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Sudan del Sud: continuano gli scontri armati nonostante il cessate il fuoco

APM chiede un controllo più efficace della tregua

Bolzano, Göttingen, 27 gennaio 2014

Scene di strada in Sudan del Sud. Foto: Dr. John Ariki. Scene di strada in Sudan del Sud. Foto: Dr. John Ariki.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto alla comunità internazionale di esercitare maggiore pressione sulle parti in conflitto in Sudan del Sud affinché rispettino i termini della tregua firmata la scorsa settimana. Nonostante il cessate il fuoco sia entrato in vigore lo scorso 24 gennaio nel paese continuano gli scontri armati. Mentre le parti in causa si accusano a vicenda del mancato rispetto della tregua la popolazione civile continua a morire e resta difficile se non impossibile fornire i primi e fondamentali aiuti alla popolazione.

Secondo gli accordi firmati il 23 gennaio ad Addis Abeba, il cessate il fuoco avrebbe dovuto entrare in vigore entro le 24 ore successive ma molti testimoni riferiscono che in alcune parti del paese i combattimenti siano addirittura aumentati di intensità. L'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Intergovernmental Authority on Development - IGAD), mediatrice nelle trattative degli accordi, non ha ancora stabilito quando gli osservatori inizieranno a controllare il rispetto della tregua ma ha annunciato la formazione di un "comitato congiunto per le questioni tecniche" che a sua volta dovrebbe creare un gruppo di osservatori per il monitoraggio e il controllo del cessate il fuoco. La composizione del gruppo di controllo non è facile poiché alcuni paesi limitrofi del Sudan del Sud non sono considerati imparziali dalle parti in conflitto. Resta anche da chiarire come il gruppo di controllo sarà finanziato. Il governo sudsudanese esclude anche la possibilità della partecipazione al gruppo di controllo di membri della missione ONU (UNMISS) nel paese accusandola di prendere le parti dei ribelli attorno al ex-vicepresidente Riek Machar.

Secondo le stime dell'APM, dal 15 dicembre 2013 ad oggi più di 600.000 persone sono fuggite dagli scontri armati. Di questi circa 510.000 sono profughi interni mentre 91.000 sono fuggiti nei paesi limitrofi. Nelle scorse cinque settimane molte regioni del Sudan del Sud hanno subito maggiori violenze e devastazioni di quanto ne abbiano subite nei 38 anni di guerra (1955-1972 e 1983-2004)contro il Sudan. Sia le truppe governative sia le milizie di Riek Machar hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani.