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INDICE
> PARTE I
> PARTE II / CAP. 1
> CAP. 2
> CAP. 3
> CAP. 4
> CAP. 5
> CONCLUSIONE
> LE FOTO
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Mauro di Vieste
2.1. INTRODUZIONE
Il 1800, secolo di grandi cambiamenti nella storia di tutto il
mondo, ed in particolar modo dell'impero ottomano, potrebbe
essere definito il secolo delle grandi ed irripetibili occasioni
mancate per il Kurdistan.
Alcuni autori come Peresh, vedono invece negli albori del XX
secolo il periodo favorevole per una affermazione e definizione
della questione curda. Ma é proprio in questo periodo che
i principi curdi riescono a guadagnare larghi consensi tra la
popolazione ed organizzare vaste rivolte, grazie alle quali si
sarebbero potute gettare le basi di una coscienza nazionale da
presentare sul tavolo delle trattative alla Conferenza della Pace
di Parigi.
Condizionati oltre che dal desiderio di affermazione personale, i
principi curdi furono traditi soprattutto da un imperante
orgoglio feudale, che portò ad inevitabili tradimenti che,
volta per volta, condizionarono l'esito delle rivolte. A
ciò si aggiunge, secondo quanto scrive Kendal, la mancanza
di esperienza politica, di programmi ideologici, di strategie
militari moderne e di un valido supporto esterno.
2.2. ABDUR RAHAMAN BABAN
La prima grande rivolta del XIX secolo è legata al metodo
del "divide et impera" usato dalla Sublime Porta per controllare
i principati che raggiungevano una posizione di tale autonomia da
preoccupare l'autorità centrale. Era questo il caso del
principato di Baban, che aveva vissuto il suo momento d'oro nel
XVII secolo e conservava ancora un notevole ruolo politico,
poiché la famiglia Baban controllava ogni aspetto della
vita economica di Suleimaniya, ed era influente su quasi tutto il
territorio a sud di Rawanduz, quello che oggi è il
Kurdistan iracheno ai confini con l'Iran.
Alla morte di Ibrahim Pasha, fondatore di Suleimaniya ed
esponente della setta Qadiri, il principato passò in
eredità al nipote Abdur Rahman. Questi però era
stato destituito dalla Sublime Porta nel 1802, ma nello stesso
anno riuscì a riprendere il controllo del pashalik di
Shahrizur (questo era il nome del principato Baban).
Nel 1805 la Sublime Porta mandò un'armata contro Abdur
Rahman, che fu costretto a ripiegare a Derbend (a metà
strada tra Bagdad e Suleimaniya) dove resistette fino al 1808,
anno in cui dovette cedere le armi. Il titolo di pasha fu
così dato a Khalid, cugino di Abdur Rahman ed esponente
della setta Naqshebendi: era la tipica politica di indebolimento
praticata dalla Sublime Porta, tesa a sfruttare le
rivalità esistenti tra i vari membri delle famiglie.
Questa pare essere la versione più attendibile dei fatti,
poiché esistono particolari discordanti degli avvenimenti;
secondo More, Abdur Rahman sarebbe stato figlio di Ibrahim Pasha,
e non nipote. Secondo Kendal, Khalid sarebbe stato il capo di una
tribù rivale, e non il cugino di Abdur Rahman: ma da
quanto si ricava da una testimonianza diretta, quest'ultimo
avrebbe detto che "...mentre io faccio il possibile per liberare
la mia terra (country), uno della mia stessa famiglia la
tradisce!".
Nel 1808 cominciarono una serie di intrighi con lo Shah di
Persia, che raccolse la richiesta di aiuto di Abdur Rahman, al
fine di avere un eventuale pretesto per intervenire militarmente
in territorio ottomano. Fu così che riuscì a
riconquistare il pashalik, ma per breve tempo, poiché fu
nuovamente battuto dalla Sublime Porta. Lo Shah continuò
ad appoggiarlo fino al 1812, anno in cui Abdur Rahman fu
definitivamente sconfitto. Da quel momento cominciò il
declino della famiglia Baban e l'intera regione cadde sotto il
dominio persiano.
2.3. DAUD PASHA
Durante gli anni venti dell'ottocento, ci furono varie rivolte,
soprattutto nel nord del Kurdistan, dove la popolazione (Curdi ed
Armeni) più che altro cercava di difendersi dalle
conseguenze dell'occupazione militare persiana, impegnata a
contenere l'espansionismo russo. Un'altra ribellione spontanea
scoppiò in occasione della guerra russo-turca del 1828-29,
che si combatté al nord del lago di Van. Durante questi
anni l'atteggiamento della Sublime Porta cambiò anche nei
confronti di una istituzione quale il governatorato di Bagdad,
che rappresentava una forma di decentralizzazione amministrativa
che non corrispondeva alle nuove esigenze dell'impero
ottomano.
