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Vertice UE / Turchia

APM chiede ritiro da Afrin e rispetto dei diritti fondamentali delle minoranze in Turchia

Bolzano, Göttingen, 26 marzo 2018

I timori di attacchi ad Afrin da parte dell'esercito turco sono purtroppo diventati realtà: nella regione si rischia una catastrofe umanitaria. Foto: GfbV. I timori di attacchi ad Afrin da parte dell'esercito turco sono purtroppo diventati realtà: nella regione si rischia una catastrofe umanitaria. Foto: GfbV.

In occasione dell'odierno vertice tra Turchia e Unione Europea in Bulgaria, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede all'Europa di pretendere dalla Turchia l'immediato ritiro delle proprie truppe e di quelle dei loro alleati da Afrin nel Kurdistan siriano. L'invasione turca ha causato la fuga in massa di più di 170.000 persone, ha portato violenza e distruzione e ha ulteriormente destabilizzato una regione già fragile. Per l'APM, l'invasione e il terrore turco ad Afrin discreditano in toto la Turchia come interlocutore con l'Europa. L'APM chiede però che l'Europa si soffermi anche sulla grave situazione dei diritti umani in Turchia. Il governo turco deve finalmente concedere la libertà di culto a Cristiani, Aleviti e Yezidi e un'ampia autonomia alla regione kurda in Turchia garantendo la parità linguistica tra il turco e il kurdo. Solo in questo modo possono essere poste le basi per la democrazia e la pace.

Secondo l'APM è però improbabile che il governo turco possa procedere con riforme di questo tipo considerato che la Turchia è oggi il maggiore carcere mondiale per giornalisti, sindaci, parlamentari di opposizione, scrittori e scienziati. La collaborazione con la Turchia dovrebbe presupporre la liberazione dei prigionieri politici e il rispetto dei diritti democratici fondamentali. Finché il regime di Erdogan viola in modo così palese la libertà di stampa, di opinione, di associazione e di organizzazione non vi può essere alcuna base su cui ampliare la collaborazione tra Europa e Turchia.

Secondo l'APM, non basta che l'Europa comunichi al regime di Erdogan le sue perplessità sulla violazione dei diritti democratici fondamentali nel paese, è ora che tragga le conclusioni dall'attuale e sempre più grave situazione e quindi ponga fine alla collaborazione tra gli apparati di polizia europei e turchi e decida finalmente l'embargo alla vendita di armamenti e tecnologie per la sicurezza alla Turchia. Quanto l'Europa faccia finta di ignorare la situazione di repressione in Turchia è dimostrato dall'interesse manifestato dalla Turchia per l'ammodernamento dei carri armati Leopard 2. Secondo quanto dichiarato dalla stessa ditta produttrice Rheinmetall un accordo in tal senso è già stato negoziato cinque mesi fa, e secondo i dati forniti dal Ministero federale per l'Economia tedesco, tra il 18 dicembre 2017 e il 24 gennaio 2018 sono stati autorizzati 31 esportazioni di armamenti in Turchia. Considerata l'invasione turca ad Afrin, in cui i carri armati tedeschi sono stati massicciamente usati, è ora che l'Europa ponga immediatamente fine alle sue esportazioni di armi in Turchia.

MOZIONE N. 880/18 "Solidarietà con la regione autonoma Rojava/Siria del nord - Fermiamo l'avanzata militare turca verso Afrin": www2.landtag-bz.org/documenti_pdf/idap_504407.pdf

MOZIONE N. 663/16 "Solidarietà e sostegno alla popolazione e alle esperienze democratiche nel territorio di Rojava": www2.landtag-bz.org/documenti_pdf/IDAP_504261.pdf