Bolzano, 11 ottobre 2004
Lettera aperta a Eugenio Scalfari sull'ingresso della Turchia nell'UE (Il Venerdì 8 ott. 2004, p. 11)
Egregio Signor Scalfari,
abbiamo letto con stupore la Sua posizione sull'ingresso della
Turchia nell'UE (Il Venerdì 8 ott. 2004, p. 11).
Condividiamo la posizione come tale - anche noi rifiutiamo al
momento l'ingresso della Turchia nella UE -, troviamo però
incomplete e in parte poco fondate le motivazioni da Lei
elencate. Lei parla di "terrorismo curdo". Certo questo
terrorismo esiste, ma non è corretto citarlo senza
ricordare pure il terrorismo di stato turco, assai più
cruento. La Turchia ha distrutto circa 4.000 villaggi curdi in
una guerra che ufficialmente voleva annientare il PKK, in
verità però andava massacrando la popolazione
civile. Le piaghe di questa guerra sono ancora aperte: i villaggi
non sono stati ricostruiti, e milioni di contadini curdi non
possono tornare nelle proprie terre. Sono circa 2,5 milioni i
profughi curdi che vivono in una miseria estrema nelle favelas
delle metropoli turche. Certo che il terrorismo curdo deve
preoccupare, ma deve preoccupare molto di più il
terrorismo del governo turco: è innanzi tutto questo
regime che nella UE non può e non deve trovare
posto.
La Turchia nella prassi non ha ancora tolto il divieto della
lingua curda collocandosi così fra gli stati a carattere
fascista. Leyla Zana è stata in prigione 10 anni per un
discorso in lingua curda in Parlamento. Zana pochi mesi fa
è stata liberata, ma tanti altri personaggi curdi sono
ancora in prigione, rinchiusi in isolamento per la sola
affermazione che la lingua e cultura curda esistono e vanno
tutelate. Certo, la Turchia classifica i suoi detenuti politici
come "separatisti" e "terroristi" - un giornalista europeo
però non deve fare sua questa logica dittatoriale. Sono
circa 3.500 i prigionieri politici - condannati per
"secessionismo", cioè per aver parlato curdo o della
lingua curda, per non aver accettato l'ideologia di stato secondo
la quale il curdo non ha da esistere. Certo il PKK ha seminato
morti, ma il confronto del terrore del PKK con quello cruento
dello stato turco non si pone nemmeno: l'esercito turco ha fatto
una pulizia etnica con il silenzio dei governi occidentali e,
ancora peggio, con il rifornimento di armi. Non dimentichiamo
come un Governo di centrosinistra si sia inchinato davanti alla
Turchia con la prospettiva di vendere elicotteri da
combattimento. La Sua motivazione dunque del "terrorismo curdo"
in fondo dà ragione alla politica turca con la sua
volontà di assimilazione di questo popolo a colpi di
massacri.
Lei inoltre tira in ballo la religione - fatto che ci ha molto
stupiti. La UE non è una comunità cristiana, ma una
comunità di stati laici. Se eleviamo la religione a
criterio per l'ingresso o meno nella UE, allora percorriamo la
stessa strada di stati a guida religiosa come l'Iran. Come
è possibile, ci chiediamo noi, che un'Europa così
indifferente alla religione e ai suoi valori - spesso i motivi
religiosi vengono classificati come disturbo - vada a sfruttare
la religione come motivo per negare ad uno stato l'ingresso nella
UE? E che questa posizione venga per di più dalla penna di
liberali di sinistra? Siamo stupiti che lei sposi questa linea
adottata in Austria e Germania dalla politica di destra come la
FPÖ e peggio ancora.
E se innalzare la religione a criterio, cosa fare della Bosnia,
paese musulmano sì ma democraticamente molto più
maturo della Serbia "cristiana" che mise in atto un genocidio
vergognoso in Bosnia - genocidio al quale la nostra UE non si
oppose ma al contrario incoraggiò con l'indifferenza
pressoché totale sul piano politico e con rifornimenti di
armi alla Serbia sul piano commerciale? Lei negherebbe l'ingresso
nella UE alla Bosnia perché musulmana e accetterebbe
invece la Serbia perché cristiana, o accetterebbe pure la
Croazia perché cattolica benché faccia erigere
monumenti ai fascisti del passato (gli Ustascia) e glorifichi
quelli del presente. La Croazia vede come eroi i responsabili
della pulizia etnica e dei crimini di guerra in Bosnia e nella
Krajna. Non dimentichiamo che il bellissimo ponte di Mostar,
simbolo della Bosnia multiculturale, è stato distrutto dai
Croati e che questo stato si rifiuta di estradare i criminali di
guerra all'Aia.
La religione non può essere il criterio, lo devono invece
essere i diritti umani! Che uno stato sia cristiano o musulmano
non dice niente sulla sua civiltà e sul rispetto dei
diritti umani. La Germania, scrive lei, non accetterebbe mai
l'ingresso della Turchia nell'UE. E invece è proprio il
governo tedesco con il cancelliere Schröder che dà il
sostegno completo alla Turchia - dei diritti umani se ne
infischia altamente, come lo fa con i suoi rapporti privilegiati
con Vladimir Putin, responsabile del genocidio in atto in
Cecenia. Se non eleviamo i diritti umani a criterio, si potranno
ripetere gli orrori del passato, dove Serbia e Croazia cristiane
massacrarono la Bosnia musulmana e l'Europa cristiana
aiutò i criminali e non le vittime.