In: Home > News > Referendum nel Sudsudan. Associazione per i Popoli Minacciati ricorda il genocidio
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Bolzano, Göttingen, 7 gennaio 2011
Dopo decenni di scontri militari i Sud Sudanesi sperano in un futuro di pace. Foto: Archivio GfbV.
In occasione del referendum per l'indipendenza attualmente in
corso in Sudsudan, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM)
vuole ricordare le decennali e gravi violazioni dei diritti umani
commessi nei confronti della popolazione africana del Sudsudan.
Tre generazioni di Dinka, Nuer, Scilluk, Anuak, Bari, Zande e di
altre popolazioni africane del Sudan non hanno praticamente mai
conosciuto il significato della parola pace. Dal 1955 ad oggi
circa quattro milioni di persone sono state vittime di genocidio
nel Sudsudan, nelle montagne Nuba e in Darfur.
In seguito alla consegna del sud del paese al Nordsudan arabo
fatto dalla potenza coloniale britannica, il regime di Khartoum
iniziò già negli anni '50 e '60 del secolo scorso a
mettere in fuga e a radere al suolo interi villaggi.
Comunità intere vennero chiuse in chiese poi incendiate,
furono uccisi dirigenti sudsudanesi e un numero imprecisato di
Sudsudanesi morì sotto tortura. Dopo una breve pace, il
massacro continuò a partire dal 1983 con la messa in fuga
in massa della popolazione, i bombardamenti mirati alle scuole,
agli ospedali e a altre istituzioni civili. Come arma da guerra
venne utilizzata anche la fame e vaste aree del paese furono
sistematicamente devastate costringendo milioni di persone alla
fuga.
Il Sudsudan è un simbolo di un genocidio ignorato, rimosso
e negato per decenni. La politica dell'oppressione religiosa,
dello sfruttamento economico, della persecuzione razziale e della
discriminazione sociale continuò fino al 2005 e per molto
tempo i governi europei e statunitensi sostennero i diversi
regime sudanesi.
Anche per questo motivo l'Europa ora ha un preciso dovere di
riparazione nei confronti della popolazione africana del Sudan ed
è quindi chiamata a sostenere con impegno la ricostruzione
del Sudsudan, in particolar modo se nel referendum in corso la
popolazione si esprimerà - come di fatto tutti si
aspettano - a favore dell'indipendenza della regione.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100423it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100222it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100208it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/091109it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090922it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090618it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090528it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090427it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090304it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090225it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090217it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090116it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090108it.html
| www.gfbv.it/3dossier/africa/darfur-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/africa/darfur-man.html
in www: www.justice4darfur.org |
www.wantedforwarcrimes.org
| [pdf]
www.gfbv.de/reedit/openObjects/openObjects/show_file.php?type=inhaltsDok&property=download&id=822
| web.amnesty.org/library/index/engafr541392004
| www.hrw.org/doc?t=africa&c=sudan