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Siria

Nuovi tentativi di mediazione dell'ONU

Bolzano, Göttingen, 1 marzo 2012

Una veduta della città siriana di Hama. Una veduta della città siriana di Hama.

L'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan è stato nominato inviato speciale per la Siria dalla stessa ONU e dalla Lega Araba. Kofi Annan si augura di potersi recare "presto" a Damasco dove intende chiedere l'immediata fine delle violenze e promuovere l'individuazione di una soluzione pacifica. Resta però da chiarire se il regime di Damasco sia disposto a trattative e addirittura se sarà possibile organizzare un incontro tra Bashar al-Assad e Kofi Annan. Negli scorsi giorni il regime ha infatti aumentato l'intensità degli attacchi a Homs come ad altre città ribelli. Annan si è rivolto anche alla comunità internazionale richiamandola a un sostegno unitario della missione per la quale è stato incaricato da ONU e Lega Araba. Annan ha ricordato quanto il successo della missione dipenda anche dal fatto che vi sia un solo processo di mediazione, accettato da tutta la comunità internazionale.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) saluta il nuovo tentativo di mediazione dell'ONU e si augura che la comunità internazionale finalmente parli con una sola voce per poter massimizzare le pressioni sul regime siriano, convincerlo ad una nuova trattativa ed evitare così un'ulteriore escalation della violenza.

Secondo l'APM, la trattativa dovrebbe mirare all'organizzazione di una conferenza internazionale a cui partecipino a pari titolo e pari diritti tutti i soggetti e attori della società siriana nonché diversi attori internazionali. Concretamente dovrebbero partecipare alla conferenza i rappresentanti della comunità sunnita in Siria, degli Aleviti, dei Drusi, degli Yezidi e delle diverse confessioni cristiane. Inoltre dovrebbero partecipare i rappresentanti delle minoranze etniche quali i Kurdi, gli Armeni, gli Assiro-Aramei e i Turkmeni. Gli attori internazionali dovrebbero essere gli USA, la Russia, la Lega Araba e l'Unione Europea.

Bisogna evitare che un unico gruppo della popolazione arrivi al potere, com'è attualmente il caso di Assad e dei suoi alleati che sono tutti Aleviti, e domini su una società multireligiosa e multietnica.

La nuova Siria potrebbe diventare un luogo di libertà religiosa, inclusa la libertà di cambiare credo religioso, di libertà di opinione e di rispetto dei diritti umani. Per evitare la concentrazioni di potere e distribuire meglio il potere tra le diverse regioni e gruppi di popolazione, è auspicabile il passaggio da uno stato centralizzato a uno stato federale, per il quale la regione autonoma del Kurdistan iracheno può essere un modello.

Dopo lunghe discussioni, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra dovrebbe emettere oggi una dura condanna contro il regime siriano. Durante questo conflitto, iniziato quasi da un anno, sono morte almeno 7.500 persone. Decine di migliaia di persone sono fuggite in Giordania, Turchia e in Libano. I profughi hanno raccontato della crudeltà del regime e delle torture.