In: Home > Dossier > Promesse e tradimenti. Kurdistan terra divisa
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INDICE
> PARTE I
> PARTE II / CAP. 1
> CAP. 2
> CAP. 3
> CAP. 4
> CAP. 5
> CONCLUSIONE
> LE FOTO
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Mauro di Vieste
Introduzione
L'area geografica che va dal Golfo persico al Caucaso ha sempre
rivestito un ruolo particolare in Medioriente quale crocevia di
culture ed interessi economici. Le vicende storico-politiche
contemporanee legate a quest'area ne confermano l'importanza
strategica e al tempo stesso fanno emergere l'esigenza di
conoscere piú a fondo tanti aspetti oscuri della storia
mediorientale.
In questa situazione s'inserisce lo studio della questione curda,
tanto misconosciuta eppure tanto attuale per capire quanto
succede in quest'area geografica. La guerriglia nella Turchia
orientale, che coincide con il Kurdistan turco, nel 1994 ha
sferrato un massiccio attacco al governo; gli episodi piú
clamorosi sono stati i divieti d'attraversamento imposti dai
peshmerga ai turisti occidentali e i relativi rapimenti. Secondo
la guerriglia curda il governo turco utilizza la valuta pregiata
introdotta dai turisti per rinforzare la repressione piuttosto
che l'economia nel Kurdistan. In passato sia la guerra
irano-irachena, sia la guerra iracheno-kuwaitiana, ha visto
coinvolti i Curdi come fattore di disturbo delle strategie
belliche dei vari contendenti. Se si pensa che tali conflitti
coinvolgono interessi politico-economici globali, allora si
capisce quale sia il ruolo e, se vogliamo la sfortuna di questo
popolo che vive in un posto "caldo".
Delimitare anche solo geograficamente il Kurdistan è
più che altro un'operazione politica: cominciano qui le
problematiche della questione curda. Non avendo confini naturali
ben precisi, definiremo il Kurdistan solo quella regione dove i
Curdi costituiscono la proporzione predominante della popolazione
locale. Per una prima inquadratura possiamo affermare che questa
regione si trova divisa tra Turchia, Iran, Iraq, Siria e le
repubbliche ex sovietiche di Georgia ed Armenia. La superficie
totale del Kurdistan é di circa 500.000 kmq e corrisponde
quindi all'estensione dell'Italia. Per lo piú montuoso, il
Kurdistan è percorso dalla catena degli Zagros a est e da
quella del Tauro ad ovest; il monte Ararat (5.168 m) segna
approssimativamente il confine settentrionale e la Mesopotamia
quello meridionale.
Il territorio è ricco di acque fluviali non navigabili: il
Tigri e l'Eufrate nascono nel Kurdistan turco, l'Arasse lungo i
confini con l'Armenia, e altri fiumi come il Piccolo ed il Grande
Zab, il Sirwan (Diyala), Khapur rendono il terreno molto adatto
all'agricoltura che con il petrolio, il ferro, l'oro, l'alluminio
e soprattutto il cromo, sono tra le principali risorse della
regione, insieme al potenziale idroelettrico.
In Turchia
La parte più grande del Kurdistan è costituita
dall'Anatolia orientale (secondo la definizione turca) e
rappresenta un terzo dell'intero territorio dell'attuale
repubblica turca: i Curdi abitano in modo preponderante 17 delle
67 province che compongono la repubblica. Secondo le statistiche
ufficiali turche del 1964 questa è la regione
economicamente e socialmente più depressa dello stato: il
tasso di analfabetismo si aggira intorno al 90% per le donne e al
70% per gli uomini.
Dopo l'ultima grande rivolta del Dersim nel 1937 nessuna politica
di conciliazione con i Curdi è stata praticata dal
governo, ma sempre e solo repressione fisica ed oppressione
politica e culturale. I golpe militari nel 1960 e nel 1971, hanno
riportato il terrore nel Kurdistan ed una situazione molto simile
a quella dell'inizio del secolo. A tal proposito si possono
vedere i due film-denuncia del regista curdo Yilmaz Güney,
"Yol (La strada)" e "Sürü (Il gregge)".
La posizione ufficiale della Turchia nei confronti della
questione curda è ben riassunta nel discorso tenuto nel
maggio 1971 dal primo ministro Nihat Erim: "Non accettiamo altra
nazione abitante la Turchia se non quella turca. Come ben
possiamo vedere c'è una ed una sola nazione in Turchia: la
nazione turca. Tutti i cittadini che vivono in varie parti dello
stato sono soddisfatti di essere Turchi".
