In: Home > News > I Ministri dell'Interno dell'UE discutono sulla politica per i rifugiati (8 ottobre). L'Europa deve garantire protezione ai rifugiati provenienti dall'Eritrea
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Bolzano, Göttingen, 8 ottobre 2013
Un campo di teff in Eritrea durante la stagione delle piogge in luglio.
In seguito all'ennesima tragica morte di profughi, costata la
vita a oltre 230 persone, in prevalenza Eritrei richiedenti
asilo, al largo dell'isola di Lampedusa, l'Associazione per i
Popoli Minacciati (APM) ha chiesto che l'Europa tutta garantisca
la necessaria protezione ai profughi provenienti dall'Eritrea.
Chi nega la registrazione ai rifugiati eritrei o commina pesanti
sanzioni pecuniarie per ingresso illegale, viola il diritto
internazionale e la Convenzione di Ginevra sui profughi.
L'Eritrea è oggi paragonabile ad una prigione e batte
tutti i record negativi in violazioni dei diritti umani. A
nessuno verrebbe seriamente in mente l'idea di respingere i
rifugiati dalla Corea del Nord. L'Eritrea non possiede né
armi nucleari, né è strategicamente importante o ha
materie prime particolari, e proprio per questo purtroppo ai suoi
martoriati cittadini viene sempre più spesso negato il
diritto alla protezione.
Gli Eritrei non stanno scappando dal proprio paese a causa di
mancanza di stabilità politica, come aveva affermato il
Ministro degli Interni tedesco Hans-Peter Friedrich che aveva
anche accusato la nostra organizzazione per i diritti umani di
essersi sbagliata nella sua analisi sui motivi della fuga dei
richiedenti asilo naufragati a Lampedusa Al contrario l'uomo
forte dell'Eritrea Isayas Afewerki è stabilmente al potere
da 20 anni e governa con il pugno di ferro. Molti Eritrei si
augurano da tempo un cambiamento al potere e un po' meno di
"stabilità politica": il ministro tedesco aveva affermato
dopo l'ultimo drammatico naufragio di Lampedusa che bisognava
migliorare la situazione nel paese di provenienza dei richiedenti
asilo e che le persone avrebbero bisogno di stabilità
politica.
L'UE si dovrebbe chiedere in maniera critica cosa abbia fatto
concretamente fino ad ora per migliorare la situazione in
Eritrea. L'UE continua a chiedere la fine delle violazioni dei
diritti umani in Eritrea (l'ultima volta il 18 settembre 2013),
ma allo stesso tempo l'Europa si rende responsabile
dell'isolamento dell'Eritrea a livello internazionale, e questo
rende la vita dei cittadini del piccolo stato africano un
inferno. Per questo l'Eritrea era stata colpita da sanzioni a
causa della sua politica sulla Somalia. Nel conflitto sui confini
ancora irrisolto tra Etiopia ed Eritrea, l'UE ha sostenuto le
posizioni dell'Etiopia, strategicamente più importante
dell'Eritrea, e non ha fatto niente per sostenere l'applicazione
degli Accordi di Algeri del 2000, che regolavano la questione dei
confini.
La mancanza di una politica per l'Eritrea da parte dell'Europa
garantisce al regime autoritario di Afewerki la legittimazione
per reprimere ulteriormente la libertà di stampa, di
opinione, di riunione e di credo religioso. Ancora oggi l'Eritrea
in tema di libertà di stampa è all'ultimo posto su
179 paesi. Almeno 2.900 i cristiani sono in prigione a causa
della loro fede, circa 10.000 persone sono detenute per motivi
politici in uno stato di cinque milioni di abitanti. La tortura
è pratica comune nelle carceri. Decine di migliaia di
giovani eritrei sono fuggiti per evitare il servizio militare a
tempo indeterminato che vige nel paese.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/121217it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111115it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110810it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110401it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090417it.html
in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Eritrea
| http://it.wikiversity.org/wiki/Eritrea:_una_deriva_totalitaria