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INDICE
> PARTE I
> PARTE II / CAP. 1
> CAP. 2
> CAP. 3
> CAP. 4
> CAP. 5
> CONCLUSIONE
> LE FOTO
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Promesse e tradimenti

Kurdistan terra divisa, compendio storico

Mauro di Vieste

PARTE PRIMA

Introduzione

L'area geografica che va dal Golfo persico al Caucaso ha sempre rivestito un ruolo particolare in Medioriente quale crocevia di culture ed interessi economici. Le vicende storico-politiche contemporanee legate a quest'area ne confermano l'importanza strategica e al tempo stesso fanno emergere l'esigenza di conoscere piú a fondo tanti aspetti oscuri della storia mediorientale.

In questa situazione s'inserisce lo studio della questione curda, tanto misconosciuta eppure tanto attuale per capire quanto succede in quest'area geografica. La guerriglia nella Turchia orientale, che coincide con il Kurdistan turco, nel 1994 ha sferrato un massiccio attacco al governo; gli episodi piú clamorosi sono stati i divieti d'attraversamento imposti dai peshmerga ai turisti occidentali e i relativi rapimenti. Secondo la guerriglia curda il governo turco utilizza la valuta pregiata introdotta dai turisti per rinforzare la repressione piuttosto che l'economia nel Kurdistan. In passato sia la guerra irano-irachena, sia la guerra iracheno-kuwaitiana, ha visto coinvolti i Curdi come fattore di disturbo delle strategie belliche dei vari contendenti. Se si pensa che tali conflitti coinvolgono interessi politico-economici globali, allora si capisce quale sia il ruolo e, se vogliamo la sfortuna di questo popolo che vive in un posto "caldo".

Delimitare anche solo geograficamente il Kurdistan è più che altro un'operazione politica: cominciano qui le problematiche della questione curda. Non avendo confini naturali ben precisi, definiremo il Kurdistan solo quella regione dove i Curdi costituiscono la proporzione predominante della popolazione locale. Per una prima inquadratura possiamo affermare che questa regione si trova divisa tra Turchia, Iran, Iraq, Siria e le repubbliche ex sovietiche di Georgia ed Armenia. La superficie totale del Kurdistan é di circa 500.000 kmq e corrisponde quindi all'estensione dell'Italia. Per lo piú montuoso, il Kurdistan è percorso dalla catena degli Zagros a est e da quella del Tauro ad ovest; il monte Ararat (5.168 m) segna approssimativamente il confine settentrionale e la Mesopotamia quello meridionale.

Il territorio è ricco di acque fluviali non navigabili: il Tigri e l'Eufrate nascono nel Kurdistan turco, l'Arasse lungo i confini con l'Armenia, e altri fiumi come il Piccolo ed il Grande Zab, il Sirwan (Diyala), Khapur rendono il terreno molto adatto all'agricoltura che con il petrolio, il ferro, l'oro, l'alluminio e soprattutto il cromo, sono tra le principali risorse della regione, insieme al potenziale idroelettrico.

In Turchia
La parte più grande del Kurdistan è costituita dall'Anatolia orientale (secondo la definizione turca) e rappresenta un terzo dell'intero territorio dell'attuale repubblica turca: i Curdi abitano in modo preponderante 17 delle 67 province che compongono la repubblica. Secondo le statistiche ufficiali turche del 1964 questa è la regione economicamente e socialmente più depressa dello stato: il tasso di analfabetismo si aggira intorno al 90% per le donne e al 70% per gli uomini.

Dopo l'ultima grande rivolta del Dersim nel 1937 nessuna politica di conciliazione con i Curdi è stata praticata dal governo, ma sempre e solo repressione fisica ed oppressione politica e culturale. I golpe militari nel 1960 e nel 1971, hanno riportato il terrore nel Kurdistan ed una situazione molto simile a quella dell'inizio del secolo. A tal proposito si possono vedere i due film-denuncia del regista curdo Yilmaz Güney, "Yol (La strada)" e "Sürü (Il gregge)".

La posizione ufficiale della Turchia nei confronti della questione curda è ben riassunta nel discorso tenuto nel maggio 1971 dal primo ministro Nihat Erim: "Non accettiamo altra nazione abitante la Turchia se non quella turca. Come ben possiamo vedere c'è una ed una sola nazione in Turchia: la nazione turca. Tutti i cittadini che vivono in varie parti dello stato sono soddisfatti di essere Turchi".

