A cura di Wolfgang Mayr
Bolzano, 20 marzo 1999
INDICE
Introduzione | Un diritto, non
una grazia | Principali richieste | Le dichiarazioni di Ennio Chiodi | [ IT ] Radio e televisiun
rumantscha / [ DE ] Radio e televisiun rumantscha
Altri documenti
Attività dell'Associazione per i popoli
minacciati e dell'Osservatore per le minoranze dell'UsigRai |
[ DE ] Ladiner und RAI. Referat von Lois
Trebo | Esempio Svizzera
Per sopperire ad una grave e decennale mancanza nell'assetto
generale del servizio pubblico radiotelevisivo, l'UsigRai ha
istituito l'Osservatore minoranze/UsigRai. Su iniziativa del
Comitato di redazione (Cdr) del Friuli Venezia Giulia il 4
ottobre 1997 è stato organizzato ad Udine un incontro di
Cdr delle regioni a statuto speciale. Da quell'incontro
scaturì il convegno su minoranze e mass media a
Bolzano/Bozen/Bulsan (18 - 20 marzo 1999). I frutti immediati del
convegno sono stati ben pochi. Purtroppo al convegno era quasi
assente la politica, che avrebbe il compito costituzionale della
tutela delle minoranze linguistiche (art. 6 della
Costituzione).
L'UsigRai e l'Associazione per i popoli minacciati hanno rivolto
diversi appelli al Governo, al Parlamento e ai vertici della Rai
per spingere verso la realizzazione di una rete per le minoranze
linguistiche. Il direttore della Testata Unificata TG3-TGR Ennio
Chiodi, su esplicito invito dell'Associazione per i popoli
minacciati e dell'Osservatore minoranze/UsigRai, nel suo piano
editoriale ha inserito diversi punti a favore delle minoranze
linguistiche. È su questo piano editoriale - che
intendiamo non solo come dichiarazione di principio, ma come
programma d'azione - che si dovranno realizzare i palinsesti per
le minoranze. Per un buon esito del progretto c'è bisogno
di fatti concreti, non certo di riflessioni astratte, e
c'è bisogno, come primo passo, di esprimere senza
circonlocuzioni quelli che sono i diritti fondamentali delle
minoranze.
Le minoranze linguistiche hanno diritto a trasmissioni
radiofoniche e televisive nella propria lingua; tale servizio
deve essere svolto dalla rete pubblica della Rai. Finora questo
diritto è stato riconosciuto soltanto - in misura in
alcuni casi molto ridotta - per Francesi, Tedeschi, Ladini (solo
province di Bolzano e Trento) e Sloveni. La Rai non trasmette
nessun programma in albanese, catalano, croato,
franco-provenzale, friulano, greco, occitano, sardo, romanes. La
gran parte delle minoranze d'Italia è dunque esclusa da un
diritto che dovrebbe essere ovvio in un sistema politico fondato
(almeno nelle dichiarazioni) sui principi dei diritti umani e
dunque sulla parità dei cittadini.
Mentre la Rai spende fior di miliardi per produrre i più
svariati programmi in lingua italiana (una parte di
qualità infima), si dimostra avara con le minoranze. La
Rai è un'istituzione di carattere pubblico con dei
concreti doveri verso il pubblico (di tutte le lingue d'Italia);
la Rai e la classe politica non possono continuare a sottrarsi ai
loro obblighi.
L'Associazione per i popoli minacciati e l'Osservatore minoranze/UsigRai per il rispetto dei diritti inalienabili delle minoranze linguistiche avanzano le seguenti principali richieste:
Si ribadisce che le trasmissioni nella lingua di minoranza non sono da considerarsi una grazia che magnanimamente viene concessa alle minoranze, ma un diritto inalienabile che finora è stato negato. Se ora non si procede speditamente alla realizzazione di una rete per le minoranze linguistiche, a causa dello stato disastroso in cui si trovano, queste spariranno. E tutti, tra politici a livello nazionale e regionale, dirigenti e responsabili Rai, giornalisti Rai della maggioranza, saranno da considerarsi colpevoli e/o consenzienti.
Il direttore Ennio Chiodi, su invito dell'Associazione per i
popoli minacciati e dell'Osservatore minoranze/UsigRai, ha
inserito richieste per le minoranze nel suo piano editoriale. "Il
primo marzo", scrive Chiodi, "è entrata in vigore la
Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la tutela delle
minoranze nazionali. E' giunto il momento per riflettere
seriamente come in una Rete a vocazione territoriale del Servizio
Pubblico Radiotelevisivo, anche le altre "lingue tagliate"
possano finalmente accedere a questo diritto".