Alla fine degli anni settanta sono cominciati i contatti tra lo
stato maggiore turco e quello iracheno per favorire la
repressione della guerriglia curda nei rispettivi territori fino
ad una distanza di 40 km oltre i rispettivi confini: i risultati
di questi accordi sono stati drammatici per la guerriglia e la
popolazione civile curde, che hanno spesso subìto
bombardamenti indiscriminati.
Tutto questo accade nonostante la Turchia sia uno dei firmatari
della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e la sua
Costituzione faccia vari riferimenti ai diritti umani e alla
libertà di pensiero e di stampa. L'argomento diventa di
particolare importanza in presenza della richiesta turca per
entrare come membro a pieno diritto della Comunità
europea.
La situazione sociale e politica del Kurdistan in Turchia rimane
drammatica. Il governo insiste con la politica di repressione e
di violazione dei diritti umani: leader sindacali e di partito
curdi sono regolarmente incarcerati o perseguitati; il premio
Sacharov e deputato al parlamento turco Leyla Zana si trova
tuttora in carcere nonostante le pressioni internazionali; il
sociologo turco Ismail Besikci per essersi occupati dei Curdi
é in carcere quasi ininterrottamente da ormai 30 anni
senza che si intraveda la fina della sua odissea giudiziaria.
Questi sono solo alcuni dei casi più clamorosi del dramma
curdo.
Il governo turco non si ferma nemmeno davanti alla palese
antieconomicità della guerra nel Kurdistan. Eppure molti
degli stessi ambienti economici turchi suggeriscono che se il
quarto di Pil che attualmente è buttato nella guerra in
Kurdistan fosse usato come investimento produttivo nelle stesse
zone la questione curda sarebbe già risolta. Ma la guerra
non è solo una cifra negativa: i costi umani non hanno un
valore quantificabile ed il prezzo che tutta la Turchia ed il
Kurdistan stanno pagando è infinitamente alto.
In Siria
Dello stato siriano i Curdi abitano la zona nord-orientale,
cioè parte della fertilissima regione dello Djeziré
e il Kurd Dagh. Questa regione della Siria é stata sempre
il rifugio naturale dei profughi curdi che riuscivano a sottrarsi
alle persecuzioni turche e prima ancora a quelle ottomane,
poiché il controllo ottomano in quella regione era
inferiore.
Nella Siria sotto mandato francese la situazione dei Curdi
é sempre stata relativamente tranquilla. Alla fine degli
anni '50 il nazionalismo arabo crebbe a dismisura fino alla
formazione della Repubblica Araba Unita il 1° febbraio 1958.
Contemporaneamente peggiorò la situazione curda in Siria:
il Partito Democratico Curdo fu sciolto e i suoi leader
arrestati.
Nel 1962 il partito Baas annunciò il piano per la
creazione di una "Cintura araba" nell'alto Djeziré e un
anno dopo Mohammed Talab Hilal, capo della polizia in quella
regione, pubblicò un manifesto in dodici punti su come
realizzare praticamente la "Cintura araba".
I motivi che portarono alla politica anti-curda del Baas furono
principalmente due: anzitutto il timore che la concessione da
parte irachena di autonomia o indipendenza ai Curdi dopo che
questi avevano appoggiato il colpo di stato di Kassem, portasse
all'inglobamento delle regioni curde della Siria; il secondo
motivo, di natura economica, era la scoperta di petrolio a
Qaratchok, nel cuore dello Djezirè.
Negli anni successivi l'arabizzazione della regione curda
è andata avanti con la creazione di nuovi villaggi
interamente arabi, fattorie gestite da arabi e soprusi vari nei
confronti della popolazione curda. Dal 1976 la situazione
è più tranquilla in seguito al riconoscimento da
parte siriana della partecipazione dei Curdi all'economia di
stato, dopo la conclusione del progetto di arabizzazione.
In Iraq
Il Kurdistan meridionale corrisponde grossomodo alla parte
settentrionale dello stato iracheno. Questa regione,
benché non eccessivamente estesa rispetto all'intero
territorio iracheno, comprende zone di grande importanza
strategica per l'economia dello stato: ne fanno parte i due
vilayet di Mosul e Kirkuk che da soli forniscono il 75%
dell'esportazione petrolifera irachena.