Alla fine degli anni settanta sono cominciati i contatti tra lo stato maggiore turco e quello iracheno per favorire la repressione della guerriglia curda nei rispettivi territori fino ad una distanza di 40 km oltre i rispettivi confini: i risultati di questi accordi sono stati drammatici per la guerriglia e la popolazione civile curde, che hanno spesso subìto bombardamenti indiscriminati.

Tutto questo accade nonostante la Turchia sia uno dei firmatari della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e la sua Costituzione faccia vari riferimenti ai diritti umani e alla libertà di pensiero e di stampa. L'argomento diventa di particolare importanza in presenza della richiesta turca per entrare come membro a pieno diritto della Comunità europea.

La situazione sociale e politica del Kurdistan in Turchia rimane drammatica. Il governo insiste con la politica di repressione e di violazione dei diritti umani: leader sindacali e di partito curdi sono regolarmente incarcerati o perseguitati; il premio Sacharov e deputato al parlamento turco Leyla Zana si trova tuttora in carcere nonostante le pressioni internazionali; il sociologo turco Ismail Besikci per essersi occupati dei Curdi é in carcere quasi ininterrottamente da ormai 30 anni senza che si intraveda la fina della sua odissea giudiziaria. Questi sono solo alcuni dei casi più clamorosi del dramma curdo.

Il governo turco non si ferma nemmeno davanti alla palese antieconomicità della guerra nel Kurdistan. Eppure molti degli stessi ambienti economici turchi suggeriscono che se il quarto di Pil che attualmente è buttato nella guerra in Kurdistan fosse usato come investimento produttivo nelle stesse zone la questione curda sarebbe già risolta. Ma la guerra non è solo una cifra negativa: i costi umani non hanno un valore quantificabile ed il prezzo che tutta la Turchia ed il Kurdistan stanno pagando è infinitamente alto.

In Siria
Dello stato siriano i Curdi abitano la zona nord-orientale, cioè parte della fertilissima regione dello Djeziré e il Kurd Dagh. Questa regione della Siria é stata sempre il rifugio naturale dei profughi curdi che riuscivano a sottrarsi alle persecuzioni turche e prima ancora a quelle ottomane, poiché il controllo ottomano in quella regione era inferiore.

Nella Siria sotto mandato francese la situazione dei Curdi é sempre stata relativamente tranquilla. Alla fine degli anni '50 il nazionalismo arabo crebbe a dismisura fino alla formazione della Repubblica Araba Unita il 1° febbraio 1958. Contemporaneamente peggiorò la situazione curda in Siria: il Partito Democratico Curdo fu sciolto e i suoi leader arrestati.

Nel 1962 il partito Baas annunciò il piano per la creazione di una "Cintura araba" nell'alto Djeziré e un anno dopo Mohammed Talab Hilal, capo della polizia in quella regione, pubblicò un manifesto in dodici punti su come realizzare praticamente la "Cintura araba".

I motivi che portarono alla politica anti-curda del Baas furono principalmente due: anzitutto il timore che la concessione da parte irachena di autonomia o indipendenza ai Curdi dopo che questi avevano appoggiato il colpo di stato di Kassem, portasse all'inglobamento delle regioni curde della Siria; il secondo motivo, di natura economica, era la scoperta di petrolio a Qaratchok, nel cuore dello Djezirè.

Negli anni successivi l'arabizzazione della regione curda è andata avanti con la creazione di nuovi villaggi interamente arabi, fattorie gestite da arabi e soprusi vari nei confronti della popolazione curda. Dal 1976 la situazione è più tranquilla in seguito al riconoscimento da parte siriana della partecipazione dei Curdi all'economia di stato, dopo la conclusione del progetto di arabizzazione.

In Iraq
Il Kurdistan meridionale corrisponde grossomodo alla parte settentrionale dello stato iracheno. Questa regione, benché non eccessivamente estesa rispetto all'intero territorio iracheno, comprende zone di grande importanza strategica per l'economia dello stato: ne fanno parte i due vilayet di Mosul e Kirkuk che da soli forniscono il 75% dell'esportazione petrolifera irachena.