Il governatore di Bagdad, Daud Pasha, appartenente alla dinastia
Khulemenis formata da discendenti di immigrati georgiani, poteva
organizzare liberamente il controllo sul proprio territorio,
anche se nominalmente dipendeva dalla Sublime Porta.
La politica di Daud Pasha fu sempre rivolta contro il potere
personale degli sheikh e degli Agha curdi, e in particolare aveva
combattuto l'influenza dei Baban che avevano stretti legami con
la Persia. Dopo la caduta di Abdur Rahman i rapporti dei Baban
con la Persia si rafforzarono e questa fu una delle cause della
guerra turco-persiana del 1821-23; la Persia, pur vincitrice, fu
costretta, a causa di una epidemia di colera scoppiata fra le sue
truppe, a firmare il trattato di Erzurum (1823) che sanciva lo
status quo preesistente.
Dopo pochi anni la Sublime Porta cominciò l'opera di
centralizzazione che portò alla rimozione di Daud Pasha e
al diretto controllo di tutti i territori curdi; questo era solo
un aspetto del "nizam jadid", il nuovo ordine che il sultano
cercò di imporre al suo ormai fatiscente impero.
2.4. MIR MOHAMMAD
Come effetto immediato della politica centralizzatrice della
Sublime Porta, Mir Mohammed di Rawanduz, principe di Soran,
dichiarò la propria indipendenza: discendente del famoso
Saladino, il suo sogno era di diventare il re di un Kurdistan
unito.
Dal 1826 al 1833 Mir Mohammad riuscì a conquistare tutto
il Kurdistan meridionale, l'attuale Kurdistan iracheno, anche
perché si era dato una moderna organizzazione militare sul
modello dell'esercito egiziano di Mehemet Alì: in
più arrivò a produrre le proprie armi a
Rawanduz.
In breve tempo il territorio controllato da Mir Mohammad
raggiunse i confini del principato di Bothan, il cui principe era
l'emiro Bedir Khan. Mir Mohammad gli offrì la
possibilità di una alleanza contro la Sublime Porta, ma
Bedir Khan temendo la superiorità di Mohammad ed avendo
lui stesso le medesime aspirazioni, rifiutò.
Il primo confronto diretto fra Mir Mohammad e le truppe
governative, guidate da Rashid Pasha con l'appoggio delle truppe
di stanza a Mosul e Bagdad, avvenne durante l'estate del 1834. I
sanguinosi combattimenti portarono alla ritirata delle truppe
ottomane e Mir Mohammad forte di questo successo iniziò,
un anno dopo, la conquista del Kurdistan persiano che
realizzò con relativa semplicità grazie anche alla
collaborazione della popolazione e all'impreparazione militare
persiana. Ma prima che iniziasse l'estate del 1836, il sultano
Mahamoud II cominciò a preparare la campagna contro i
ribelli, e Mir Mohammad cosciente del pericolo che incombeva sul
suo potere, tentò di negoziare con i Persiani
affinché questi finanziassero la campagna militare curda;
ma lo Shah rifiutò di aiutare il principe curdo.
Così Mir Mohammad si spostò col grosso delle truppe
a Rawanduz dove in luglio affrontò con successo le truppe
ottomane. A questo punto il Sultano ricorse, come aveva fatto in
passato, ad un sotterfugio che spaccò la leadership curda:
Mahamoud II si appellò alla religione comune musulmana e
il messaggio fu raccolto da un mullah di nome Khati che in un
fatwa (decreto religioso) dichiarò infedele chiunque
combattesse il Califfo: con il potere religioso ostile, Mir
Mohammad fu costretto ad arrendersi. Secondo Longrigg Mir
Mohammad era riuscito ad ottenere una impeccabile disciplina dai
suoi uomini ma non gratitudine e lealtà. Secondo
Pelletiere invece é probabile che il Sultano abbia
semplicemente comprato gli alleati di Mir Mohammad, a
sottolineare la mancanza di coscienza nazionale dei Curdi in quel
periodo.
Ormai la fine di Mir Mohammad era segnata; dopo sei mesi di
esilio a Costantinopoli gli fu permesso di rientrare a Rawanduz,
ma sulla strada del ritorno lo attendevano gli uomini del Sultano
che lo assassinarono a tradimento. Gli scontri non terminarono
con la morte di Mir Mohammad e quella che doveva essere un'azione
di pacificazione da parte ottomana divenne un'azione sistematica
di distruzione e saccheggio.