La zona è anche molto fertile data la presenza del Tigri e
dei suoi numerosi affluenti e l'agricoltura è di tipo
quasi mediterraneo. Nelle altre tre principali provincie curde
dell'Iraq, Arbil, Dohok e Suleimaniya, si produce grano, tabacco,
ortaggi, frutta ed olio d'oliva.
I rapporti tra lo stato iracheno e i Curdi hanno subìto
repentine variazioni secondo il regime di governo: le rivolte
capeggiate da Sheikh Mahmoud vennero in seguito dirette da Ahmed
Barzani fino al 1934 e negli anni successivi dal fratello
Mustafà Barzani. I due fratelli Barzani riuscirono durante
la seconda guerra mondiale a battere le truppe irachene e a
controllare il Badinan e Rawanduz, ma attaccati a loro volta
dalla R.A.F. ripararono in Iran per dar man forte alla repubblica
curda di Mahabad. Divenuto il braccio armato della repubblica di
Mahabad, Mustafà Barzani con mille uomini dovette
intraprendere una storica ritirata quando la repubblica fu
schiacciata alla fine del 1946: raggiunta l'U.R.S.S. vi rimase in
esilio per undici anni.
In Iraq intanto era stato formato il Partito Democratico Curdo
che rimase nell'illegalità fintanto che Nouri Said tenne
le redini del potere monarchico. L'appoggio del P.D.K. al colpo
di stato del 14 luglio 1958 che portò al potere il
generale Kassem (di madre curda), migliorò la situazione
dei Curdi in Iraq: Mustafà Barzani tornò
dall'esilio sovietico, il P.D.K. fu legalizzato e nell'articolo
tre della nuova Costituzione fu riconosciuta la compartecipazione
curda allo stato iracheno.
Il V congresso degli studenti curdi in Europa, tenuto nell'agosto
del 1960 a Berlino, salutò con fervore le conquiste
democratiche irachene, ma già nella primavera del 1961
Kassem tornò indietro sulle sue concessioni e ruppe i
rapporti con il movimento curdo: alla fine dell'estate
iniziò la rivoluzione del "9 settembre" guidata da
Mustafà Barzani.
Nel periodo dal 1961 al 1975 ebbero luogo cinque guerre
curdo-irachene: il nuovo colpo di stato del 17 luglio 1968, che
riportò al potere il partito Baas con Al-Bakr come
presidente della repubblica e Saddam Hussein suo vice,
sembrò portare alla pace, ma già l'anno successivo
aveva inizio il quarto scontro. Il regime, non riuscendo ad avere
la meglio, negoziò un nuovo accordo l'11 marzo 1970, con
il quale veniva riconosciuta l'autonomia curda.
Il sogno di uno stato arabo-curdo sembrava dovesse durare, ma
già nel 1973 il regime aveva intensificato la politica di
arabizzazione delle aree petrolifere e l'11 marzo 1974
cominciò la quinta guerra curdo-irachena, con una serie di
alleanze tra le quali spiccava l'appoggio indiretto americano ai
Curdi tramite lo Shah.
Il 6 marzo 1975 alla conferenza dell'O.P.E.C. svoltasi ad Algeri,
Iran ed Iraq raggiunsero un accordo secondo il quale l'Iraq
rinunciava alle rivendicazioni sullo Shatt-al-Arab e l'Iran
interrompeva la fornitura di armi ai Curdi in Iraq: alla fine di
marzo Mustafà Barzani decise di por fine alla guerra e si
rifugiò in Iran con decine di migliaia di civili e di
combattenti (peshmerga); in seguito si recò negli Stati
Uniti dove morì nel 1979.
La guerra scoppiata tra Iran ed Iraq nel 1980 ha portato ad un
aggravamento della posizione curda nell'ambito dello stato
iracheno, che ha iniziato negli ultimi dieci anni una campagna di
distruzione sistematica di villaggi e campagne: purtroppo bisogna
registrare anche l'uso delle armi chimiche, vietate dal diritto
internazionale. Infatti, il 21 marzo 1988 è stata
bombardata la città di Halabja con il napalm: i morti sono
stati 5.000, soprattutto donne, vecchi e bambini, e i feriti
migliaia. Alle armi chimiche irachene si aggiungono i
bombardamenti effettuati dall'esercito turco in territorio
iracheno, conseguenza degli accordi con Saddam Hussein, impegnato
fino al 1988 sul fronte iraniano.
L'invasione del Kuwait da parte irachena nel 1990 e il relativo
intervento delle Potenze mondiali hanno riaperto le speranze per
i Curdi di liberarsi dalla morsa della dittatura di Saddam.