La zona è anche molto fertile data la presenza del Tigri e dei suoi numerosi affluenti e l'agricoltura è di tipo quasi mediterraneo. Nelle altre tre principali provincie curde dell'Iraq, Arbil, Dohok e Suleimaniya, si produce grano, tabacco, ortaggi, frutta ed olio d'oliva.

I rapporti tra lo stato iracheno e i Curdi hanno subìto repentine variazioni secondo il regime di governo: le rivolte capeggiate da Sheikh Mahmoud vennero in seguito dirette da Ahmed Barzani fino al 1934 e negli anni successivi dal fratello Mustafà Barzani. I due fratelli Barzani riuscirono durante la seconda guerra mondiale a battere le truppe irachene e a controllare il Badinan e Rawanduz, ma attaccati a loro volta dalla R.A.F. ripararono in Iran per dar man forte alla repubblica curda di Mahabad. Divenuto il braccio armato della repubblica di Mahabad, Mustafà Barzani con mille uomini dovette intraprendere una storica ritirata quando la repubblica fu schiacciata alla fine del 1946: raggiunta l'U.R.S.S. vi rimase in esilio per undici anni.

In Iraq intanto era stato formato il Partito Democratico Curdo che rimase nell'illegalità fintanto che Nouri Said tenne le redini del potere monarchico. L'appoggio del P.D.K. al colpo di stato del 14 luglio 1958 che portò al potere il generale Kassem (di madre curda), migliorò la situazione dei Curdi in Iraq: Mustafà Barzani tornò dall'esilio sovietico, il P.D.K. fu legalizzato e nell'articolo tre della nuova Costituzione fu riconosciuta la compartecipazione curda allo stato iracheno.

Il V congresso degli studenti curdi in Europa, tenuto nell'agosto del 1960 a Berlino, salutò con fervore le conquiste democratiche irachene, ma già nella primavera del 1961 Kassem tornò indietro sulle sue concessioni e ruppe i rapporti con il movimento curdo: alla fine dell'estate iniziò la rivoluzione del "9 settembre" guidata da Mustafà Barzani.

Nel periodo dal 1961 al 1975 ebbero luogo cinque guerre curdo-irachene: il nuovo colpo di stato del 17 luglio 1968, che riportò al potere il partito Baas con Al-Bakr come presidente della repubblica e Saddam Hussein suo vice, sembrò portare alla pace, ma già l'anno successivo aveva inizio il quarto scontro. Il regime, non riuscendo ad avere la meglio, negoziò un nuovo accordo l'11 marzo 1970, con il quale veniva riconosciuta l'autonomia curda.

Il sogno di uno stato arabo-curdo sembrava dovesse durare, ma già nel 1973 il regime aveva intensificato la politica di arabizzazione delle aree petrolifere e l'11 marzo 1974 cominciò la quinta guerra curdo-irachena, con una serie di alleanze tra le quali spiccava l'appoggio indiretto americano ai Curdi tramite lo Shah.

Il 6 marzo 1975 alla conferenza dell'O.P.E.C. svoltasi ad Algeri, Iran ed Iraq raggiunsero un accordo secondo il quale l'Iraq rinunciava alle rivendicazioni sullo Shatt-al-Arab e l'Iran interrompeva la fornitura di armi ai Curdi in Iraq: alla fine di marzo Mustafà Barzani decise di por fine alla guerra e si rifugiò in Iran con decine di migliaia di civili e di combattenti (peshmerga); in seguito si recò negli Stati Uniti dove morì nel 1979.

La guerra scoppiata tra Iran ed Iraq nel 1980 ha portato ad un aggravamento della posizione curda nell'ambito dello stato iracheno, che ha iniziato negli ultimi dieci anni una campagna di distruzione sistematica di villaggi e campagne: purtroppo bisogna registrare anche l'uso delle armi chimiche, vietate dal diritto internazionale. Infatti, il 21 marzo 1988 è stata bombardata la città di Halabja con il napalm: i morti sono stati 5.000, soprattutto donne, vecchi e bambini, e i feriti migliaia. Alle armi chimiche irachene si aggiungono i bombardamenti effettuati dall'esercito turco in territorio iracheno, conseguenza degli accordi con Saddam Hussein, impegnato fino al 1988 sul fronte iraniano.

