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Assemblea Generale dell'ONU sceglie i nuovi membri del Consiglio per i Diritti Umani

La rielezione di Cina e Russia è una beffa per i diritti umani

Bolzano, Göttingen, 12 maggio 2009

La sede dell'ONU a Ginevra. La sede dell'ONU a Ginevra.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) considera la prevista conferma di Cina e Russia a membri del Consiglio per i Diritti Umani come una beffa a danno dei diritti umani in tutto il mondo. Secondo l'APM, paesi che a casa propria calpestano regolarmente i diritti umani e non mostrano alcun interesse per l'imposizione e il rispetto di standard minimi dei diritti umani nel mondo, non devono trovare posto in una delle maggiori istituzioni delle Nazioni Unite.

L'Assemblea Generale dell'ONU eleggerà oggi a New York diciotto nuovi membri del Consiglio per i Diritti Umani, a cui partecipano complessivamente 47 paesi. I nuovi membri del Consiglio resteranno in carica per due anni, dal 2009 al 2011. La rielezione di Cina e Russia è considerata cosa fatta poiché i paesi dell'Europa dell'Est e dell'Africa non sono riusciti a indicare un candidato comune e hanno proposto un paese candidato in più rispetto ai posti disponibili nel Consiglio. Per poter essere candidato al Consiglio dei Diritti Umani, la nomina di un paese deve essere appoggiata da almeno 97 paesi sui 192 paesi membri dell'ONU.

Nei primi tre anni di lavoro del Consiglio dei Diritti Umani sia la Russia che la Cina hanno tentato di impedire che le Nazioni Unite si impegnassero in modo coerente a favore del rispetto dei diritti umani nel mondo e non hanno perso occasione per tentare di declassare i lavori del Consiglio in una sorta di incontri di dibattito domenicali senza impegno e annullare così ogni credibilità del Consiglio per le questioni dei diritti umani.

E' perlomeno bizzarro che paesi che a casa propria violano sistematicamente i diritti umani e che, come la Cina, ratificano ma non rispettano la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite, siano chiamati a giudicare le violazioni dei diritti umani commesse da altri paesi.

La situazione dei diritti umani in Russia non è affatto migliorata dall'inizio della presidenza di Dmitri Medvedev. La Russia fa parte dei dieci paesi in cui il lavoro dei giornalisti è considerato particolarmente difficile e negli ultimi mesi sono addirittura aumentate le intimidazioni verso giornalisti. Chi decide di fare un'informazione corretta e critica, rischia la vita. Tra le ultime vittime risultano l'attivista per i diritti umani Stanislav Markelov, assassinato in strada il 19 gennaio 2009 e il responsabile dell'organizzazione "Per i diritti umani" Lev Ponomariov, picchiato in aprile di quest'anno. In entrambi i casi non vi è stata alcuna indagine seria. La propaganda politica russa e buona parte dei mezzi di informazione diffamano e diffondono una cultura della discriminazione contro minoranze quali i Rom, i Caucasici, le persone provenienti dall'Asia centrale, ma anche contro gli appartenenti ai gruppi indigeni della Russia. Solo nel 2008 in Russia sono stati registrati 87 omicidi di stampo razzista e 387 persone sono rimaste vittima di aggressioni neonaziste.