"Molti di voi conscono la mia sensibilità per la tutela
delle minoranze linguistiche che vivono all'interno dei nostri
confini. Ritengo che l'impegno del Servizio Pubblico non debba
esaurirsi nel semplice rispetto delle Convenzioni stipulate con
la Presidenza del Consiglio. L'impegno dello Stato è un
preciso obbligo democratico, previsto del resto dall'articolo 6
della nostra Costituzione, ma sono convinto che contribuire alla
difesa di storie, lingue e culture diverse, nel rispetto convinto
dei diritti di queste popolazioni, nella conoscenza reciproca e
nella tolleranza, sia un atteggiamento di grande civiltà
ed un arricchimento per tutti noi. Il mio impegno in questo
settore è esplicito e voglio ribadirlo. Considero un
momento di crescita la recente nascita del nuovo Telegiornale in
lingua ladina, che saluto con soddisfazione, e mi
impegnerò, per quanto potrò, non solo a garantire
ma anche ad ampliare l'informazione in lingua tedesca, slovena e
francese, sia per quanto riguarda gli spazi, che per quanto
riguarda le aree di diffusione. Ci impegniamo a rispettare gli
obblighi di produzione in lingua francese in Val d'Aosta e a
costruire le condizioni per realizzare una seconda edizione della
Tagesschau da Bolzano.
La Divisione ha già iniziato l'esame delle specifiche
ipotesi organizzative e di palinsesto che dovranno essere
sottoposte alla "intesa" con le Giunte delle Regione e delle
Province autonome della Val d'Aosta, del Friuli Venezia Giulia,
di Bolzano e di Trento, opportunatamente previste dalla Legge
249". Ennio Chiodi esprime inoltre l'intento di sviluppare una
collaborazione transfrontaliera, "sia per quanto riguarda le
coproduzioni (il Presidente de France Television che ho
incontrato recentemente a Parigi mi ha manifestato grande
interesse), sia per quanto riguarda lo scambio reciproco del
segnale o la costruzione di vere e proprie reti
multilingue".
Si ringrazia il sig. Chiodi per la disponibilità finora
dimostrata, e ci auguriamo che i vertici della Rai e la classe
politica sostengano il progetto, attuando - dopo ben 50 anni di
attesa - i principi della Costituzione.
La Svizzera è un paese quadrilingue; le quattro lingue nazionali secondo il censimento del 1990 si presentano nei seguenti rapporti: 64% tedeschi, 19% francesi, 8% italiani e 0,6 % retoromanzi [romanci/ladini]; ciò significa che le tre minoranze messe insieme non raggiungono nemmeno il 50% della maggioranza. Ciò nonostante nella Svizzera intera vengono trasmessi programmi radiotelevisivi nelle quattro lingue nazionali.
La società radiotelevisiva svizzera SRG venne fondata nel 1931 e oggi con più di 6.000 collaboratori è la maggiore azienda di informazione radiotelevisiva del paese. La struttura della società garantisce una rappresentanza equilibrata di tutte le regioni linguistiche e di tutti gli strati sociali nonché l'indipendenza politica della struttura aziendale. Sette unità aziendali (SF DRS / SR DRS / TSR / RSR / RTSI / RTR und SRI) e la direzione generale formano l'azienda, che viene gestita secondo il principio della holding. I programmi readiotelevisivi della SRG vengono finanziati per il 75% dai canoni e per il 25% da pubblicità. L'incarico di programma, la concessione SRG, viene data dal Consiglio Federale, cioè dal Governo Federale, che deve anche stabilire il canone: per la radio 158 franchi annui [ca. 190.000 lire], per la televisione 244 franchi annui [ca. 300.000 lire].
L'incarico alla SRG dice: La SRG fornisce:
Parallelamente all'incarico e al consolidamento finanziario
dell'azienda SRG c'è la necessità di un
atteggiamento solidale e del rispetto delle minoranze
linguistiche. Già la distribuzione dei fondi da parte
dell'amministrazione dell'azienda alle singole unità
aziendali svantaggia la più grande regione linguistica,
cioè quella tedesca, che produce la parte maggiore delle
entrate (canoni / entrate pubblicitarie), e pone invece in
vantaggio le tre regioni linguistiche minori. Nel caso di una
distribuzione dei fondi in proporzione alla consistenza dei
gruppi linguistici, solo la radio e la televisione della Svizzera
tedesca potrebbero fornire un servizio d'informazione completo.
Il più grande gruppo linguistico procura oggi più
di due terzi delle entrate dell'azienda e nella distribuzione ne
riceve di ritorno un po' più del 50%; così alle tre
regioni minoritarie viene resa possibile la realizzazione di un
programma adeguato.
Un buon esempio di tolleranza praticata quotidianamente è
anche la messa in onda di programmi televisivi romanci nelle ore
di punta (ogni giorno alle 18.50!) sul canale principale della
Svizzera tedesca (SF DRS 1).
Nella realizzazione di progetti programmatici nazionali tutte le regioni linguistiche vengono trattate ugualmente. In occasione di grandi eventi sportivi (Giochi Olimpici / Campionati Mondiali) partecipano sempre collaboratori da tutte e quattro le regioni linguistiche per rendere possibile un programma quadrilingue.