L'invasione del Kuwait da parte irachena nel 1990 e il relativo intervento delle Potenze mondiali hanno riaperto le speranze per i Curdi di liberarsi dalla morsa della dittatura di Saddam. L'ONU, però, con la risoluzione 688 non è andata oltre l'istituzione della "no fly zone" tra il 36° parallelo e il confine turco, lasciando all'Iraq il controllo dei campi petroliferi di Mosul e Kirkuk. Ancora una volta i Curdi sono rimasti vittime dei grandi giochi di potere: il PDK di Massoud Barzani e l'UPK di Jalal Talabani hanno iniziato una guerra civile per affermare il proprio controllo sull'unico lembo di Kurdistan libero che si possa definire tale, facendo così il gioco sia della Turchia sia dell'Iraq, ma non certo quello del popolo curdo.

In Iran
Per quanto riguarda il Kurdistan iraniano, i due terzi del confine irano-iracheno corrono nelle province curde dell'Azerbaijan occidentale (ad ovest del lago Urmia), dell'Ardalan (che è l'unica regione chiamata Kurdistan, il cui capoluogo è Sanandaj) del Kirmanshah e dell'Elan; inoltre i Curdi abitano i distretti di Maku, Shahpur e Mahabad. Tutta questa parte del Kurdistan è una regione cuscinetto che va da Shahabad a sud, fino al monte Ararat a nord, il quale segna il confine settentrionale iraniano con Turchia ed U.R.S.S.

Una vasta comunità curda, famosa per la fattura di tappeti dallo stile che si rifà in modo originale a quello persiano, vive nella regione orientale del Khorassan. I Curdi vi arrivarono nel XVII secolo portativi dallo Shah Abbas Safavid per ragioni strategiche.

L'Iran è lo stato entro i cui confini, alla fine della seconda guerra mondiale, venne creata la repubblica curda di Mahabad, sul modello della repubblica dell'Azerbaijan e come quella appoggiata dall'U.R.S.S. Il 22 gennaio 1946 venne formata ufficialmente la prima repubblica curda, rappresentata dal Partito Democratico Curdo, nato dall'evoluzione del vecchio Komala e appoggiata sia dalle tribù della zona di Mahabad, i Mamash, i Mangur, i Gawurk e i Zarza, sia dalle tribù Shikak, Jalali, Herki, Begzadeh, Milani e Barzani.

Qazi Mohammed, il notabile più in vista di Mahabad con poteri sia civili sia religiosi, venne eletto presidente della repubblica e Mustafa Barzani ne divenne il braccio armato. Aveva ai suoi ordini più di tremila uomini della sua tribù che si erano ritirati dopo l'attacco congiunto anglo-iracheno per sopprimere la rivolta iniziata nel 1943 a Barzan.

Il 23 aprile 1946 i due stati curdo ed azero firmarono un trattato di alleanza che metteva in risalto l'assoluta indipendenza dei due stati; il ritiro delle truppe sovietiche dall'Iran nel maggio 1946 mise in discussione l'esistenza delle due repubbliche indipendenti e l'esercito iraniano guidato dal generale Homayuni iniziò subito l'attacco riportando insuccessi durante tutta l'estate. Nell'autunno del 1946 il governo di Teheran lanciò una offensiva che portò il generale Homayuni prima in Azerbaijan e subito dopo a Mahabad.

La repubblica formalmente cadde il 17 dicembre 1946 ma, al contrario di quanto avvenne per l'Azerbaijan, fra Teheran e Mahabad si aprirono delle trattative condotte da Mustafa Barzani; i colloqui si interruppero alla fine di dicembre a causa dell'arresto di Qazi Mohammed e altri leader repubblicani. Il 30 marzo Qazi Mohammed fu impiccato e le autorità iraniane diedero inizio ad esecuzioni di massa mentre Mustafa Barzani aveva intrapreso con i suoi uomini la marcia di trecento chilometri che lo portò in U.R.S.S. dopo aver passato più volte le frontiere turco-irano-irachene.

Sotto lo Shah, il movimento curdo iraniano conobbe solo la repressione (sebbene lo Shah favorisse i Curdi in Iraq) e l'unica grossa rivolta si verificò nel 1967 nella zona di Mahabad e durò un anno e mezzo: i problemi tra Barzani, che veniva appoggiato dallo Shah contro il governo iracheno, e la leadership curda in Iran, portò all'indebolimento e alla completa repressione di quest'ultima rivolta.