L'ultimo atto della pacificazione fu la soppressione della
rivolta guidata da Said Bey di Bahadinan e Ahmed Bey di Rawanduz,
fratello di Mir Mohammad. Tra i motivi di queste rivolte c'era
anche il tentativo di riforma agraria da parte dello Stato. Nel
1831 vennero abolite le proprietà "di fatto" che
riguardavano soprattutto le tribù curde, e la terra fu
ridistribuita in affitto per poter così tassare gli
affittuari. Inoltre il Sultano voleva togliere la base economica
ai principi curdi per aumentare così anche il controllo
politico.
2.5. BEDIR KHAN
Durante gli anni della repressione della rivolta di Mir Mohammad
emerse un personaggio che fino ad allora era rimasto in secondo
piano, l'emiro Bedir Khan, principe di Bothan. Era nato a Djezire
nel 1802 e salì al potere nel 1821, anno in cui
morì il padre. La sua famiglia era stata potentissima
nell'epoca feudale e conobbe un declino solo durante l'invasione
di Tamerlano, come si ricava dallo Charaf Nameh.
La rinascita del suo principato cominciò intorno al 1830
quando Bedir Khan strinse alleanze con Nurulah Bey, principe di
Hakkari e con Mahamoud Khan, principe di Mukus. Quantunque si
sappia poco del tipo di amministrazione che aveva dato al suo
principato, dalle testimonianze di alcuni dei viaggiatori
dell'epoca si sa che non esisteva il fenomeno del banditismo e
che quindi il contrasto era stridente tra il Bothan e il resto
dell'impero ottomano.
Bedir Khan aveva organizzato un esercito moderno che fu in grado
di respingere una prima spedizione ottomana nel 1836, anno in cui
le truppe ottomane erano impegnate nella "pacificazione" di tutto
il Kurdistan meridionale. La grande occasione per Bedir Khan
arrivò nell'estate del 1839, quando l'esercito ottomano fu
messo allo sbaraglio dalle forze egiziane di Ibrahim Pasha a
Nizib (21-24 giugno 1939). In pochi anni arrivò a
controllare sia militarmente che tramite alleanze, tutto il
Kurdistan ottomano. Nel 1846 raggiunse l'apogeo della sua
carriera, tanto che la preghiera del venerdì veniva ormai
detta in suo nome e non più in quello del Califfo. Il 1846
fu anche l'anno dell'improvviso tramonto di Bedir Khan. Da
ciò che si ricava dalle informazioni disponibili il motivo
degenerante che bloccò l'ascesa di Bedir Khan fu il
rapporto con le fazioni cristiane: ciò che é
controverso é il modo in cui Bedir Khan effettivamente
trattava Armeni, Nestoriani e Caldei. Come riporta Kutschera, due
missionari americani, Mr. Wright e Breathe, che nel 1846
viaggiarono per quasi un mese per tutto il Kurdistan non
rilevarono alcun contrasto. La loro testimonianza é tanto
più attendibile in quanto la loro presenza era tesa a
controllare la situazione dei cristiani della regione. Ciò
rende verosimile la versione dei fatti che seguirono, data da
Kendal.
La guerra scoppiò nell'estate del 1846 e durò fino
a tutta l'estate dell'anno seguente. Dopo due anni né le
forze di Bedir Khan né quelle ottomane di Osman Pasha,
riuscivano ad avere la meglio. Fu proprio durante l'estate del
1847 che le tribù cristiane cominciarono a ribellarsi a
Bedir Khan per non pagare più le tasse e tantomeno
combattere per lui. Questa situazione può essere letta
come un disegno preordinato della Sublime Porta finalizzato
all'eliminazione dell'elemento cristiano sul proprio territorio
ottenendo allo stesso tempo un'indebolimento delle forze di Bedir
Khan che avevano bisogno soprattutto dei rifornimenti degli
agricoltori cristiani. Il colpo di grazia comunque fu il
tradimento di Yezdan Sher, nipote di Bedir Khan, che a sua volta
si ribellerà alla Sublime Porta pochi anni dopo.
Nell'agosto del 1847 Bedir Khan arroccato nella fortezza di Eruh,
mentre metà del suo esercito aveva seguito Yezdan Sher, fu
costretto ad arrendersi. Al contrario di Mir Mohammad, che fu
assassinato sei mesi dopo essersi arreso, Bedir Khan fu esiliato
a Creta e poi a Damasco dove morì nel 1868. Questa
circostanza dovrebbe far riflettere in relazione a ciò che
Pelletiere chiama "massacri confessionali" e resta quindi da
chiedersi se Bedir Khan effettivamente avesse preordinato dei
massacri a sfondo religioso, tanto da provocare le proteste di
Londra e Parigi, o se la Sublime Porta avesse messo l'uno contro
l'altro cristiani e Curdi in un momento in cui l'appoggio
economico dei cristiani era vitale alla prosecuzione della causa
curda.