L'ONU, però, con la risoluzione 688 non è andata
oltre l'istituzione della "no fly zone" tra il 36° parallelo
e il confine turco, lasciando all'Iraq il controllo dei campi
petroliferi di Mosul e Kirkuk. Ancora una volta i Curdi sono
rimasti vittime dei grandi giochi di potere: il PDK di Massoud
Barzani e l'UPK di Jalal Talabani hanno iniziato una guerra
civile per affermare il proprio controllo sull'unico lembo di
Kurdistan libero che si possa definire tale, facendo così
il gioco sia della Turchia sia dell'Iraq, ma non certo quello del
popolo curdo.
In Iran
Per quanto riguarda il Kurdistan iraniano, i due terzi del
confine irano-iracheno corrono nelle province curde
dell'Azerbaijan occidentale (ad ovest del lago Urmia),
dell'Ardalan (che è l'unica regione chiamata Kurdistan, il
cui capoluogo è Sanandaj) del Kirmanshah e dell'Elan;
inoltre i Curdi abitano i distretti di Maku, Shahpur e Mahabad.
Tutta questa parte del Kurdistan è una regione cuscinetto
che va da Shahabad a sud, fino al monte Ararat a nord, il quale
segna il confine settentrionale iraniano con Turchia ed
U.R.S.S.
Una vasta comunità curda, famosa per la fattura di tappeti
dallo stile che si rifà in modo originale a quello
persiano, vive nella regione orientale del Khorassan. I Curdi vi
arrivarono nel XVII secolo portativi dallo Shah Abbas Safavid per
ragioni strategiche.
L'Iran è lo stato entro i cui confini, alla fine della
seconda guerra mondiale, venne creata la repubblica curda di
Mahabad, sul modello della repubblica dell'Azerbaijan e come
quella appoggiata dall'U.R.S.S. Il 22 gennaio 1946 venne formata
ufficialmente la prima repubblica curda, rappresentata dal
Partito Democratico Curdo, nato dall'evoluzione del vecchio
Komala e appoggiata sia dalle tribù della zona di Mahabad,
i Mamash, i Mangur, i Gawurk e i Zarza, sia dalle tribù
Shikak, Jalali, Herki, Begzadeh, Milani e Barzani.
Qazi Mohammed, il notabile più in vista di Mahabad con
poteri sia civili sia religiosi, venne eletto presidente della
repubblica e Mustafa Barzani ne divenne il braccio armato. Aveva
ai suoi ordini più di tremila uomini della sua
tribù che si erano ritirati dopo l'attacco congiunto
anglo-iracheno per sopprimere la rivolta iniziata nel 1943 a
Barzan.
Il 23 aprile 1946 i due stati curdo ed azero firmarono un
trattato di alleanza che metteva in risalto l'assoluta
indipendenza dei due stati; il ritiro delle truppe sovietiche
dall'Iran nel maggio 1946 mise in discussione l'esistenza delle
due repubbliche indipendenti e l'esercito iraniano guidato dal
generale Homayuni iniziò subito l'attacco riportando
insuccessi durante tutta l'estate. Nell'autunno del 1946 il
governo di Teheran lanciò una offensiva che portò
il generale Homayuni prima in Azerbaijan e subito dopo a
Mahabad.
La repubblica formalmente cadde il 17 dicembre 1946 ma, al
contrario di quanto avvenne per l'Azerbaijan, fra Teheran e
Mahabad si aprirono delle trattative condotte da Mustafa Barzani;
i colloqui si interruppero alla fine di dicembre a causa
dell'arresto di Qazi Mohammed e altri leader repubblicani. Il 30
marzo Qazi Mohammed fu impiccato e le autorità iraniane
diedero inizio ad esecuzioni di massa mentre Mustafa Barzani
aveva intrapreso con i suoi uomini la marcia di trecento
chilometri che lo portò in U.R.S.S. dopo aver passato
più volte le frontiere turco-irano-irachene.
Sotto lo Shah, il movimento curdo iraniano conobbe solo la
repressione (sebbene lo Shah favorisse i Curdi in Iraq) e l'unica
grossa rivolta si verificò nel 1967 nella zona di Mahabad
e durò un anno e mezzo: i problemi tra Barzani, che veniva
appoggiato dallo Shah contro il governo iracheno, e la leadership
curda in Iran, portò all'indebolimento e alla completa
repressione di quest'ultima rivolta.