La caduta dello Shah e la rivoluzione islamica nel 1979 riaccesero le speranze dei Curdi per un regime liberale che riconoscesse i loro diritti: ben presto però Khomeini, dopo aver preso saldamente le redini del potere, iniziò una politica repressiva che portò ai massacri condotti nel 1980 a Sanandaj e Senneh.

La recente scomparsa di Khomeini aveva fatto sperare in possibili aperture democratiche del governo iraniano al movimento curdo, poiché i Curdi avrebbero potuto favorire con successo i candidati al potere disposti a trattare: in questo contesto si inserisce il triplice omicidio del 13 luglio 1989 a Vienna, la cui pista conduce a Teheran.

Le tre vittime, Abdur Rahman Ghassemlou, segretario generale del Partito Democratico Curdo in Iran, Abdullah Ghaderi-Azar, rappresentante dello stesso partito a Parigi e Fadel Rasul, un curdo iracheno, secondo le supposizioni tentavano la riconciliazione tra tutte le tendenze curde e la mediazione con il governo di Teheran per raggiungere politicamente l'autonomia in Iran e tentare di fermare la strage curda in Iraq.

Negli altri paesi
Importanti comunità curde vivono nelle ex repubbliche sovietiche armena, georgiana e azerbaijana. Queste comunità emigrarono in territorio russo al tempo delle prime persecuzioni ottomane del XIX secolo. Poichè i Curdi che vivono in queste repubbliche sono relativamente pochi non rappresentano né hanno mai rappresentato un problema di convivenza tra etnie diverse: già dal 1930 sono state aperte scuole dove l'insegnamento viene effettuato in curdo, ed anche a livello universitario esistono corsi di lingua e letteratura curda a Mosca, S. Pietroburgo, Erivan e Tashkent.

Ciò non toglie che in passato l'U.R.S.S. abbia sempre adottato una politica abbastanza neutra nei confronti della questione curda, riuscendo così ad intrattenere rapporti amichevoli sia con Turchia, Iran, Iraq e Siria, sia con i movimenti curdi. In Libano e in Giordania vivono altre comunità di Curdi che rappresentano una classe di lavoratori sfruttati e sottopagati, in quanto, a partire dal 1960, non viene riconosciuto loro alcun diritto civile, e rischiano quindi in ogni momento di essere espulsi.

Una piccola comunità curda vive in Israele: di religione ebraica, questa comunità si trasferì principalmente dall'Iraq nei primi anni della fondazione dello stato ebraico. Curioso il fatto che al Festival dei Popoli di Parigi del 1977 venne premiato un gruppo folcloristico curdo di nazionalità israeliana.

Esistono infine una serie di organizzazioni studentesche e di lavoratori in molti stati europei: la prima di queste associazioni risale al 1949, ma é solo nel 1956 che, grazie ad una maggiore partecipazione, viene fondata l'"Associazione degli Studenti Curdi in Europa" (K.S.S.E.), legata politicamente al Partito Democratico Curdo d'Iraq. In seguito all'ultimo atto della rivoluzione di Mustafa Barzani nel 1975, venne formata una seconda organizzazione, l'"Associazione degli Studenti Curdi all'Estero" (A.K.S.A.) legata agli oppositori di Barzani dell'"Unione Patriottica del Kurdistan". Nel 1978 nacque l'"Unione degli Studenti e dei Lavoratori Curdi in Belgio", conosciuta come "Tekoser". Nel 1970 venne fondata l'"Organizzazione Socialista degli Studenti Curdi in Europa" (S.O.K.S.E.); pura espressione del Partito Socialista Curdo (Pasok), il SOKSE si dichiara democratico-progressista e non impedisce ai suoi militanti di associarsi alle altre organizzazioni curde. Il partito che in questi anni ha fatto piú proseliti é il PKK: di estrazione marxista-leninista il partito é stato messo fuori legge anche in Germania dove é attivissimo. I centri delle organizzazioni dei lavoratori curdi sono la Germania e la Svezia, mentre dal punto di vista culturale il centro di riferimento europeo é l'Istituto Curdo di Parigi.

