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Sudan del Sud: 870.000 persone in fuga - 3,7 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari

Corsa contro il tempo evitare la catastrofe per fame in Sudan del Sud

Bolzano, Göttingen, 17 febbraio 2014

Scene di strada in Sudan del Sud. Foto: Dr. John Ariki. Scene di strada in Sudan del Sud. Foto: Dr. John Ariki.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è molto preoccupata per la situazione in Sudan del Sud e teme una catastrofe umanitaria nel paese africano. 3,7 milioni di Sudsudanesi hanno urgentemente bisogni di aiuti alimentari, in particolare viveri e medicinali. Per le organizzazioni umanitarie si tratta dia gara contro il tempo per riuscire a garantire alla popolazione il minimo necessario alla sopravvivenza prima dell'inizio della stagione delle piogge. Con l'arrivo delle piogge diventerà estremamente difficile e in parte impossibile raggiungere la popolazione. Purtroppo non è in vista un miglioramento della situazione della popolazione civile del paese vittima di continue guerre. La crisi umanitaria nel paese rischia di aggravarsi drammaticamente nei prossimi mesi quando la mancanza di cibo diventerà ancora più opprimente. La guerra civile scoppiata nel dicembre 2013 ha impedito la semina e la coltivazione dei campi e presto la popolazione, che in larga parte vive di agricoltura di sussistenza, subirà le conseguenze del mancato raccolto.

Le organizzazioni umanitarie devono affrontare anche il problema della sicurezza dovuto alle ripetute e molteplici violazioni dell'armistizio. La situazione nel paese è tutt'altro che pacificata e gli 870.000 profughi sudsudanesi si rifiutano ancora di tornare a casa. Sia il governo sudsudanese sia i ribelli vicini all'ex-vicepresidente Riek Machar sono responsabili di violazioni del cessate il fuoco concordato lo scorso 23 gennaio 2014. L'APM si è appellato alla comunità internazionale affinché eserciti le necessarie pressioni per far rispettare ai contendenti tutte le condizioni contenute nel cessate il fuoco, tra cui ad esempio il ritiro delle truppe ugandesi dal paese. All'apice della guerra civile, l'Uganda aveva mandato le sue truppe in sostegno al governo sudsudanese.

Secondo il punto 1e del trattato di armistizio, le parti in causa sono tenute a ritirare anche le truppe di tutti gli alleati, e quindi anche quelle ugandesi. Secondo alcuni mezzi di informazione ugandesi però, il ritiro delle truppe è previsto solo per dopo le elezioni previste nel 2015. Questo costituirebbe una chiara violazione del trattato di armistizio e rischia di diventare causa per una ripresa degli scontri.

Il mantenimento delle truppe ugandesi in Sudsudan e con esse il mantenimento dell'attuale governo potrebbe però corrispondere agli interessi della Cina che nel paese africano ha fatto grandi investimenti nel settore petrolifero. Certo la presenza di truppe straniere a mantenere lo status quo non giova alla democrazia e alle libere elezioni nella giovane repubblica africana. La situazione in Sudsudan e il prolungato stazionamento di truppe ugandesi nel paese potrebbe infine comportare conflitti anche con i paesi vicini e potrebbe diventare causa di destabilizzazione in tutta l'Africa orientale.