2.6. YEZDAN SHER
Se gli aspetti religiosi della rivolta di Bedir Khan restano
ancora da chiarire, é certo invece il tradimento di Yezdan
Sher che in quello stesso anno venne nominato governatore di
Hakkiari. Il suo potere durò poco; infatti il disegno
dell'impero ottomano di smembrare tutti i principati curdi
sarebbe stato portato a termine con la soppressione della rivolta
di Bedir Khan, ma Yezdan Sher acquistò troppa influenza
sulla popolazione curda, tanto che nel 1850 gli fu revocata la
nomina di governatore.
Questo era l'ultimo atto della politica di detribalizzazione che
durava ormai da mezzo secolo, cioè da quando la Sublime
Porta aveva tentato di togliere il potere ad Abdur Rahman Baban,
dopo che per secoli aveva assicurato a tutti i principi curdi
sufficiente autonomia da tenere a freno tutte le potenziali
ribellioni. Anche per Yezdan Sher arrivò la grande
occasione simile a quella della sconfitta ottomana a Nizib
sfruttata da Bedir Khan.
Nel 1853 scoppiò la seconda guerra russo-turca (1853-1858)
e il Sultano dovette proclamare una Jihad: gran parte della
popolazione curda non era disposta, nonostante la forte
motivazione religiosa, a morire per l'impero. Certo ormai di
avere l'appoggio della popolazione, Yezdan Sher passò
all'offensiva durante la primavera del 1855 e in breve tempo
assunse il controllo di Bitlis (dove aveva fatto sostituire il
governatore turco con uno curdo), Mosul, Sirt, che era il simbolo
della presenza turca in Kurdistan, riuscendo così a
controllare tutto il Kurdistan a sud del lago di Van.
Anche questa volta il tradimento risolse la situazione a favore
della Sublime Porta: infatti la Francia e l'Inghilterra non
potevano permettere che l'impero ottomano distogliesse parte
delle sue forze dall'obiettivo principale, costituito dalla
guerra di Crimea per destinarle alla soluzione dei problemi
interni. Così l'Inghilterra si offrì, tramite
l'emissario turco Nimrud Nassam, di fare da mediatrice in una
questione che avrebbe dovuto essere risolta tra Curdi e Turchi.
Nimrud Nassam non si presentò certo a mani vuote presso i
capi dell'ennesima rivolta curda, e Yezdan Sher si convinse delle
buone intenzioni inglesi e della necessità dell'appoggio
di una potenza europea perché il suo sogno si avverasse;
per di più la Russia non aveva fatto alcuna controfferta
alla richiesta di aiuto che Yezdan Sher le aveva rivolto.
Fu così che Yezdan Sher partì per Costantinopoli
con Nimrud Nassam per negoziare con i Turchi, ma non appena vi
giunse fu arrestato, e l'esercito ottomano, in breve tempo,
disperse i ribelli e ripristinò la propria autorità
realizzando un obiettivo che la Sublime Porta perseguiva da
tempo. Durante questi anni sparirono dalla scena politica tutti i
principi curdi, che per secoli erano stati garanti di un certo
ordine: senza questi capi temporali venne a crearsi uno stato di
anarchia che solo il potere religioso fu in grado di arginare. Si
imposero così sul nuovo scenario politico gli Sheikh che
erano essenzialmente dei capi religiosi, e proprio grazie al loro
potere di sollevare la popolazione con un semplice "fatwa",
assunsero in modo crescente le prerogative di capi temporali.
2.7. SHEIKH OBEIDULLAH
L'ultima grande rivolta del XIX secolo fu guidata da Sheikh
Obeidullah di Chemdinan ed ebbe caratteristiche completamente
diverse dalle precedenti; Obeidullah era prima di tutto un leader
religioso, dell'ordine Naqshebendi, e come tale il suo potere non
aveva limiti territoriali. Infatti all'origine della sua
ribellione ci fu la richiesta di maggiori tasse che il governo
persiano fece nel 1872 alle tribù di confine che si
rifiutarono di pagare in base a un accordo del 1836 tra Sheik
Taha, padre di Sheikh Obeidullah, e lo Shah Qajar.