La caduta dello Shah e la rivoluzione islamica nel 1979
riaccesero le speranze dei Curdi per un regime liberale che
riconoscesse i loro diritti: ben presto però Khomeini,
dopo aver preso saldamente le redini del potere, iniziò
una politica repressiva che portò ai massacri condotti nel
1980 a Sanandaj e Senneh.
La recente scomparsa di Khomeini aveva fatto sperare in possibili
aperture democratiche del governo iraniano al movimento curdo,
poiché i Curdi avrebbero potuto favorire con successo i
candidati al potere disposti a trattare: in questo contesto si
inserisce il triplice omicidio del 13 luglio 1989 a Vienna, la
cui pista conduce a Teheran.
Le tre vittime, Abdur Rahman Ghassemlou, segretario generale del
Partito Democratico Curdo in Iran, Abdullah Ghaderi-Azar,
rappresentante dello stesso partito a Parigi e Fadel Rasul, un
curdo iracheno, secondo le supposizioni tentavano la
riconciliazione tra tutte le tendenze curde e la mediazione con
il governo di Teheran per raggiungere politicamente l'autonomia
in Iran e tentare di fermare la strage curda in Iraq.
Negli altri paesi
Importanti comunità curde vivono nelle ex repubbliche
sovietiche armena, georgiana e azerbaijana. Queste
comunità emigrarono in territorio russo al tempo delle
prime persecuzioni ottomane del XIX secolo. Poichè i Curdi
che vivono in queste repubbliche sono relativamente pochi non
rappresentano né hanno mai rappresentato un problema di
convivenza tra etnie diverse: già dal 1930 sono state
aperte scuole dove l'insegnamento viene effettuato in curdo, ed
anche a livello universitario esistono corsi di lingua e
letteratura curda a Mosca, S. Pietroburgo, Erivan e
Tashkent.
Ciò non toglie che in passato l'U.R.S.S. abbia sempre
adottato una politica abbastanza neutra nei confronti della
questione curda, riuscendo così ad intrattenere rapporti
amichevoli sia con Turchia, Iran, Iraq e Siria, sia con i
movimenti curdi. In Libano e in Giordania vivono altre
comunità di Curdi che rappresentano una classe di
lavoratori sfruttati e sottopagati, in quanto, a partire dal
1960, non viene riconosciuto loro alcun diritto civile, e
rischiano quindi in ogni momento di essere espulsi.
Una piccola comunità curda vive in Israele: di religione
ebraica, questa comunità si trasferì principalmente
dall'Iraq nei primi anni della fondazione dello stato ebraico.
Curioso il fatto che al Festival dei Popoli di Parigi del 1977
venne premiato un gruppo folcloristico curdo di
nazionalità israeliana.
Esistono infine una serie di organizzazioni studentesche e di
lavoratori in molti stati europei: la prima di queste
associazioni risale al 1949, ma é solo nel 1956 che,
grazie ad una maggiore partecipazione, viene fondata
l'"Associazione degli Studenti Curdi in Europa" (K.S.S.E.),
legata politicamente al Partito Democratico Curdo d'Iraq. In
seguito all'ultimo atto della rivoluzione di Mustafa Barzani nel
1975, venne formata una seconda organizzazione, l'"Associazione
degli Studenti Curdi all'Estero" (A.K.S.A.) legata agli
oppositori di Barzani dell'"Unione Patriottica del Kurdistan".
Nel 1978 nacque l'"Unione degli Studenti e dei Lavoratori Curdi
in Belgio", conosciuta come "Tekoser". Nel 1970 venne fondata
l'"Organizzazione Socialista degli Studenti Curdi in Europa"
(S.O.K.S.E.); pura espressione del Partito Socialista Curdo
(Pasok), il SOKSE si dichiara democratico-progressista e non
impedisce ai suoi militanti di associarsi alle altre
organizzazioni curde. Il partito che in questi anni ha fatto
piú proseliti é il PKK: di estrazione
marxista-leninista il partito é stato messo fuori legge
anche in Germania dove é attivissimo. I centri delle
organizzazioni dei lavoratori curdi sono la Germania e la Svezia,
mentre dal punto di vista culturale il centro di riferimento
europeo é l'Istituto Curdo di Parigi.
