In: Home > News > Giornata Mondiale dei Profughi (20 giugno)
Lingue: DEU | ITA
Bolzano, 19 giugno 2009
Profughi respinti in Libia nel porto di Tripoli. Foto: CIR.
L'Associazione per i popoli minacciati (APM) ricorda in
occasione della Giornata mondiale dei Profughi la drammatica
situazione in cui versano molti popoli in tutto il mondo, esposti
a conflitti e crisi umanitarie provocate molto spesso dal bisogno
di energia dei paesi industrializzati o, da nazionalismi
esasperati, da guerre civili. Solo per fare alcuni esempi
relativi alle ultime settimane, sempre più drammatiche si
fanno le notizie dalla Birmania relative ai popoli Rohingya e
Karen, alla situazione in cui versa il popolo del Darfur in
Sudan, alle rivolte degli indigeni in Perù, agli scontri
sempre più violenti che continuano a insanguinare la
Somalia o al perenne stato di guerra a cui è sottoposto il
Kurdistan turco o l'Afghanistan. Tutti questi conflitti hanno
come conseguenza la creazione di un altissimo numero di profughi.
Questi profughi in base alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati
del 1951 hanno il diritto ad essere accolti e protetti.
La situazione di crisi economica internazionale non fa altro che
peggiorare la situazione delle vittime civili di questi
conflitti. Proprio la posizione dell'Italia relativa alla
politica dei respingimenti portata avanti negli ultimi mesi si
pone in evidente contrasto con la Convenzione di Ginevra:
l'accoglienza è un obbligo di legge e non può
essere oggetto di strumentalizzazioni politiche di stampo
populistico. Anche Malta non ha certo brillato per la sua
politica dell'accoglienza nel caso dei drammatici respingimenti
nel Mediterraneo negli ultimi mesi. Dobbiamo chiederci se
è proprio questa l'Europa che vogliamo, basata
sull'egoismo dei più forti contro le richieste di aiuto
dei più deboli. Oppure se non vogliamo costruire un'Europa
della solidarietà e dell'accoglienza che favorisca in
maniera semplice e naturale la convivenza e l'integrazione nella
nostra società di profughi e migranti.
Proprio nella direzione opposta vanno invece gli accordi
bilaterali tra Italia e Libia, tollerati dall'Europa tutta, che
consentono di bloccare nel paese africano le migliaia di
richiedenti asilo in cerca di sicurezza. La Libia non è un
paese firmatario della Convenzione di Ginevra e quindi non ha
nessun obbligo di protezione nei confronti di questa
umanità disperata: è lecito pensare che dopo
l'inferno della detenzione ai richiedenti asilo spetti quello del
rimpatrio. Ma non è questa l'Europa che vogliamo.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090618it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090615it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090521it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090519it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090423it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050617it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/030620it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090417it.html
in www: www.unhcr.it | www.irinnews.org | www.cir-onlus.org