Il governo persiano reagì con la forza e penetrò
anche in territorio ottomano; le successive domande di
riparazione da parte di Sheikh Obeidullah non furono accolte,
segno della debolezza contrattuale che egli aveva presso il
governo persiano. Fu così che per assicurarsi una
copertura militare ottomana in caso di scontro diretto col
governo persiano, Sheikh Obeidullah inviò sul fronte della
terza guerra russo-turca (1877-1878) un piccolo contingente
curdo, che subì le stesse tragiche sorti dell'esercito
ottomano.
La guerra ebbe effetti disastrosi soprattutto per il popolo
curdo, poiché fu proprio in Kurdistan che si
combatté, e fame e miseria non raggiunsero mai un livello
tanto alto. Poi la pace di S. Stefano (3 marzo 1878) aveva
segnato la fine dell'egemonia ottomana nella regione balcanica:
la Russia aveva creato un grande stato bulgaro, dall'Albania al
Mar Nero, ed aveva favorito l'indipendenza della Serbia, della
Romania e del Montenegro; sebbene tale sistemazione non fosse
quella definitiva, per l'impero ottomano si trattava di una grave
mutilazione. Nel successivo Trattato di Berlino dello stesso
anno, la Sublime Porta ottenne la sovranità sullo stato
autonomo bulgaro, ridotto notevolmente rispetto ai confini
concordati a Santo Stefano, e perdeva i distretti di Kars,
Ardahan e Batum, che andavano alla Russia.
Sheikh Obeidullah, forte del suo crescente ruolo di leader
carismatico, confortato dal diffuso malcontento che si
manifestava in tutto il Kurdistan settentrionale contro le
autorità ottomane, che in gran parte avevano contribuito
alla devastazione dei villaggi, cominciò a raccogliere le
forze disponibili per combattere sia la Persia che l'impero
ottomano. Lo Sheikh prese contatti con il Khedive egiziano, lo
Sceriffo della Mecca e soprattutto con le autorità russe.
Secondo Kendal, furono però gli Inglesi a fornirgli armi e
munizioni sotto la copertura di aiuti alimentari.
Alla fine dell'estate del 1880, Sheikh Obeidullah aveva riunito
ormai più di duecento capi tribù che in ottobre
lanciarono l'offensiva, partendo dal Kurdistan orientale,
cioè quello persiano. Questa mossa potrebbe essere vista
come una presa di posizione personale di Sheikh Obeidullah contro
la Persia, ma il suo disegno era a più vasto respiro e
comprendeva tutto il Kurdistan; come riferisce Safrastian, il
manifesto dello Sheikh era squisitamente nazionalista,
perché si rivolgeva ad un unico popolo curdo, e affermava
che "i loro affari non potevano essere gestiti da Persiani o
ottomani, bensì nell'ambito di un proprio stato".
In breve tempo le truppe curde occuparono tutta la zona di
Mahabad, e puntarono su Tabriz, che però non fecero in
tempo ad occupare, poiché anche la Sublime Porta, avuto
sentore dei progetti dello Sheikh e sotto la pressione dello Shah
di Persia, si era affrettata a prendere delle contromisure di
tipo militare. I ribelli curdi, dopo essersi lasciati andare a
saccheggi di vario tipo, attaccati ad est dalle truppe persiane,
aiutate anche da elementi curdi ostili allo Sheikh, e ad ovest
dalle truppe ottomane, furono costretti a ritirarsi dal
territorio persiano.
Il trattamento che il Sultano riservò a Sheikh Obeidullah
fu di particolare riguardo: cosciente del ruolo strategico che lo
Sheikh poteva avere in un eventuale confronto armato con lo Shah,
Abdul Hamid II fu generoso in regali verso i capi che avevano
partecipato alla rivolta e addirittura invitò a corte lo
stesso Sheikh Obeidullah.
Fu così che scoppiò una vera e propria guerra
diplomatica fra la Persia e la Sublime Porta, e Sheik Obeidullah
ne approfittò per lasciare Costantinopoli e tentare il
tutto per tutto iniziando i preparativi per una guerra contro
l'impero ottomano: anche questa volta Obeidullah cercò
l'aiuto della Russia o almeno una garanzia di neutralità.
Il Sultano, però, giocò d'anticipo, e nell'ottobre
1882 mise definitivamente fine ai movimenti rivoluzionari di
Sheikh Obeidullah, facendolo arrestare con tutta la famiglia ed
esiliandolo alla Mecca, dove morì pochi anni dopo.
Con Sheikh Obeidullah terminavano anche tutte le grandi rivolte
del XIX secolo che tante speranze avevano acceso nel cuore dei
Curdi, ma che erano tutte finite a causa di rivalità
tribali ed intrighi di corte. In fondo ... tutti volevano essere
re.