La popolazione
Quanti sono i Curdi che oggi vivono in Kurdistan? La domanda è particolarmente importante poiché il loro numero dà ancor di più il senso della gravità del problema. Quello curdo è il quarto popolo per grandezza in Medio oriente dopo Arabi, Turchi e Persiani. Statistiche precise sulla popolazione curda non esistono, soprattutto per motivi politici, in quanto gli stati interessati tendono a diminuire l'importanza etnica dell'elemento curdo che non può essere associato né agli Arabi (in Siria e in Iraq) né ai Turchi (come vari studiosi turchi hanno tentato di dimostrare specie sotto l'impulso nazionalistico del periodo kemalista). I Curdi vengono così classificati o come musulmani sunniti, soprattutto in Iraq, o come "parlanti la lingua turca" in Turchia.

La cifra totale della popolazione è quindi una stima tra valutazioni minime effettuate dagli stati in questione e quelle massime effettuate da studiosi curdi che basano il calcolo sugli ultimi censimenti che risalgono a più di dieci anni fa, sul tasso di natalità, e pochi altri dati disponibili: al riguardo bisogna notare che i Curdi seguono il trend di espansione demografica relativamente elevato, tipico del mondo musulmano. In una lettera pubblicata sul Times del 21/11/1974 si legge a proposito del campo profughi di Rezayeh in Iran: "Oltre un terzo delle donne del campo erano incinte, e cinquecento di loro avrebbero partorito nei due o tre mesi successivi", a conferma dell'alto tasso di fertilità anche tra la popolazione curda.

Possiamo quindi affermare che i Curdi sono almeno venti milioni, così distribuiti: dieci milioni in Turchia; sei milioni in Iran; tre milioni in Iraq; ottocentomila in Siria; trecentomila nella ex U.R.S.S.; trecentomila in Libano e Giordania e infine la comunità in esilio di oltre trecentomila persone. Per tutti questi dati bisogna tener conto che, soprattutto in Iraq, la popolazione curda è oggetto di uno sterminio che rasenta ormai il genocidio, mentre non sono assolutamente disponibili dati per quanto riguarda paesi meta di recente emigrazione, quali ad esempio l'Australia.

La religione
La religione dei Curdi, prima della conversione all'Islam, era quella zoroastriana. Di religione zoroastriana sono rimasti ormai solo gli Yezidi, circa cinquantamila persone, e si trovano quasi tutti nel vilayet di Mosul. Sono meglio conosciuti come gli "adoratori del diavolo" anche se questa definizione non é corretta; infatti gli Yezidi non adorano il diavolo in quanto tale ma credono che Dio lo abbia perdonato e che per questo sia il diretto intermediario tra Dio e l'uomo. Secondo lo yezidismo Dio é il creatore del mondo e sette angeli ne sono i conservatori. A capo di questi angeli v'é Melek Tawus che molti identificano con Lucifero come diavolo. Questa religione ha elementi in comune sia con l'Islam sia con il cristianesimo; con il primo condivide la circoncisione e il digiuno, con il secondo la pratica del battesimo e la divisione del pane.

Il fuoco resta comunque oggetto di adorazione durante il Nawroz, il 21 marzo, la festa nazionale curda che segna anche il Capodanno. Oggi i Curdi sono quasi tutti musulmani sunniti: una variante molto diffusa tra i Curdi è il sufismo, che però rientra nelle due divisioni principali dell'Islam, il sunnismo e lo sciismo.

La principale setta sufi è la Naqshebendi fondata nel XIV secolo da Muhammad Baha-ud-Din (1317-1389). Di questa setta fanno parte la maggioranza delle personalità legate ai movimenti insurrezionali del XX secolo. Del ramo sufi in generale facevano parte gli sceicchi Obeidullah, Daid di Piran, Mahmoud Barzindja, e Ahmed Barzani, fratello del piú noto Mustafá Barzani. Molto importante è anche la setta dervisci dei Qadiri, fondata dal santo Sheikh Abdul Qadir al-Gilani (1077-1166) e la Ahl-e-Haqq o Ali Ilahi (gli appartenenti a questa setta credono nella divinità di Ali, quarto Imam e cugino di Maometto).

Esistono minoranze sciite nella regione del Kermanshah e di Khanaquin dove vi sono anche minoranze alawite. Infine ricordiamo che fino al 1950 viveva in Kurdistan un piccola minoranza ebrea, poi emigrata in Israele, che conserva tuttora le proprie tradizioni curde. Nonostante la stragrande maggioranza dei Curdi sia musulmana, la conversione all'Islam non é stata indolore; ci sono stati anche episodi di rinuncia in massa all'Islam da parte dei Curdi di Berudh nel sud dell'Iraq (il fatto é poco documentato).