La popolazione
Quanti sono i Curdi che oggi vivono in Kurdistan? La domanda
è particolarmente importante poiché il loro numero
dà ancor di più il senso della gravità del
problema. Quello curdo è il quarto popolo per grandezza in
Medio oriente dopo Arabi, Turchi e Persiani. Statistiche precise
sulla popolazione curda non esistono, soprattutto per motivi
politici, in quanto gli stati interessati tendono a diminuire
l'importanza etnica dell'elemento curdo che non può essere
associato né agli Arabi (in Siria e in Iraq) né ai
Turchi (come vari studiosi turchi hanno tentato di dimostrare
specie sotto l'impulso nazionalistico del periodo kemalista). I
Curdi vengono così classificati o come musulmani sunniti,
soprattutto in Iraq, o come "parlanti la lingua turca" in
Turchia.
La cifra totale della popolazione è quindi una stima tra
valutazioni minime effettuate dagli stati in questione e quelle
massime effettuate da studiosi curdi che basano il calcolo sugli
ultimi censimenti che risalgono a più di dieci anni fa,
sul tasso di natalità, e pochi altri dati disponibili: al
riguardo bisogna notare che i Curdi seguono il trend di
espansione demografica relativamente elevato, tipico del mondo
musulmano. In una lettera pubblicata sul Times del 21/11/1974 si
legge a proposito del campo profughi di Rezayeh in Iran: "Oltre
un terzo delle donne del campo erano incinte, e cinquecento di
loro avrebbero partorito nei due o tre mesi successivi", a
conferma dell'alto tasso di fertilità anche tra la
popolazione curda.
Possiamo quindi affermare che i Curdi sono almeno venti milioni,
così distribuiti: dieci milioni in Turchia; sei milioni in
Iran; tre milioni in Iraq; ottocentomila in Siria; trecentomila
nella ex U.R.S.S.; trecentomila in Libano e Giordania e infine la
comunità in esilio di oltre trecentomila persone. Per
tutti questi dati bisogna tener conto che, soprattutto in Iraq,
la popolazione curda è oggetto di uno sterminio che
rasenta ormai il genocidio, mentre non sono assolutamente
disponibili dati per quanto riguarda paesi meta di recente
emigrazione, quali ad esempio l'Australia.
La religione
La religione dei Curdi, prima della conversione all'Islam, era
quella zoroastriana. Di religione zoroastriana sono rimasti ormai
solo gli Yezidi, circa cinquantamila persone, e si trovano quasi
tutti nel vilayet di Mosul. Sono meglio conosciuti come gli
"adoratori del diavolo" anche se questa definizione non é
corretta; infatti gli Yezidi non adorano il diavolo in quanto
tale ma credono che Dio lo abbia perdonato e che per questo sia
il diretto intermediario tra Dio e l'uomo. Secondo lo yezidismo
Dio é il creatore del mondo e sette angeli ne sono i
conservatori. A capo di questi angeli v'é Melek Tawus che
molti identificano con Lucifero come diavolo. Questa religione ha
elementi in comune sia con l'Islam sia con il cristianesimo; con
il primo condivide la circoncisione e il digiuno, con il secondo
la pratica del battesimo e la divisione del pane.
Il fuoco resta comunque oggetto di adorazione durante il Nawroz,
il 21 marzo, la festa nazionale curda che segna anche il
Capodanno. Oggi i Curdi sono quasi tutti musulmani sunniti: una
variante molto diffusa tra i Curdi è il sufismo, che
però rientra nelle due divisioni principali dell'Islam, il
sunnismo e lo sciismo.
La principale setta sufi è la Naqshebendi fondata nel XIV
secolo da Muhammad Baha-ud-Din (1317-1389). Di questa setta fanno
parte la maggioranza delle personalità legate ai movimenti
insurrezionali del XX secolo. Del ramo sufi in generale facevano
parte gli sceicchi Obeidullah, Daid di Piran, Mahmoud Barzindja,
e Ahmed Barzani, fratello del piú noto Mustafá
Barzani. Molto importante è anche la setta dervisci dei
Qadiri, fondata dal santo Sheikh Abdul Qadir al-Gilani
(1077-1166) e la Ahl-e-Haqq o Ali Ilahi (gli appartenenti a
questa setta credono nella divinità di Ali, quarto Imam e
cugino di Maometto).
Esistono minoranze sciite nella regione del Kermanshah e di
Khanaquin dove vi sono anche minoranze alawite. Infine ricordiamo
che fino al 1950 viveva in Kurdistan un piccola minoranza ebrea,
poi emigrata in Israele, che conserva tuttora le proprie
tradizioni curde. Nonostante la stragrande maggioranza dei Curdi
sia musulmana, la conversione all'Islam non é stata
indolore; ci sono stati anche episodi di rinuncia in massa
all'Islam da parte dei Curdi di Berudh nel sud dell'Iraq (il
fatto é poco documentato).
