Bolzano, Göttingen, 13 febbraio 2007
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) accusa l'Unione
Europea (UE) di non sapere reagire alla tragedia del genocidio
nel Sudan occidentale. Le ripetute dichiarazioni di turbamento
degli esponenti politici europei sono semplici parole vuote a cui
non seguono i fatti, tant'è che ormai non vengono
più prese sul serio dal governo sudanese. Durante
l'incontro a Bruxelles dei Ministri degli esteri europei del
12/13 febbraio, il Consiglio dei ministri ha nuovamente espresso
il suo turbamento per la violenza in corso nel Darfur.
Mentre l'Europa tenta di mascherare la propria
inattività, in Darfur ogni settimana aumenta il numero di
persone costrette a fuggire dalle violenze mentre per le
organizzazioni umanitarie diventa sempre più difficile
raggiungere le persone che hanno bisogno di aiuto. L'UE deve
finalmente decidere delle sanzioni mirate contro i responsabili
del genocidio. Mentre si discute da tre anni della
possibilità di imporre restrizioni di viaggio e il
congelamento dei conti esteri dei membri della leadership
governativa sudanese, l'ONU ha finora imposto solo poche e
limitate sanzioni contro quattro persone, di cui due sono leader
dei ribelli.
L'UE dovrebbe anche prendere seriamente in considerazione la
proposta del premier inglese Tony Blair di istituire una "no
flying zone" sopra il Darfur, visto che l'aviazione sudanese
bombarda settimanalmente i villaggi del Darfur, spargendo terrore
a paura tra la popolazione e soprattutto preparando così
gli attacchi delle milizie filo-governative Janjaweed. Il
Consiglio di Sicurezza dell'ONU si era detto a favore di una "no
flying zone", ora però la decisione deve essere portata
avanti, per la sopravvivenza della popolazione civile. La
politica europea sul Darfur è di fatto un inutile gioco al
gatto e al topo con il governo sudanese, a cui l'Europa deve
finalmente porre fine con segnali chiari. E' insopportabile che
il governo sudanese continui a violare da ormai quattro anni ogni
convenzione internazionale sui diritti umani.