Lingua, letteratura e musica
I Curdi sono una popolazione indoeuropea (anche se ne esistono varie tipologie) e la loro lingua appartiene al gruppo iraniano: é solo con il persiano che esistono delle similitudini linguistiche e non con l'arabo o il turco che é di origine uralo-altaica. Questa caratteristica linguistica era giá stata anticipata dallo studioso italiano Maurizio Garzoni che nel XVIII secolo scrisse la prima grammatica curda: Garzoni é quindi considerato uno dei padri della lingua curda.

La mancanza di una letteratura scritta non ha mai agevolato la formazione di un linguaggio uniforme, ma vi sono più dialetti parlati a seconda della zona di appartenenza. I due grandi gruppi dialettali sono il Curmanci e il Sorani. Nella zona del Dersim si parla un terzo dialetto, lo Zazai, che da alcuni linguisti non viene considerato come curdo.

Il Curmanci é parlato nel nord e ovest del Kurdistan e il Grande Zab, il principale affluente del Tigri, segna il confine oltre il quale si parla il Sorani. Nell'ambito del Curmanci si é sviluppato un ramo orientale ed uno occidentale parlati rispettivamente dai Curdi abitanti nell'ex U.R.S.S. e da quelli di Turchia, Siria, Iraq e Iran settentrionali.

Il vero grande problema del curdo non é tanto la varietà di dialetti quanto la scrittura. I primi tentativi di utilizzare l'alfabeto latino risalgono agli anni venti in Siria, dove i Bedir Khan con altri fuoriusciti della Turchia kemalista misero a punto un tipo di scrittura con caratteri latini adattato al nuovo alfabeto turco; il nuovo alfabeto curdo si chiamava Hawar, dal nome della rivista letteraria con la quale veniva diffuso. Contemporaneamente in U.R.S.S. veniva elaborato un adattamento del curdo all'alfabeto latino che verrà abbandonato agli inizi degli anni '40 a favore di quello cirillico.

Mentre per il dialetto Curmanci venivano adottati caratteri latini o cirillici, per il Sorani veniva perfezionato e adattato il sistema di scrittura arabo, anche per sottolineare l'appartenenza del Kurdistan al mondo islamico: infatti il Sorani è il dialetto prevalente in Iraq e in Iran. L'uso, quindi, di due grandi dialetti e tre tipi diversi di scrittura, hanno impedito la diffusione di una cultura omogenea. Per esempio esistono stridenti differenze tra il Kurdistan iracheno dove, soprattutto dopo il colpo di stato di Kassem del 1958, si è potuto scrivere molto di più, e il Kurdistan turco dove vive una buona metà dell'intera popolazione curda. E soprattutto ne ha risentito la letteratura classica che ha espresso i suoi capolavori nelle lingue "nazionali" per permettere una più ampia diffusione.

Il primo libro di storia medievale curda venne redatto in persiano. Si tratta dello Charaf Nameh (1596), scritto dal principe Sharaf al-Dine di Bitlis e narra delle differenti dinastie dei principi curdi. Autore importantissimo della letteratura curda, che scrisse anche in curdo, è Melaye Ahmady Djeziri. Di lui si sa solo che è vissuto nel quindicesimo secolo e che probabilmente è morto nel 1458 come è riferito in un manoscritto dell'emiro Djeladet Bedir Khan, il quale fa coincidere la sua morte con quella del sultano Mehmet Fatih. Il suo stile è influenzato dal sufismo del famoso mistico persiano Senai. Ci ha lasciato un "diwan" di duemila versi, che ancora oggi viene commentato nelle scuole coraniche.