Lingua, letteratura e musica
I Curdi sono una popolazione indoeuropea (anche se ne esistono
varie tipologie) e la loro lingua appartiene al gruppo iraniano:
é solo con il persiano che esistono delle similitudini
linguistiche e non con l'arabo o il turco che é di origine
uralo-altaica. Questa caratteristica linguistica era giá
stata anticipata dallo studioso italiano Maurizio Garzoni che nel
XVIII secolo scrisse la prima grammatica curda: Garzoni é
quindi considerato uno dei padri della lingua curda.
La mancanza di una letteratura scritta non ha mai agevolato la
formazione di un linguaggio uniforme, ma vi sono più
dialetti parlati a seconda della zona di appartenenza. I due
grandi gruppi dialettali sono il Curmanci e il Sorani. Nella zona
del Dersim si parla un terzo dialetto, lo Zazai, che da alcuni
linguisti non viene considerato come curdo.
Il Curmanci é parlato nel nord e ovest del Kurdistan e il
Grande Zab, il principale affluente del Tigri, segna il confine
oltre il quale si parla il Sorani. Nell'ambito del Curmanci si
é sviluppato un ramo orientale ed uno occidentale parlati
rispettivamente dai Curdi abitanti nell'ex U.R.S.S. e da quelli
di Turchia, Siria, Iraq e Iran settentrionali.
Il vero grande problema del curdo non é tanto la
varietà di dialetti quanto la scrittura. I primi tentativi
di utilizzare l'alfabeto latino risalgono agli anni venti in
Siria, dove i Bedir Khan con altri fuoriusciti della Turchia
kemalista misero a punto un tipo di scrittura con caratteri
latini adattato al nuovo alfabeto turco; il nuovo alfabeto curdo
si chiamava Hawar, dal nome della rivista letteraria con la quale
veniva diffuso. Contemporaneamente in U.R.S.S. veniva elaborato
un adattamento del curdo all'alfabeto latino che verrà
abbandonato agli inizi degli anni '40 a favore di quello
cirillico.
Mentre per il dialetto Curmanci venivano adottati caratteri
latini o cirillici, per il Sorani veniva perfezionato e adattato
il sistema di scrittura arabo, anche per sottolineare
l'appartenenza del Kurdistan al mondo islamico: infatti il Sorani
è il dialetto prevalente in Iraq e in Iran. L'uso, quindi,
di due grandi dialetti e tre tipi diversi di scrittura, hanno
impedito la diffusione di una cultura omogenea. Per esempio
esistono stridenti differenze tra il Kurdistan iracheno dove,
soprattutto dopo il colpo di stato di Kassem del 1958, si
è potuto scrivere molto di più, e il Kurdistan
turco dove vive una buona metà dell'intera popolazione
curda. E soprattutto ne ha risentito la letteratura classica che
ha espresso i suoi capolavori nelle lingue "nazionali" per
permettere una più ampia diffusione.
Il primo libro di storia medievale curda venne redatto in
persiano. Si tratta dello Charaf Nameh (1596), scritto dal
principe Sharaf al-Dine di Bitlis e narra delle differenti
dinastie dei principi curdi. Autore importantissimo della
letteratura curda, che scrisse anche in curdo, è Melaye
Ahmady Djeziri. Di lui si sa solo che è vissuto nel
quindicesimo secolo e che probabilmente è morto nel 1458
come è riferito in un manoscritto dell'emiro Djeladet
Bedir Khan, il quale fa coincidere la sua morte con quella del
sultano Mehmet Fatih. Il suo stile è influenzato dal
sufismo del famoso mistico persiano Senai. Ci ha lasciato un
"diwan" di duemila versi, che ancora oggi viene commentato nelle
scuole coraniche.
Il grande classico della letteratura popolare curda è
Ahmede Khani (1650-1706) che con il suo famosissimo Memozin
tratta anche il tema dell'amore per la patria. Ecco un passo
emblematico del Memozin: "Quando la nostra disgrazia sarà
consunta ed avrà fine? Ci sarà allora amica la
fortuna e ci risveglieremo un giorno dal letargo? Un
conquistatore emergerà tra noi e si rivelerà un re?