Con un nuovo CD (Corporate Design) "SRG SSR idée suisse" l'amministrazione dell'azienda vuole coltivare e sottolineare il pensiero della solidarietà reciproca e della molteplice unità verso l'interno e verso l'esterno. Un traguardo importante è quello che le regioni linguistiche si conoscano meglio tra di loro, che progetti mediali comuni vengano promossi e sostenuti. Riunioni di lavoro nazionali con rappresentanti di tutte e quattro le regioni linguistiche, scambio di programmi e stage di collaboratori in sedi di lingua diversa sono un buon inizio per la realizzazione quotidiana di una migliore comprensione per le minoranze. La dura lotta di concorrenza economica tra i mass media richiede contromisure, affinché anche progetti programmatici economicamente non interessanti e allo stesso tempo finanziariamente impegnativi possano sostenersi e sopravvivere. Il processo di globalizzazione, che procede potentemente, nelle imprese ha fortemente migliorato il valore delle minoranze come terreno d'identificazione. Anche l'uomo moderno cerca protezione e radici salde nella sua movimentata vita quotidiana. La sua patria e la sua lingua materna spesso sono l'isola ricercata; con offerte attrative nel campo dei mass media raggiungiamo porte e finestre spalancate e un pubblico grato sia per la radio sia per la televisione. Il rispetto e la tutela di minoranze oggi è un compito europeo che ogni stato deve attuare con mira e serietà, nell'interesse di una migliore convivenza sul nostro continente. Lo sviluppo tecnologico nei mass media radiotelevisivi già da tempo ha soppresso i confini, e noi abbiamo la possibilità e la responsabilità di trasmettere i contenuti giusti.
Die Schweiz ist ein viersprachiges Land, wobei sich die vier
Landessprachen nach der letzten Volkszählung von 1990 in
folgender Stärke präsentieren: 64% Deutsch /
19%Französisch / 8%Italienisch und 0,6 % Rätoromanisch;
d.h. die drei Sprachminderheiten zusammengezählt, erreichen
nicht die Hälfte der Sprachmehrheit. Trotzdem wird die ganze
Schweiz mit Radio - und Fernsehprogrammen in allen vier
Landessprachen versorgt.
Die Schweizerische Radio - und Fernsehgesellschaft, SRG, wurde
1931 gegründet und ist heute mit über 6000
MitarbeiterInnen das grösste Unternehmen für
elektronische Medien des Landes. Die Gesellschaftsstruktur der
SRG garantiert eine ausgewogene Vertretung aller Sprachregionen
und Bevölkerungsschichten, sowie die politische
Unabhängigkeit der Unternehmensstruktur. Sieben
Unternehmenseinheiten (SF DRS / SR DRS / TSR / RSR / RTSI / RTR
und SRI) bilden zusammen mit der Generaldirektion das
Unternehmen, welches nach Holding - Prinzip geführt wird.
Die Radio- und Fernsehprogramme der SRG werden zu 75% über
Empfangsgebühren und 25% über Werbeeinnahmen
finanziert. Der Programmauftrag , die Konzession der SRG ,
erteilt der Bundesrat; d.h. die schweizerische Landesregierung.
Sie ist auch für die Festsetzung der Empfangsgebühr
verantwortlich: Radio: Fr. 158.- pro Jahr, Fernsehen: Fr. 244.-
pro Jahr.
Der Auftrag an die SRG lautet: Die SRG veranstaltet:
Parallel zum Auftrag und zur finanziellen Sicherung des
Unternehmens SRG braucht es eine solidarische Grundeinstellung
und eine Respektierung der sprachlichen Minderheiten. Bereits die
Mittelzuteilung der Geschäftsleitung an die einzelnen
Unternehmenseinheiten benachteiligt die stärkste
deutschsprachige Sprachregion, die den Hauptteil der Einnahmen
(Empfangsgebühren / Werbeeinnahmen ) erbringt, und
bevorteilt die drei kleineren Sprachregionen. Bei einer den
Sprachstärken angepassten Mittelzuteilung, könnten nur
Radio und Fernsehen der deutschsprachigen Schweiz ihren
Informationsbeitrag voll erfüllen. Die grösste
Sprachgruppe erwirtschaftet heute mehr als 2/3 der Einnahmen und
erhält über die Zuteilung gut 50% zurück ; d.h.
damit wird den drei Minderheitsregionen die Realisierung eines
angemessenen Programmes ermöglicht.
Ein gutes Beispiel von täglich gelebter Toleranz ist auch
die Ausstrahlung von rätoromanischen Fernsehbeiträgen
zu besten Sendezeiten (täglich 18.50 Uhr !) auf dem
Hauptkanal der deutschsprachigen Schweiz (SF DRS 1). Bei der
Realisierung von nationalen Programmprojekten werden jeweils alle
vier Sprachregionen gleich behandelt. Anlässlich von grossen
Sportereignissen (Olympische Spiele / Weltmeisterschaften ) sind
jeweils MitarbeiterInnen aus allen vier Sprachregionen dabei,
damit ein viersprachiges Programm ermöglicht wird.
Mit einem neuen CD (Corporate Design) "SRG SSR idée
suisse" möchte die Geschäftsleitung nach innen und nach
aussen den Gedanken der gegenseitigen Solidarität und der
vielfältigen Einheit pflegen und unterstreichen. Ein
wichtiges Ziel ist es, dass sich die Sprachregionen besser kennen
lernen, dass gemeinsame Medienprojekte gefördert und
unterstützt werden. Nationale Arbeitssitzungen mit
Vertretern aller vier Sprachregionen, Programmaustausch und
Stages von MitarbeiterInnen in anderssprachigen Studios, sind
gute Ansätze für die tägliche Umsetzung eines
besseren Verständnisses für Minderheiten. Der harte
wirtschaftliche Konkurrenzkampf innerhalb der elektronischen
Medien verlangt Gegenmassnahmen, damit auch wirtschaftlich
uninteressante und trotzdem finanziell aufwendige
Programmprojekte bestehen und überleben können. Der
stark voranschreitende Globalisierungsprozess bei den
Unternehmungen hat den Stellenwert der Minderheiten als
Identifikationsfeld stark verbessert. Auch der moderne Mensch
sucht Geborgenheit und feste Wurzeln in seinem lebhaften Alltag.
