In: Home > News > La comunità internazionale deve garantire l'assistenza umanitaria ai profughi Rohingya dalla Birmania / Myanmar
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Bolzano, Göttingen, 3 agosto 2012
Profughi birmani al centro di salute del campo profughi di Nu Po, Thailandia. Foto: UNHCR / R. Arnold, 2008.
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha condannato il
divieto emesso dalle autorità del Bangladesh per tre
conosciute organizzazioni umanitarie di continuare a fornire
assistenza umanitaria ai profughi Rohingya provenienti dalla
Birmania (Myanmar). La decisione, che certamente
comporterà un peggioramento della già insufficiente
assistenza fornita ai profughi politici provenienti dalla
Birmania, ha indotto l'APM a rivolgersi con una lettera urgente
alla Vicesegretaria delle Nazioni Unite Valerie Amos, incaricata
delle questioni umanitarie, e all'Alto Commissario per i profughi
dell'ONU Antonio Guterres, affinché si assicurino che i
profughi Rohingya rifugiati in Bangladesh ricevano un'adeguata
assistenza.
Lo scorso 2 agosto le autorità del Bangladesh hanno
inviato una lettera all'organizzazione internazionale "Medici
senza frontiere", alla francese "Azione contro la fame" a alla
britannica "Muslim aid" nella quale invitano le tre
organizzazioni a interrompere qualsiasi forma di assistenza nella
zona di frontiera con la Birmania / Myanmar. Il divieto viene
motivato con il fatto che le organizzazioni avrebbero fornito
aiuti umanitari anche a profughi Rohingya non registrati e che si
trovano quindi illegalmente nel paese.
In Bangladesh solo 29.000 di oltre 250.000 profughi Rohingya sono
ufficialmente registrati. Decine di migliaia di Rohingya vivono
in clandestinità a causa del rifiuto delle autorità
del Bangladesh di garantire tutela e protezione a questi
profughi. I Rohingya fermati dalle forze di sicurezza bengalesi e
trovati senza documenti vengono immediatamente estradati in
Myanmar dove i profughi rischiano almeno un anno di carcere per
"Fuga dalla repubblica", forti discriminazioni e persecuzioni da
parte delle forze di sicurezza e dell'esercito birmano. I circa
800.000 Rohingya che tuttora vivono in Birmania sono stati
privati della cittadinanza e quindi anche di qualunque diritto
civile.
Il divieto emesso dal Bangladesh per le tre organizzazioni
umanitarie viola il diritto internazionale sulla tutela ai
profughi. E' vero che il paese asiatico non ha mai firmato la
Convenzione sui profughi delle Nazioni Unite ma ha in cambio
firmato il Patto Internazionale sui Diritti economici, sociali e
culturali, il quale prevede il libero accesso all'assistenza
umanitaria e sanitaria. Certamente questo diritto non può
essere negato ai profughi.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120724it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120712it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120208it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111215it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111026it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110819it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110617it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110413it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110125it.html
| www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma-1it.html
| www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/birmania.html
| www.gfbv.it/3dossier/asia/burma/burma-shan-it.html
in www: www.freeburma.org | www.irinnews.org | www.cir-onlus.org | www.aiutaresenzaconfini.org