Bolzano, Göttingen, 17 novembre 2006
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha criticato
aspramente il nuovo piano di pace per il Darfur che non
garantisce la protezione della popolazione civile nel Sudan
occidentale. Il nuovo piano di pace è frutto di un triste
compromesso che rischia ancora una volta di abbandonare a se
stessa la popolazione civile. La Comunità internazionale
sembra essersi arresa all'opposizione di Karthoum e aver
abbandonato l'idea di un intervento con un mandato forte. Se
Karthoum si è dichiarato "in linea di principio"
favorevole all'intervento di truppe ONU sotto commando
dell'Unione Africana (UA), continua però a opporsi allo
stazionamento delle truppe internazionali e al loro intervento
sotto commando ONU.
Il nuovo piano di pace è altrettanto inefficace per la
tutela della popolazione civile quanto l'accordo di pace firmato
il 5 maggio 2006 in seguito alla massiccia pressione estera.
L'accordo di pace non include molte delle legittime
rivendicazioni del Sudan occidentale e non è certo servito
per fermare la violenza nel Darfur che, anzi, è aumentata
dopo la firma dell'accordo.
Per l'APM, il previsto accordo tra comunità
internazionale e governo di Karthoum non può certo essere
considerato un successo. Le truppe di pace sotto l'egida
dell'Unione Africana hanno ormai perso ogni credibilità.
Mal pagato e senza motivazione, ai soldati africani viene
sistematicamente impedito l'esercizio di una protezione efficace
della popolazione civile. Lo stazionamento di altri soldati
africani e pochi soldati dell'ONU, posti sotto commando dell'UA,
non potrà certamente fermare il genocidio in corso. La
comunità internazionale non fa altro che temporeggiare
mentre le persone continuano a morire.