Seine engere Heimat und seine Muttersprache sind oft die gesuchte
Insel; mit attraktiven Medienangeboten erreichen wir offene
Türen und Fenster und ein dankbares Radio - und
Fernsehpublikum. Die Berücksichtigung und Pflege von
Minderheiten ist heute eine europäische Aufgabe, die jeder
Staat ernsthaft und gezielt verfolgen muss, im Interesse eines
besseren Zusammenlebens in unserem Kontinent. Die technologische
Entwicklung hat bei den elektronischen Medien die Grenzen
längstens aufgehoben, wir haben die Chance und die
Verantwortung die richtigen Inhalte zu vermitteln.
L'Associazione per i Popoli Minacciati Internazionale Le fa i
suoi auguri per la Sua nomina a direttore dei tg regionali. Siamo
convinti che un uomo che conosce bene una realtà
plurilingue come quella sudtirolese per la Rai e per una futura
politica di informazione per le minoranze possa significare solo
un progresso. Di un progresso c'è veramente bisogno, vista
la sconsolata realtà dei servizi radiotelevisivi in lingua
di minoranza.
Il 4 ottobre 1997 ad Udine si tenne l'assemblea dei Comitati di
Redazione della Testata Giornalistica Regionale della Rai nelle
Regioni a statuto speciale. In questo incontro venne approvato un
documento in cui i comitati di redazione invitavano l'UsigRai e i
vertici della Rai ad incontrare i rappresentanti delle minoranze
linguistiche e di affrontare il problema del servizio pubblico
radiotelevisivo nelle lingue minoritarie. Nel frattempo, per
quanto ci risulta, ben poco o quasi niente è successo.
Unico progresso fu il nuovo telegiornale per la minoranza ladina
del Trentino-Sudtirolo, progresso peraltro promesso già
anni fa e in misure ben più ampie. Sono tuttora privi di
servizi radiotelevisivi i ladini della provincia di Belluno e le
altre minoranze d'Italia, escluse la minoranza tedesca (Alto
Adige), la minoranza slovena (Friuli-Venezia Giulia), la
minoranza francese (Aosta) e la minoranza ladina
(Trentino-Sudtirolo).
La Rai in funzione di rete pubblica deve dar voce alle lingue di
minoranza del Paese. Tutti i cittadini della Repubblica hanno il
diritto a servizi radiotelevisivi nella propria lingua. È
necessario perciò un canale con palinsesti regionali che
diano ampio spazio alle minoranze. I vertici della Rai e i Cdr
devono impegnarsi affinché vengano realizzati gli spazi
adegauti per tutte le lingue di minoranza della Repubblica
Italiana nel palinsesto della radiofonia e della televisione
pubblica. Le possibilità tecniche e amministrative ci sono
tutte, dipende solo dalla volontà. Basta ricordare che i
50.000 ladini della Svizzera hanno un servizio radiofonico
pubblico di 14 ore giornaliere.
Bisogna forse sottolineare che non si tratta di una grazia che la
Rai concederebbe, bensì di un diritto inalienabile dei
cittadini di lingua minoritaria - pure loro pagano le tasse e
(né più né meno dei cittadini di madrelingua
italiana) il canone Rai, pur non ricevendo in contraccambio
nessun servizio radiotelevisivo in madrelingua. È dunque
un'ingiustizia evidente che va eliminata. I servizi
radiotelevisivi in madrelingua peraltro fanno parte dei diritti
di ogni comunità linguistica.
La Camera dei Deputati ha varato una legge sulle minoranze, nella
quale è prevista anche la presenza delle lingue
minoritarie nei mass media. La Rai dunque, in previsione di
un'approvazione della legge al Senato e in concordanza con
l'articolo 6 delle Costituzione, deve realizzare tutte le
infrastrutture necessarie e pure avviare il processo politico per
avere tutti i finanziamenti necessari per la produzione e la
messa in onda di programmi culturali e giornalistici nelle lingue
minoritarie.
Non possono inoltre continuare ad esistere assurde frontiere
amministrative come la tripartizione della Ladinia voluta da
Mussolini che oggi trova tanti seguaci in tutte e tre le province
e in tutti le loro forze politiche, tripartizione che impedisce
ai ladini di Fodom e Cortina la ricezione dei programmi
televisivi della Rai in lingua ladina.
Il 4 ottobre 1997 ad Udine si tenne l'assemblea dei Comitati
di Redazione della Testata Giornalistica Regionale della Rai
nelle Regioni a statuto speciale. In questo incontro venne
approvato un documento in cui i comitati di redazione invitavano
l'UsigRai e i vertici della Rai ad incontrare i rappresentanti
delle minoranze linguistiche e di affrontare il problema del
servizio pubblico radiotelevisivo nelle lingue minoritarie.
