In occasione della ripresa del processo
contro il colonnello russo Juri Budanov al tribunale
militare di Rostow, l'Associazione per i popoli minacciati
(APM) ha lanciato un allarme per l'aumento della violenza
perpetuata dai militari russi nei confronti di donne
cecene. L'aumento della violenza, maltrattamenti e
assassini di donne cecene è dovuto anche al fatto
che i colpevoli sanno che non incorreranno in sanzioni di
nessun genere. Bisogna finalmente iniziare a indagare su
questi crimini commessi a danno di civili senza
protezione!
Budanov potrebbe essere il primo membro dell'esercito russo
ad essere punito per un crimine tanto terribile. Nel maggio
2000 aveva violentato e poi strangolato una ragazza cecena
18enne. Portato in giudizio, è stato successivamente
dichiarato incapace di intendere e volere. In seguito a
molte proteste, tra cui anche quelle dell'APM, il processo
contro Budanov è stato ora riaperto.
Riceviamo regolarmente rapporti di terribili violazioni
contro i diritti umani commessi nei confronti di donne
cecene. Sappiamo della 31enne Aischat, in stato di
gravidanza che insieme a suo marito è stata
aggredita il 14 gennaio 2003 in un campo del bazar di
Grozny. La coppia è stata maltrattata e sequestrata.
Nonostante le assidue ricerche di amici e parenti, non si
sono più avute notizie dei due. L'1 dicembre 2002
è stata giustiziata a sangue freddo Malika
Umasciajeva, coraggiosa attivista per i diritti umani
cecena e sindaco di Alchan Kala. Nonostante le minacce
ricevute, Malia aveva denunciato pubblicamente i crimini
commessi dall'esercito russo contro i cittadini della sua
piccola città. Con la scusa di voler perquisire la
rimessa nel cortile della sua famiglia i soldati russi
hanno fatto uscire Malia da casa sparandole poi alla
schiena.
Anche Elsa Kungajeva, la vittima del colonnello Budanov,
è stata strappata alla propria famiglia e portata
dai soldati nella tenda del colonnello. Secondo le indagini
svolte da organizzazioni per i diritti umani, Elsa è
stata prima violentata brutalmente e poi strangolata.
Budanov stesso non ha mai ammesso lo stupro, ma sostiene
che il cadavere della giovane donna sia stato profanato da
due dei suoi subalterni.