Bolzano, 17 giugno 2005
Due mesi fa è entrata in vigore in Italia la
disposizione di attuazione della cosiddetta legge Bossi-Fini. La
legge, già abbastanza severa, si è così
ulteriormente irrigidita. I profughi che arrivano in Italia hanno
il diritto di chiedere asilo politico. Il controllo delle
richieste è affidato alla polizia di frontiera. Nei casi
dubbi, i profughi vengono internati nei famigerati Centri di
permanenza temporanea (CPT) senza ottenere un permesso di
soggiorno. Se un profugo abbandona questi centri senza permesso,
la sua richiesta di asilo è automaticamente annullata.
Questo costituisce una violazione della Carta dei Diritti
Fondamentali dell'UE, che a sua volta confermava la Convenzione
di Ginevra così come una certa elasticità riguardo
ai profughi. L'internamento nei centri di permanenza temporanea
viola i principiaci di rispetto della dignità umana. Sia
il Comitato per i Profughi USA sia Amnesty International
criticano questi centri e li definiscono dei veri e propri campi
di internamento.
In futuro sette commissioni di zona si assumeranno i compiti che
finora erano della Commissione per l'Asilo di Roma. La competenza
per la regione Trentino-Alto Adige cade ora su Gorizia. Le
pratiche per l'asilo devono essere concluse entro un mese, il che
favorisce la burocrazia ma va a svantaggio dei richiedenti asilo,
che spesso sono in fuga da violenza, sfollamenti e guerra. Un
tempo così breve non è sufficiente per indagare
sulle cause della fuga delle persone interessate. Se la
Commissione di zona respinge una domanda di asilo, il profugo
può fare ricorso a un tribunale civile. Nel frattempo
però la persona deve lasciare l'Italia. Si tratta di un
regolamento cinico che inoltre non chiarisce in quale paese
verrà respinta la persona.
Dei 10.000 profughi che ogni anno fanno richiesta di asilo
politico in Italia, 3.000 possono effettivamente fermarsi sul
territorio nazionale. Secondo i dati forniti dalla Commissione
centrale, lo scorso anno sono state prese decisioni per 9.019
casi, di cui solo 781 sono stati riconosciuti come profughi nei
termini fissati dalla Convenzione di Ginevra. 2.350 persone non
sono state riconosciute come profughe ma hanno ottenuto una
tutela indiretta tramite raccomandazioni alla questura competente
di emettere un permesso di soggiorno limitato per motivi
umanitari. Apparentemente il governo intende minimizzare il
problema. Di fatto il numero dei profughi è cresciuto in
tutto il mondo fino a raggiungere oggi gli 11 milioni. Secondo
l'Alto Commissariato per i Profughi delle Nazioni Unite, l'ACNUR,
il più ampio esodo di profughi si ha nella regione
sudanese del Darfur.
In Sudtirolo, l'Ufficio per la consulenza ai profughi della
Caritas ha assistito 440 persone con aiuti della Provincia. I
richiedenti asilo sono persone che hanno paure fondate di
persecuzione a causa della loro appartenenza etnica, religiosa, o
a un determinato gruppo sociale o che hanno dovuto abbandonare il
proprio paese per il loro credo politico. Le persone in cerca di
aiuto provengono per lo più da Kosovo, Turchia, Iraq e
Macedonia. Tra di loro ci sono anche persone appartenenti a
minoranze etniche quali Rom e Kurdi. Il centro di accoglienza per
richiedenti asilo nell'ex-caserma Gorio ai Piani di Bolzano con i
suoi 45 posti letto è attualmente l'unico centro esistente
e deve quindi essere ampliato con ulteriori strutture in altre
città. Sono invece lodevoli le iniziative e i progetti
singoli come ad esempio l'assistenza extra-scolastica per i
bambini profughi.