La Rai in funzione di rete pubblica deve dar voce alle lingue di
minoranza del Paese. Tutti i cittadini della Repubblica hanno il
diritto a servizi radiotelevisivi nella propria lingua. È
necessario perciò un canale con palinsesti regionali che
diano ampio spazio alle minoranze. I vertici della Rai e i Cdr
devono impegnarsi affinché vengano realizzati gli spazi
adegauti per tutte le lingue di minoranza della Repubblica
Italiana nel palinsesto della radiofonia e della televisione
pubblica. Le possibilità tecniche e amministrative ci sono
tutte, dipende solo dalla volontà. Basta ricordare che i
50.000 ladini della Svizzera hanno un servizio radiofonico
pubblico di 14 ore giornaliere.
La Camera dei Deputati ha varato una legge sulle minoranze, nella
quale è prevista anche la presenza delle lingue
minoritarie nei mass media. La Rai dunque, in previsione di
un'approvazione della legge al Senato e in concordanza con
l'articolo 6 delle Costituzione, deve realizzare tutte le
infrastrutture necessarie e pure avviare il processo politico per
avere tutti i finanziamenti necessari per la produzione e la
messa in onda di programmi culturali e giornalistici nelle lingue
minoritarie.
Non possono inoltre continuare ad esistere assurde frontiere
amministrative come la tripartizione della Ladinia voluta da
Mussolini che oggi trova tanti seguaci in tutte e tre le province
e in tutti le loro forze politiche, tripartizione che impedisce
ai ladini di Fodom e Cortina la ricezione dei programmi
televisivi della Rai in lingua ladina. L'Associazione
Internazionale per i Popoli Minacciati si dichiara soddisfatta
per il fatto che la direzione della Rai abbia accolto bene le
proposte per una rete fatta su misura delle minoranze
linguistiche. Il direttore Ennio Chiodi ha presentato un piano
editoriale che in diversi punti essenziali è in sintonia
con le proposte della Associazione per i Popoli Minacciati. Si
tratta di un progresso di rivlievo nella storia del servizio
pubblico radiotelevisivo della Rai.
Per realizzare la rete plurilingue della Rai bisogna che si
facciano senza rinvii passi concreti. Come primo passo per la
nuova rete l'Associazione per i Popoli Minacciati suggerisce uno
hearing dei vertici della Rai e degli esponenti della maggioranza
parlamentare con rappresentanti delle minoranze linguistiche. I
rappresentanti devono essere sia politici che culturali; difatti,
molte minoranze per mancanza di norme di tutela non hanno nemmeno
una rappresentanza politica. Invitare allo hearing solo
rappresentanti politici significherebbe dunque confermare gli
errori e le ingiustizie del passato e continuare sulla logica che
si opponeva a norme di tutela per le minoranze linguistiche. La
selezione dei rappresentanti delle minoranze non deve essere
penalizzata da confini amministrativi attuali nati
dall'ingiustizia; così per i ladini delle Dolomiti va
consultata, oltre ai rappresentanti regionali eletti, anche la
Union Generela di Ladins dles Dolomites che rappresenta gli
interessi culturali dei ladini di tutte e tre le province e che
è l'unica unione che supera la tripartizione fascista
della Ladinia. Si ritiene molto utile la partecipazione allo
hearing di rappresentanti di stazioni radiofoniche o televisive
private che producono programmi o notiziari in lingua di
minoranza (p.e. Radio onde furlane) e di rappresentanti di
stazioni estere che trasmettono programmi in lingua di minoranza,
come p.e. il direttore della radiotelevisione dei ladini della
Svizzera, che già si è dichiarato disponibile alla
collaborazione.
Per la coordinazione del nuovo progetto c'è la
necessità di un incaricato speciale che sia indipendente
dai frequenti cambiamenti di governi e ministri o dai cambiamenti
ai vertici della Rai; solo così gli sarà possibile
svolgere un lavoro continuativo, indispensabile per la
istituzione e la gestione di una rete plurilingue. L'incaricato
deve conoscere bene il mondo della produzione televisiva e delle
sue caratteristiche giornalistiche e tecniche e il mondo delle
minoranze linguistiche. Per l'elaborazione del concetto pratico
si chiede che l'Usigrai ricorra alle esperienze di redazioni e
programmi esistenti (Aosta, Bolzano, Trieste), tenendo conto
anche delle esperienze negative.
Per un migliore sfruttamento di sinergie devono essere istituite
e garantite tramite apposite convenzioni e leggi le
collaborazioni transfrontaliere. Per esempio per la minoranza
catalana sarebbe di grande valore la diffusione di programmi
radiotelevisivi della Catalunya. Con i ponti radio oggi non
è un problema tecnico, ma soltanto una questione di
volontà. Per una migliore riuscita e per una migliore
stabilità è molto consigliabile la
solidarietà tra le minoranze, come sta avvenendo peraltro
per la minoranza slovena in Italia e la minoranza italiana in
Istria.