Il grande classico della letteratura popolare curda è Ahmede Khani (1650-1706) che con il suo famosissimo Memozin tratta anche il tema dell'amore per la patria. Ecco un passo emblematico del Memozin: "Quando la nostra disgrazia sarà consunta ed avrà fine? Ci sarà allora amica la fortuna e ci risveglieremo un giorno dal letargo? Un conquistatore emergerà tra noi e si rivelerà un re? Se noi avessimo un re, il nostro denaro diverrebbe moneta battuta, e non resterebbe così sotto la dominazione del turco. Noi non saremmo rovinati nelle mani del gufo. Dio ha fatto così: ha posto il turco, il persiano e l'arabo sopra di noi. Mi stupisco del destino che Dio ha riservato ai Curdi. Questi Curdi che con la sciabola in mano hanno conquistato la gloria. Come è stato che i Curdi sono stati privati dell'impero del mondo e sottomessi agli altri? I Turchi e i Persiani sono circondati da muraglie curde. Tutte le volte che Arabi e Curdi si mobilitano, sono i Curdi che si bagnano nel sangue. Sempre divisi, in discordia, non ubbidiscono l'uno all'altro. Se noi fossimo uniti, questo turco, questo arabo e questo persiano sarebbero i nostri servitori". Il valore artistico del Memozin è inestimabile, in quanto riporta leggende come il Mame Alan, che fino ad allora venivano tramandate solo oralmente.

Le tracce di una letteratura curda risalgono al IX secolo, periodo in cui visse il poeta Dasni Husni le cui opere sono citate nello Charaf Nameh. In periodi più recenti troviamo i poeti Nali e Uafall, durante l'Ottocento; ma è nel nostro secolo che si sviluppa una corrente poetica che guarda ai problemi del tempo con impegno politico e sociale.

Il più noto poeta curdo del nostro secolo è Goran (1904-1962); famosi sono anche Bekas, Sherko Bekas, Huzni Mukriani (1886-1947), Hajar, Nourredine Zaza e tanti altri poeti legati soprattutto all'Accademia Scientifica Curda di Bagdad, che è stata in grado di pubblicare tantissime opere nei periodi di tranquillità politica dopo il 1958. Qui di seguito si riportano due poesie che raccontano il dramma curdo:

Io vado (Goran)
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l'uragano, tutte le porte.
Io vado...madre...
Se non torno,
la mia anima sarà parola ...
per tutti i poeti.



Neve (Sherko Bekas)
Poveri "montanari",
il vostro amore è una neve...
una neve di quattro stagioni...
Nevica e m'imbianca il verso...
come posso lasciare che cada
nel male, e che si imbronci
il nostro cielo con me?
E come può ingrigire la polvere nera della rabbia
il suo candore bianco?
Abbassare la fronte
per rispetto al Halgurt dei vostri cuori.
Non c'è vita in me se non esplode il tempo
di quella vostra neve, ma non voglio
se non in quella neve morire.



Nella società curda, un posto privilegiato è riservato alla musica, poiché è il mezzo con il quale si trasmettono storia, poesia e sentimento politico. La canzone politica ha origini antiche; ne hanno scritte sia Feqehe Teyran nel XIV secolo che Ahmede Khani nel XVII. Dal punto di vista tecnico si può notare che la musica curda è di tipo modale: il "modo" curdo somiglia al modo dorico tanto quanto il flamenco spagnolo. Tale somiglianza può essere spiegata col fatto che l'invasione dorica dell'Ellade nel 1200 a.C. coincide con l'apparizione dei Medi. Oltre al legame storico, il modo curdo ha la stessa "passionalità" del flamenco sia nell'esecuzione, che coinvolge completamente l'artista (in curdo non c'é distinzione tra la parola "musica" e colui che suona lo strumento), sia nell'ascolto che rende l'ascoltatore partecipe a volte fino alle lacrime: tali caratteristiche comuni le ritroviamo anche nella danza, dove gli elementi di somiglianza sono anche più evidenti.

Il ramo più tipico della canzone kurda tradizionale è il Dengbej. Il Dengbej è una sorta di "canto parlato" per una voce solista melodicamente modulata, senza cadenze ritmiche e sovente senza accompagnamento strumentale; in genere si tratta di composizioni tristi, assai lunghe e lente. Un altro ramo della musica kurda è l'"Arbane", suonato con grandi tamburelli, uno strumento musicale nato circa tremilacinquecento fa in Mesopotamia. Tra gli strumenti musicali in uso tra i Curdi c'è anche il blur e il duduk, che sono due modelli di flauti, e il più tipico tenbur, un liuto a sei corde con un manico di circa un metro e la cassa di risonanza somigliante a quella di un mandolino. Un'ultima curiosità: l'inventore del plettro oltre che direttore della famosa scuola islamica di musica fondata dagli Arabi a Cordoba si chiamava Ziriyab (789-857) ed era un Curdo.