Bolzano, Göttingen, 25 novembre 2004
L'Europa deve prendere una posizione chiara e minacciare il
Ruanda di congelare gli aiuti allo sviluppo se dovesse
intervenire militarmente in Congo. Questo è quanto
l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede in un appello
urgente alla Comunità Europea. Le costanti minacce del
Ruanda rischiano di scatenare una nuova tragedia in Congo
poiché gli altri paesi vicini non resteranno a guardare
mentre il Ruanda afferma i propri interessi in Congo con l'uso
della forza militare e in violazione al diritto dei popoli. La
Germania, che vanta massicci interventi di aiuti alla
cooperazione in Ruanda, potrebbe in particolar modo far valere il
proprio peso per dissuadere il Ruanda da possibili propositi
militari. Ma anche tutti gli altri paesi europei devono far la
propria parte e fare pressione affinché le minacce di
guerra del Ruanda non si concretizzino.
Ricordiamo che l'ultima guerra in Congo, dal 1998 al 2002,
è costata la vita a oltre 3,3 milioni di persone.
Mercoledì scorso, durante una visita in Senegal, il
presidente ruandese Paul Kagame ha pubblicamente minacciato
l'invasione militare della Repubblica democratica del Congo. Le
truppe ruandesi avrebbero in quel caso il compito di eliminare i
gruppi ribelli ruandesi presenti in Congo. La minaccia è
stata addirittura rafforzata nel corso di alcune interviste
rilasciate da Kagame nel corso della giornata di oggi. Il
contingente di pace dell'ONU (MONUC) ha quindi rafforzato la sua
presenza lunga la frontiera tra i due paesi.
Le preoccupazioni del governo ruandese per la possibile
destabilizzazione del paese a causa delle truppe ribelli operanti
dal Congo vanno certamente prese sul serio, e la Comunità
Internazionale deve accelerare il disarmo e la smilitarizzazione
dei ribelli. Ciò nonostante, le costanti minacce di
invasione, in evidente violazione del diritto dei popoli, non
possono più essere tollerate.
Nel giugno 2004 Kagame aveva attirato l'attenzione dell'opinione
pubblica mondiale grazie a minacce simili a queste. In quel caso
la Comunità Internazionale aveva reagito con
rapidità e gli sforzi di mediazione si erano conclusi con
un vertice in Nigeria nel quale il presidente del Congo e del
Ruanda avevano firmato il 25 giugno un accordo che confermava la
loro disponibilità alla pace e avevano concordato un
sistema di sorveglianza capace di impedire l'insorgere di nuove
tensioni tra i due paesi.