L'Associazione per i Popoli Minacciati ricorda che i programmi
nelle lingue minoritarie non sono un privilegio che si pensa di
concedere alle minoranze, ma che bensì farebbero parte di
diritti fondamentali nello spirito della Costituzione. Se i
cittadini italiani della Repubblica hanno programmi nella propria
lingua, perché finora gli appartenti alle comunità
linguistiche di minoranza finora hanno dovuto in gran parte
rinunciarvi? Per le ingiustizie non c'è che l'auspicio che
il futuro migliori.
L'Associazione Internazionale per i Popoli Minacciati si
dichiara soddisfatta per il fatto che la direzione della Rai
abbia accolto bene le proposte per una rete fatta su misura delle
minoranze linguistiche. Il direttore Ennio Chiodi ha presentato
un piano editoriale che in diversi punti essenziali è in
sintonia con le proposte della Associazione per i Popoli
Minacciati. Si tratta di un progresso di rivlievo nella storia
del servizio pubblico radiotelevisivo della Rai. Se già la
direzione si mostra sensibile alle esigenze delle minoranze
linguistiche, tantopiù si auspica un appoggio energico
della Usigrai al progetto di una rete televisiva
plurilingue.
Per realizzare la rete plurilingue della Rai bisogna che si
facciano senza rinvii passi concreti. Come primo passo per la
nuova rete l'Associazione per i Popoli Minacciati suggerisce uno
hearing dei vertici della Rai e degli esponenti della maggioranza
parlamentare con rappresentanti delle minoranze linguistiche. I
rappresentanti devono essere sia politici che culturali; difatti,
molte minoranze per mancanza di norme di tutela non hanno nemmeno
una rappresentanza politica. Invitare allo hearing solo
rappresentanti politici significherebbe dunque confermare gli
errori e le ingiustizie del passato e continuare sulla logica che
si opponeva a norme di tutela per le minoranze linguistiche. La
selezione dei rappresentanti delle minoranze non deve essere
penalizzata da confini amministrativi attuali nati
dall'ingiustizia; così per i ladini delle Dolomiti va
consultata, oltre ai rappresentanti regionali eletti, anche la
Union Generela di Ladins dles Dolomites che rappresenta gli
interessi culturali dei ladini di tutte e tre le province e che
è l'unica unione che supera la tripartizione fascista
della Ladinia. Si ritiene molto utile la partecipazione allo
hearing di rappresentanti di stazioni radiofoniche o televisive
private che producono programmi o notiziari in lingua di
minoranza (p.e. Radio onde furlane) e di rappresentanti di
stazioni estere che trasmettono programmi in lingua di minoranza,
come p.e. il direttore della radiotelevisione dei ladini della
Svizzera, che già si è dichiarato disponibile alla
collaborazione.
Per la coordinazione del nuovo progetto c'è la
necessità di un incaricato speciale che sia indipendente
dai frequenti cambiamenti di governi e ministri o dai cambiamenti
ai vertici della Rai; solo così gli sarà possibile
svolgere un lavoro continuativo, indispensabile per la
istituzione e la gestione di una rete plurilingue. L'incaricato
deve conoscere bene il mondo della produzione televisiva e delle
sue caratteristiche giornalistiche e tecniche e il mondo delle
minoranze linguistiche. Per l'elaborazione del concetto pratico
si chiede che l'Usigrai ricorra alle esperienze di redazioni e
programmi esistenti (Aosta, Bolzano, Trieste), tenendo conto
anche delle esperienze negative.
Per un migliore sfruttamento di sinergie devono essere istituite
e garantite tramite apposite convenzioni e leggi le
collaborazioni transfrontaliere. Per esempio per la minoranza
catalana sarebbe di grande valore la diffusione di programmi
radiotelevisivi della Catalunya. Con i ponti radio oggi non
è un problema tecnico, ma soltanto una questione di
volontà. Per una migliore riuscita e per una migliore
stabilità è molto consigliabile la
solidarietà tra le minoranze, come sta avvenendo peraltro
per la minoranza slovena in Italia e la minoranza italiana in
Istria.
L'Associazione per i Popoli Minacciati ricorda che i programmi
nelle lingue minoritarie non sono un privilegio che si pensa di
concedere alle minoranze, ma che bensì farebbero parte di
diritti fondamentali nello spirito della Costituzione. Se i
cittadini italiani della Repubblica hanno programmi nella propria
lingua, perché finora gli appartenti alle comunità
linguistiche di minoranza finora hanno dovuto in gran parte
rinunciarvi? Per le ingiustizie non c'è che l'auspicio che
il futuro migliori.
L'osservatore minoranze linguistiche/UsigRai, Ciemen (Centro
Internazionale Escarré Minoranze e Nazionalità) e
l'Associazione per i popoli minacciati si dichiarano soddisfatte
per il fatto che la direzione della RAI abbia accolto le nostre
idee. Dopo le promesse e dichiarazioni di intenzione però
bisogna passare all'attuazione. Il piano editoriale del direttore
Ennio Chiodi costituisce un progresso. Per l'attuazione reteniamo
indispensabile ricorrere alle esperienze delle redazioni e
programmi esistenti della RAI-Sender Bozen e RAI-Trst.
