In: Home > News > Segnali di distensione nel Corno d'Africa: l'Etiopia riconosce i confini con l'Eritrea
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Bolzano, Göttingen, 6 giugno 2018
La cattedrale copta di Asmara, Eritrea. Foto: Wikipedia.
L'Associazione per i popoli Minacciati (APM) saluta con
speranza la decisione del governo etiope di riconoscere i confini
con l'Eritrea così come stabiliti dalla Corte
Internazionale dell'Aia nel 2002. Dopo la sanguinosa guerra del
1998-2000 costata la vita ad almeno 100.000 persone, l'Etiopia si
era impegnata con gli accordi di pace di Algeri del 2000 a
riconoscere il verdetto di un'istanza neutrale per quanto
riguarda il percorso dei confini con il paese vicino.
Successivamente l'Etiopia si è però rifiutata di
accettare il verdetto della Corte dell'Aia favorevole
all'Eritrea.
Il rifiuto etiope ha di fatto rafforzato la posizione del
dittatore eritreo Isaias Afewerki che con il pretesto della
mancata applicazione degli accordi di pace ha potuto mantenere il
paese in uno stato di guerra latente con un apparato militare
smisurato, il reclutamento forzato e un servizio militare
obbligatorio e illimitato nel tempo.
Ora, dopo anni di sofferenze e violenze legati ai conflitti di
confine, il governo etiope ha deciso di applicare il verdetto
della Corte Internazionale dell'Aia. La decisione, che certamente
verrà festeggiata dalla popolazione civile di entrambi i
paesi, costituisce un trionfo diplomatico per l'Eritrea con
risvolti anche sul piano internazionale. In considerazione
dell'importanza politica e strategica dell'Etiopia, la
comunità internazionale ha finora preso le parti
dell'Etiopia rifiutandosi di chiedere al paese il rispetto degli
accordi di pace e stigmatizzando invece l'Eritrea. Afewerki dal
canto suo ha utilizzato la posizione internazionale a fini
propagandistici, sostenendo che l'Eritrea era vittima di una
congiura internazionale che a sua volta giustificava un esercito
forte di 200.000 militari su un totale di popolazione di appena
6,5 milioni di persone.
Secondo l'APM, il trionfo diplomatico eritreo potrebbe avere
conseguenze anche per lo stesso dittatore Afewerki. Venendo a
mancare il pretesto per mantenere uno stato di guerra, potrebbe
ora aumentare la pressione anche interna per ridurre le forze
armate, abolire il servizio militare illimitato, introdurre
riforme democratiche e il rispetto dei diritti umani e potrebbe,
alla fine, portare alla fine della stessa dittatura. Il servizio
militare illimitato nel tempo è attualmente la maggiore
causa di fuga dei giovani eritrei che costituiscono uno dei
maggiori gruppi di profughi in approdo in Italia.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2018/180219it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150617it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2013/131008it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2016/161201it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2016/161004it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2016/160810it.html
| www.gfbv.it/3dossier/africa/oromo.html
| www.gfbv.it/3dossier/africa/anuak-it.html
in www: https://it.wikipedia.org/wiki/Eritrea