Se noi avessimo un re, il nostro denaro diverrebbe moneta
battuta, e non resterebbe così sotto la dominazione del
turco. Noi non saremmo rovinati nelle mani del gufo. Dio ha fatto
così: ha posto il turco, il persiano e l'arabo sopra di
noi. Mi stupisco del destino che Dio ha riservato ai Curdi.
Questi Curdi che con la sciabola in mano hanno conquistato la
gloria. Come è stato che i Curdi sono stati privati
dell'impero del mondo e sottomessi agli altri? I Turchi e i
Persiani sono circondati da muraglie curde. Tutte le volte che
Arabi e Curdi si mobilitano, sono i Curdi che si bagnano nel
sangue. Sempre divisi, in discordia, non ubbidiscono l'uno
all'altro. Se noi fossimo uniti, questo turco, questo arabo e
questo persiano sarebbero i nostri servitori". Il valore
artistico del Memozin è inestimabile, in quanto riporta
leggende come il Mame Alan, che fino ad allora venivano
tramandate solo oralmente.
Le tracce di una letteratura curda risalgono al IX secolo,
periodo in cui visse il poeta Dasni Husni le cui opere sono
citate nello Charaf Nameh. In periodi più recenti troviamo
i poeti Nali e Uafall, durante l'Ottocento; ma è nel
nostro secolo che si sviluppa una corrente poetica che guarda ai
problemi del tempo con impegno politico e sociale.
Il più noto poeta curdo del nostro secolo è Goran
(1904-1962); famosi sono anche Bekas, Sherko Bekas, Huzni
Mukriani (1886-1947), Hajar, Nourredine Zaza e tanti altri poeti
legati soprattutto all'Accademia Scientifica Curda di Bagdad, che
è stata in grado di pubblicare tantissime opere nei
periodi di tranquillità politica dopo il 1958. Qui di
seguito si riportano due poesie che raccontano il dramma
curdo:
Io vado (Goran)
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l'uragano, tutte le porte.
Io vado...madre...
Se non torno,
la mia anima sarà parola ...
per tutti i poeti.
Neve (Sherko Bekas)
Poveri "montanari",
il vostro amore è una neve...
una neve di quattro stagioni...
Nevica e m'imbianca il verso...
come posso lasciare che cada
nel male, e che si imbronci
il nostro cielo con me?
E come può ingrigire la polvere nera della rabbia
il suo candore bianco?
Abbassare la fronte
per rispetto al Halgurt dei vostri cuori.
Non c'è vita in me se non esplode il tempo
di quella vostra neve, ma non voglio
se non in quella neve morire.
Nella società curda, un posto privilegiato è
riservato alla musica, poiché è il mezzo con il
quale si trasmettono storia, poesia e sentimento politico. La
canzone politica ha origini antiche; ne hanno scritte sia Feqehe
Teyran nel XIV secolo che Ahmede Khani nel XVII. Dal punto di
vista tecnico si può notare che la musica curda è
di tipo modale: il "modo" curdo somiglia al modo dorico tanto
quanto il flamenco spagnolo. Tale somiglianza può essere
spiegata col fatto che l'invasione dorica dell'Ellade nel 1200
a.C. coincide con l'apparizione dei Medi. Oltre al legame
storico, il modo curdo ha la stessa "passionalità" del
flamenco sia nell'esecuzione, che coinvolge completamente
l'artista (in curdo non c'é distinzione tra la parola
"musica" e colui che suona lo strumento), sia nell'ascolto che
rende l'ascoltatore partecipe a volte fino alle lacrime: tali
caratteristiche comuni le ritroviamo anche nella danza, dove gli
elementi di somiglianza sono anche più evidenti.
Il ramo più tipico della canzone kurda tradizionale
è il Dengbej. Il Dengbej è una sorta di "canto
parlato" per una voce solista melodicamente modulata, senza
cadenze ritmiche e sovente senza accompagnamento strumentale; in
genere si tratta di composizioni tristi, assai lunghe e lente. Un
altro ramo della musica kurda è l'"Arbane", suonato con
grandi tamburelli, uno strumento musicale nato circa
tremilacinquecento fa in Mesopotamia. Tra gli strumenti musicali
in uso tra i Curdi c'è anche il blur e il duduk, che sono
due modelli di flauti, e il più tipico tenbur, un liuto a
sei corde con un manico di circa un metro e la cassa di risonanza
somigliante a quella di un mandolino. Un'ultima curiosità:
l'inventore del plettro oltre che direttore della famosa scuola
islamica di musica fondata dagli Arabi a Cordoba si chiamava
Ziriyab (789-857) ed era un Curdo.