Proponiamo un incaricato speciale per le minoranze linguistiche,
affinché la realizzazione dei palinsesti nelle varie
lingue minoritarie non incassino colpi di arresto per cambiamenti
ai vertici della RAI o del Governo. Vorremo ricordare che non era
ancora stato organizzato un incontro, come da noi suggerito tempo
fà, dei vertici della RAI con rappresentanti delle
minoranze. Invitiamo i vertici della RAI di impegnarsi a livello
politico, affinché possano essere definite e firmate
relative convenzioni RAI-Stato.
La Rai deve dar voce alle lingue di minoranza del Paese. I
vertici della Rai e i Cdr devono impegnarsi affinché
vengano realizzati gli spazi adegauti per tutte le lingue di
minoranza della Repubblica Italiana nel palinsesto della
radiofonia e della televisione pubblica. Le possibilità ci
sono tutte, dipende solo dalla volontà. Basta ricordare
che i 50.000 ladini della Svizzera hanno un programma radio di 14
ore giornaliere.
E' necessario un canale senza pubblicità con palinsesti
regionali che diano ampio spazio alle minoranze. La Camera dei
Deputati ha varato una legge sulle minoranze, nella quale
è prevista anche la presenza delle lingue minoritarie nei
mass media. La Rai dunque, in previsione di un'approvazione della
legge al Senato e in concordanza con l'articolo 6 delle
Costituzione, deve realizzare tutte le infrastrutture e avviare
il processo politico per avere tutti i fondi necessari per la
produzione e la messa in onda di programmi culturali e
giornalistici nelle lingue minoritarie.
Vor 25 Jahren (am 16. November 1973)
sind die Durchführungsbestimmungen für Hörfunk und
Fernsehen in Kraft getreten. Die deutschsprachigen Nachrichten
und Programme des Rai-Sitzes in Bozen erhielten damit die
chefredaktionelle Unabhängigkeit; außerdem wurde das
Recht Südtirols auf den Empfang ausländischer Radio-
und TV-Programme anerkannt. Die deutschsprachigen Südtiroler
können seitdem rechtlich garantiert die Programme von ORF,
ZDF und SF empfangen.
Aus diesem Anlaß erinnert die GfbV-International daran,
daß dem Großteil der Sprachminderheiten von der
öffentlich-rechtlichen Rundfunk- und Fernsehanstalt Rai das
Recht auf Sendungen in ihrer Sprache bisher nicht zuerkannt
wurde. Es ist deshalb zu bedauern und als Zeichen von ethnischem
Egoismus zu werten, wenn aus diesem Anlaß nur an die
eigenen erlangten Rechte gedacht wird und nicht an die
ausstehenden Rechte der anderen Minderheiten. Die
GfbV-International fordert alle politischen Kräfte dazu auf,
solidarisch zu sein und sich gemeinsam mit den kulturellen und
politischen Vertretern aller Minderheiten dafür einzusetzen,
daß auch für sie das Recht auf Rundfunk- und
Fernsehsendungen in der Muttersprache anerkannt und in die Tat
umgesetzt wird.
Die GfbV-International hat sich immer wieder bei der Rai
dafür eingesetzt, daß den sprachlichen Minderheiten
angemessene Sendezeiten zur Verfügung gestellt werden.
Gemeinsam mit dem slowenischen Redaktionskomitees, dem
Redaktionskomitee des Senders Bozen und der Gewerkschaft der
Rai-Journalisten Usig-Rai hat die GfbV-International einen
eigenen Kanal der Rai für Sendungen in Minderheitensprachen
gefordert. Der Direktor des TG3, Ennio Chiodi, hat in seinem
Redaktionskonzept einen Teil der Forderungen aufgenommen. Chiodi
versprach, sich für eine mehrsprachige Rai in den
Minderheitenregionen einsetzen.
Die GfbV-International hält es für angebracht, die
ladinische Redaktion am Rai-Sitz in Bozen mit einem eigenen
Chefredakteur unabhängig werden zu lassen. Es ist nicht zu
rechtfertigen, daß die ladinischen Journalisten einer
Redaktion einer anderen Sprache untergeordnet sind. Gleichzeitig
soll das ladinische Rai-Programm auch in den ladinischen Gebieten
der Provinz Belluno über die öffentlichen Umsetzer
empfangen werden können. Zudem sollten vor allem die
ladinischen Rundfunksendungen stark ausgebaut werden; dabei
sollten die Ladiner der Provinz Belluno in besonderer Weise
berücksichtigt werden. Auf diese Weise könnte die Rai
auch Wiedergutmachung an den Ladinern leisten und das Unrecht der
faschistischen Dreiteilung Ladiniens zumindest im Hörfunk-
und TV-Bereich überwinden. Zudem soll den Rai Ladina
ermöglicht werden, dem Beispiel der slowenischen Rai in Trst
zu folgen, eine grenzüberschreitende Zusammenarbeit mit den
ladinischen Sendungen des SRG in Graubünden
aufzubauen.
Die GfbV-International hat Direktor Chiodi gebeten, seine
Ankündigung, die Rai in den Minderheitenregionen in ein
mehrsprachigen öffentlichen Sender umbauen zu wollen, rasch
umzusetzen. Über die Konventionen Regierung-Rai (Beispiel
Sender Bozen und Rai Trst) sollen die notwendigen finanziellen
Mittel und Infrastrukturen bereitgestellt werden. Die
GfbV-International erachtet es als sinnvoll, für den Bereich
Minderheitenin der Rai einen Sonderbeauftragten zu ernennen, der
die kontinuierliche Arbeit und die politische Unabhängigkeit
zugunsten der Sprachminderheiten garantieren soll.
