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Corte Penale Internazionale decide se indagare sui crimini di guerra in Afghanistan

Associazioni per i diritti umani chiedono di porre fine all'impunità

Bolzano, Göttingen, 2 febbraio 2018

Lo scorso 20 novembre 2017 la procuratrice capo dell'ICC Fatou Bensouda ha ufficialmente chiesto l'avvio di un procedimento istruttorio per possibili crimini di guerra e contro l'umanità in Afghanistan. Foto: Heinrich-Böll-Stiftung via Flickr. Lo scorso 20 novembre 2017 la procuratrice capo dell'ICC Fatou Bensouda ha ufficialmente chiesto l'avvio di un procedimento istruttorio per possibili crimini di guerra e contro l'umanità in Afghanistan. Foto: Heinrich-Böll-Stiftung via Flickr.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) accoglie con grande favore la decisione della Corte Penale Internazionale (ICC) di voler valutare la possibilità di avviare un'istruttoria sui crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi in Afghanistan. Per l'APM è fondamentale che si ponga fine all'impunità imperante in Afghanistan per quanto riguarda i crimini di guerra commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto tuttora in corso nel paese. Senza la fine dell'impunità nessun profugo afghano sarà disposto a tornare nel paese. Le indagini potrebbero riguardare sia i signori della guerra, sia i Taliban, lo Stato Islamico, le forze di sicurezza ufficiali afghane ma anche le forze militari straniere. In Afghanistan solamente nel 2017 si sono contati 156 attacchi a cooperanti internazionali che sono da considerarsi crimini di guerra.

Lo scorso 20 novembre 2017 la procuratrice capo dell'ICC Fatou Bensouda ha ufficialmente chiesto l'avvio di un procedimento istruttorio per possibili crimini di guerra e contro l'umanità in Afghanistan. Il 31 gennaio 2018 è scaduto il termine per la consegna delle testimonianze. I crimini su cui potrebbe indagare sono tortura, rapimenti, attacchi terroristici ed esecuzioni di massa commessi da rappresentanti ed organizzazioni statali e non-statali.

L'APM attende ora il risultato delle indagini preliminari che potrebbero costituire un importante segnale per tutte le parti in causa nel conflitto, segnalando che sono finiti i tempi dell'impunità e delle amnistie per i crimini contro l'umanità commessi. Nel 2007 il Parlamento afghano ha emesso una controversa legge di amnistia per questi crimini e spesso capita di vedere importanti signori della guerra essere insigniti di incarichi governativi. Un esempio è il generale Abdul Rachid Dostum, che nonostante le accuse di torture e massacri e le massicce proteste, nel 2014 è stato nominato vicepresidente della Repubblica dell'Afghanistan.

L'APM si rende conto che, qualunque sia la decisione finale dell'ICC, le indagini in Afghanistan saranno estremamente difficili da portare avanti. E' poco probabile che le istituzioni afghane saranno disposte a collaborare proprio come è difficile che possa essere avviata un'istruttoria contro soldati dell'esercito USA. Gli USA non hanno aderito alla Corte Penale Internazionale e si oppongono a ogni tentativo di incriminare soldati statunitensi per crimini commessi. Avviare indagini sui crimini commessi in Afghanistan migliorerebbe in ogni caso la credibilità della Corte Penale internazionale che spesso e da più parti viene accusata di concentrarsi solo sui crimini commessi in Africa.