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Il Consiglio di Sicurezza si consulta sul mandato di arresto contro il Presidente sudanese

Al Bashir deve assumersi le responsabilità per i crimini contro l'umanità in Darfur! Nuovo rapporto sui diritti umani documenta quattro anni di lotte per la giustizia in Darfur

Bolzano, Göttingen, 3 dicembre 2008

Profughi dal Darfur. Profughi dal Darfur.

In seguito alla relazione davanti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU di Luis Moreno-Ocampo, procuratore capo della Corte Penale Internazionale, sulle indagini fin qui condotte contro il presidente sudanese Omar Hassan al Bashir, il Consiglio di Sicurezza deve decidere se approvare o meno un mandato d'arresto per il presidente sudanese. Se la comunità internazionale intende perseguire seriamente i crimini contro l'umanità commessi in Darfur allora il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non può esimersi dall'approvare l'emissione del mandato d'arresto per al Bashir. Questo è quanto l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede in occasione della pubblicazione del suo nuovo rapporto sui diritti umani in Darfur. La mancata approvazione per il mandato d'arresto non solo minerebbe la credibilità della Corte Penale Internazionale e del suo procuratore capo Luis Moreno-Ocampo, ma anche lo stesso concetto di diritto dei popoli e l'esistenza stessa della Corte Penale Internazionale.

Nelle 27 pagine del rapporto, l'APM documenta quanto la comunità internazionale ha fatto negli ultimi quattro anni per ottenere e assicurare giustizia alle vittime del genocidio in Darfur. La cronaca dimostra chiaramente come il governo sudanese abbia sistematicamente ostacolato e impedito qualsiasi lavoro giuridico riguardante i crimini commessi nel Darfur. Inoltre il governo a Karthoum si è impegnato in una tale campagna diffamatoria della Corte Penale Internazionale e del suo procuratore capo Moreno-Ocampo che la comunità internazionale non può esimersi dal porre fine alle calunnie. L'APM respinge decisamente l'accusa mossa tra gli altri anche dalla Lega Araba a Moreno-Ocampo di voler minare la pace nella regione e si chiede cosa esattamente abbia fatto la Lega Araba negli ultimi sei anni per fermare il genocidio in corso in Darfur. A differenza di quanto fatto dalla Comunità Internazionale, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale ha preso sul serio il suo incarico di indagare sulle persone considerate responsabili dei crimini commessi.

Secondo l'APM, il mandato d'arresto per al Bashir avrebbe potuto essere evitato se il Sudan avesse collaborato fin da principio con la Corte Penale Internazionale. Di fatto però da oltre un anno e mezzo il governo sudanese ignora sistematicamente i mandati d'arresto della Corte Penale per il ministro in carica per le questioni umanitarie Ahmed Haroun e per il capo delle milizie Janjaweed Ali Kushayb. Per entrambi l'accusa è di gravi crimini contro l'umanità in Darfur.

La Russia, la Cina, l'Unione Africana (UA), la Lega Araba e l'unione dei Paesi non allineati chiedono la sospensione per un anno delle indagini della Corte Penale Internazionale, secondo l'articolo 16 dello statuto della stessa corte. La motivazione ufficiale di questi paesi, che intrattengono tutti importanti relazioni commerciali con il Sudan, è che le indagini minerebbero la pace nella regione.