Al Presidente del Consiglio d'amministrazione RAI, Roberto
Zaccaria
Al Direttore della Testata Unificata TG3-TGR, Ennio Chiodi
Al Direttore, della Divisione 2
Egregi signori,
il direttore della Testata Unificata, Ennio Chiodi, ha presentato
un piano editoriale che in diversi punti è in sintonia con
le nostre (osservatore minoranze/UsigRai, Ciemen, Associazione
internazionale per i popoli minacciati) proposte. Si tratta
senz'altro di un progresso di rilievo nella storia del servizio
pubblico radiotelevisivo. Per realizzare la rete plurilingue e
autonoma bisogna che si facciano passi concreti come uno hearing
dei vertici della RAI e degli esponenti della maggioranza
parlamentare con rappresentanti delle minoranze linguistiche. I
rappresentanti devono essere sia politici che culturali; difatti,
molte minoranze per mancanza di norme di tutela non hanno nemmeno
una rappresentanza politica.
Per la coordinazione dle nuovo progetto rete plurilingue
c'è la necessità di un incaricato speciale che si
indipendente dai frequenti cambiamenti di governi e ministri o
dai cambiamenti ai vertici della RAI; solo così gli
sarà possibile svolgere un lavoro continuativo,
indispensabile per la istituzione e la gestione di una rete
plurilingue. L'incaricato deve conoscere il mondo delle minoranze
linguistiche.
Per un miglior sfruttamento di sinergie devono essere istituite e
garantite tramite apposite convenzioni e leggi le collaborazioni
transfrontaliere. Per esempio per la minoranza catalana sarebbe
di gran valore la diffusione di programmi radiotelevisivi della
Catalunya. Con i ponti radio oggi non è un problema
tecnico, ma soltanto una questione di volontà. Per una
migliore riuscita e per una migliore stabilità è
molto consigliabile la solidarietà tra le minoranze, come
sta avvenendo peraltro per la minoranza slovena in Italia e la
minoranza italiana in Istria.
Ricordiamo che i programmi nelle lingue minoritarie non sono un
privilegio che si pensa si concedere alle minoranze, ma che
bensì farebbero parte di diritti fondamentali nello
spirito della Costituzione repubblicana.
CRR (Cuminanza Radio Rumantsch)
fondata nel 1946
incorporata nel 1954 nella SRG (Radio Svizzera)
dal 1991 struttura regionale indipendente.
La base politica per i programmi radiofonici in lingua ladina
nei Grigioni fu l'ormai mitico riconoscimento ufficile del ladino
grigionese quale quarta lingua della Svizzera con il referendum
del 1938. Prime trasmissioni radiofoniche in romancio - poche
volte all'anno - furono fatte già negli anni trenta dalle
stazioni radio di Zurigo e da Beromünster e Monte Ceneri. Il
fatto che i programmi venivano trasmessi sull'intero territorio
svizzero contribuì senza dubbio alla nascente simpatia per
la lingua e la popolazione romancia e all'esito clamoroso del
referendum del '38 (quasi il 90% a favore del reconoscimento
ufficiale del ladino).
Già nel 1934 la Lia Rumantscha incaricò il suo
secretario di elaborare proposte concrete per trasmissioni
radiofoniche romance/ladine. Queste intenzioni furono forse
l'inizio della CRR, la Cuminanza Radio Rumantsch. La CRR venne
fondata il 12 ottobre 1946. Nel 1954 la CRR divenne membro della
Società Radio Svizzera di Zurigo SRG/SSR. Nel 1991 la CRR
ottiene lo stato di Società Regionale; è una delle
quattro società della SRG/SSR (ogni lingua ha la sua
società regionale) e società comembra della DRS
(televisione della Svizzera tedesca e romancia).
CRR - Sede Regionale Romancia del servizio pubblico
radiotelevisivo
direttore: Chasper Stupan; caposettore per la tv: Peter Egloff;
dipendenti: 62 (posti di lavoro 62, dipendenti 90), di cui 19 per
la televisione.
Radio Rumantsch:
Nel 1983 la radio romancia aveva 40 minuti di programma
giornaliero, oggi "the voice of rumantsch" trasmette per 14 ore
al giorno programmi vari tra informazione, cultura e
intrattenimento. Questo, nota bene, per una comunità
linguistica di 50.000 parlanti! L'evoluzione degli ultimi
anni:
1990 - 1992 - 1993 - 1994 - 1995 - 1996 - 1998
1880 - 2300 - 2396 - 3467 - 3437 - 4300 - 4875 [ ore di
trasmissione annuali ]
Televisione
1963 primo programma televisivo in ladino: "Il balcun
tort".
1980 va in onda il "telesguard", programma di
attualità.
1995 La televisione romancia diventa indipendente dalla SF
(Televisione Svizzera).
1998 Il "telesguard" va in onda quotidianamente alle 18.50.
A cura di Wolfgang Mayr