
VA Tech Hydro), Alstom, Stucky, Colenco e Maggia (Svizzera), Ed.
Züblin AG (Germania) e Nurol, Cengiz, Celiker, Temelsu
(Turchia). Un territorio di oltre 300 km2, la città kurda
di Hasankeyf, 4 altre piccole città, 95 villaggi e 99
piccoli insediamenti saranno completamente o solo in parte
sommersi.