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Bolzano, Göttingen, 29 ottobre 2013
Olimpiadi invernali di Sochi 2014.
Quando mancano ormai solo 100 giorni all'inizio dei Giochi
Olimpici invernali a Sochi, il presidente russo Vladimir Putin e
il presidente del CIO Thomas Bach si sono dati appuntamento per
mercoledì 30 ottobre per dare insieme il via alla fase
finale dei preparativi del grande evento sportivo. Secondo
l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) in realtà
c'è poco da festeggiare. Da mesi le autorità russe
controllano e censurano il lavoro dei giornalisti e sono previste
misure di sicurezza e di sorveglianza degli atleti pari alle
misure in vigore in Cecenia e in Daghestan, con pesanti
limitazioni per la popolazione civile. Per Putin i giochi
olimpici saranno semplicemente una dimostrazione del suo potere
che poco hanno a che vedere con lo sport e lo spirito olimpico e,
secondo l'APM, serviranno come propaganda e ad occultare la
repressione di Putin.
In molti tra la popolazione civile del Caucaso del nord temono un
intensificarsi della repressione con l'avvicinarsi delle
Olimpiadi mentre il Comitato internazionale olimpico continua a
rifiutare una chiara presa di posizione a favore del rispetto dei
diritti umani. Così, commenta Sarah Reinke, referente
dell'APM per i paesi CSI, i Giochi olimpici di Sochi, proprio
come quelli svolti a Pechino nel 2008, rischiano di diventare
utili solo al sistema repressivo ma non portare nulla alla
popolazione locale.
L'APM ha chiesto più volte al CIO di prendere atto delle
gravi implicazioni legate a Sochi come luogo dei giochi olimpici.
Queste riguardano sia le violazioni dei diritti umani ma sono
anche storiche. Nel 19. secolo Sochi è stata luogo della
sanguinosa battaglia dei Circassi contro il dominio russo. Perse
le guerre, i Circassi hanno subíto massacri e
deportazioni. Oggi i discendenti dei sopravvissuti vivono sparsi
nel mondo. I crimini di allora vengono tuttora taciuti
tant'è che per i Circassi lo svolgimento dei Giochi
Olimpici a Sochi costituisce una provocazione e la denigrazione
della loro storia e cultura. Le autorità russe finora
hanno ignorato le richieste circasse di onorare le vittime della
storia coloniale russa e hanno anzi tentato di intimidire e
reprimere le voci degli attivitsti circassi.
Secondo il rapporto del 6 settembre 2013 dell'International
Crisis Group, il Caucaso del Nord è la regione con il
più alto potenziale di violenza. Solo nel 2012 ci sono
state 1.225 persone vittime di violenze. Lo stesso Consiglio
Europeo ha ripetutamente criticato le torture, gli omicidi, la
sparizione di persone, gli arresti arbitrari, la violenza contro
le donne e altre violazioni dei diritti umani commesse nella
regione.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120803ait.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111117it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100714ait.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090716it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090624it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090401it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090119ait.html
| www.gfbv.it/3dossier/cecenia/cec-rep40-it.html
in www: www.sova-center.ru/en/ |
www.memo.ru